Giovedì 29 luglio ci ha lasciato Eugenia Pelanda, collega stimata e cara. Con lei scompare una protagonista, particolarmente creativa, della cultura psicoanalitica dell’adolescenza e la sua mancanza ci rende ancora più consapevoli della forza dei suoi insegnamenti e della sua eredità.
Scriveva di lei Tommaso Senise (1990) nella sua prefazione a “Psicoterapia breve di individuazione”, testo innovativo della psicoterapia psicoanalitica dell’adolescente che, come lui stesso affermava, non avrebbe potuto scrivere senza Eugenia Pelanda e Maria Teresa Aliprandi:
“Conosco la dottoressa Eugenia Pelanda e ne apprezzo sia la cultura psicologica e psicoanalitica sia le qualità umane quali la sensibilità, il rispetto dell’altro, la modestia e il livello etico della sua professionalità. I suoi studi sul funzionamento del pensiero negli adolescenti sono, a mio parere, una promessa di interessanti sviluppi delle conoscenze in questo campo”. E così è stato.
In lei vis speculativa e capacità di rendere operative e concrete le idee sono sempre andate di pari passo. Testimoniano la sua passione per il lavoro psicoanalitico con gli adolescenti non solo, infatti, i molti articoli e libri dedicati alla problematica adolescenziale, ma soprattutto la realizzazione di Area G. Una realtà composita, che si occupa di prevenzione, di clinica, di formazione e di ricerca attraverso l’Associazione Onlus, il Centro di Psicologia Clinica e la Scuola di Psicoterapia ad orientamento Psicoanalitico per Adolescenti e Adulti.
Eugenia è stata in tutti questi anni il pilastro di Area G. Aveva una fiducia saldissima nelle idee che ci guidavano e le coltivava con particolare determinazione, senza curarsi più di tanto di eventuali ostacoli o contrapposizioni. I suoi riferimenti etici e metodologici si accordavano con la sua curiosità, la sua sete di conoscenza e la disponibilità a mettersi affettivamente in gioco. Punto di appoggio costante per i suoi colleghi e allievi, era sempre disponibile ad occuparsi di pazienti complicati e difficili.
Lavorare con lei in Area G in questi anni è stata un’esperienza ricca ed entusiasmante. Aveva una sensibilità tutta particolare verso amici, colleghi e pazienti, un modo generoso e protettivo di approcciarsi ai più giovani sempre rispettoso dell’altro.
A ogni paziente, ad ogni allievo o collega offriva un ascolto specifico, aveva il dono di “esserci”. Ancora oggi che non c’è più continuiamo a sentirla una presenza preziosa.
Lucina Bergamaschi