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La scienza della terapia di coppia e della famiglia (2021) di John M. Gottman e Julie Schwartz Gottman – Recensione

Nel volume La scienza della terapia di coppia e della famiglia gli autori affrontano l’importanza di una buona relazione e cosa la determini

Di Eddy Chiapasco

Pubblicato il 15 Lug. 2021

Il testo La scienza della terapia di coppia e della famiglia descrive le varie fasi in cui, dall’originaria teoria dei sistemi di Bertalanffy (1968), la terapia e la psicoterapia di coppia e familiare hanno subito importanti e sorprendenti cambiamenti.

 

Il terapeuta è passato infatti dall’avere una sola persona davanti a sé in terapia ad avere una coppia o una intera famiglia. L’impatto di questo cambiamento è stato molto forte e costernato di dubbi e perplessità della comunità scientifica. L’attenzione del terapeuta passava dal singolo cliente all’intero sistema interpersonale in una interazione reale non più solo raccontata dal paziente ma osservabile direttamente nelle interazioni della coppia.

In questi ultimi 50 anni nell’ambito di questa rivoluzione si sono sviluppati molti nuovi approcci terapeutici ma secondo John e Julie Gottman è necessario fare un bilancio della reale situazione dal momento che sembra che nessuno degli approcci teorici emersi abbia poi, nei fatti, sviluppato un sistema realmente efficace per il trattamento delle famiglie, mancando soprattutto un evidente criterio di valutazione degli effetti dell’intervento.

Uno degli aspetti connessi all’outcome riguarda ad esempio i criteri di valutazione, spesso basata sulla scala Self Report DAS (DyadicAdjustment Scale) che rileva punteggi di miglioramento statisticamente significativi anche in presenza di scarso miglioramento della qualità della relazione e che potrebbero portare a ritenere un approccio certificato sulla base dell’evidenza come efficace anche quando così non sia.

Altre questioni importanti riguardano la necessità di studiare le ricadute dopo l’intervento e l’effetto delle comorbilità.

La proposta dei Gottman è di trovare misure di valutazione più affidabili delle scale self report spesso condizionate anche dalla vergogna e dalla paura nelle risposte.

L’importanza di una buona relazione

Una serie di studi condotti in varie parti del pianeta negli ultimi 20 anni hanno dimostrato che avere una buona relazione conta moltissimo e può avere anche importanti effetti sulla qualità della vita e sulla longevità. Che cosa però consente di avere una buona relazione familiare?

John Gottman affronta la questione attraverso un approccio matematico a partire dal concetto che nelle famiglie l’omeostasi è l’equilibrio tra gli effetti positivi e quelli negativi. Secondo questo approccio, identificato come “teoria dei giochi”, si può considerare l’interazione sociale come una serie di scambi comportamentali associati a ricompense, forse anche governati da precise regole. Alla base di questi scambi ci sarebbero delle ricompense che possono essere positive, negative o neutre.

Nella pratica clinica si è notato che spesso all’interno della coppia le persone mettono in atto comportamenti che danno ricompense negative o che generano malessere. Le coppie infelici tendono a mettere in luce comportamenti affettivi negativi molto maggiori rispetto alle coppie felici. Il rapporto individuato dai Gottman durante una discussione sul conflitto tra comportamenti positivi e negativi è pari a 5.0 per le coppie felici contro 0,8 per quelle infelici.

Questa osservazione rende evidenti due nuovi obiettivi per la terapia: il primo modificare l’equilibrio percepito tra interazioni positive e negative e il secondo aumentare la quantità di affetto positivo durante le interazioni non conflittuali.

Nella teoria dei giochi, quando due persone interagiscono, la ricompensa individuale è il principale motivatore personale; ogni partner tenderà a valutare alcune interazioni come positive ed altre come negative rispetto a sé, ma ce ne sono alcune che generano una ricompensa di coppia.

Nel modello Gottman queste valutazioni possono essere schematizzate in una matrice e si può individuare il punto di equilibrio o disequilibrio della coppia.

Se si usa il parametro dell’interesse personale uno dei due vince e l’altro perde in un gioco a somma zero, ma obiettivo della coppia è giocare un gioco a somma diversa da zero, dove entrambi i partner vincono. È su questo che si basa la fiducia, attraverso una modalità in cui i due partner agiscono per massimizzare entrambe le loro ricompense e non soltanto le proprie. Nelle parole dei Gottman “vi è fiducia quando gli scambi comportamentali più probabili, all’interno del sistema, sono quelli che massimizzano la somma delle ricompense di entrambi i partner. Ogni partner è spalleggiato dall’altro”.

Il concetto di fiducia è estremamente importante e si ricollega all’omeostasi tra affetti positivi e negativi, perché un livello basso di fiducia rende impossibile l’equilibrio della coppia sull’affetto positivo.

Per creare un buon equilibrio diventa quindi indispensabile per il clinico lavorare alla costruzione della fiducia prima ancora di promuovere affetti positivi. Solo quando ciascun membro della coppia si preoccuperà della ricompensa del partner quanto della propria, si avrà un parametro della fiducia elevato e la condizione per promuovere affetti positivi durevoli. Il concetto di dare per ottenere di alcune terapie del passato si rivela quindi errato. L’aumento della fiducia inoltre accresce la capacità di notare quanto di positivo è già presente nella coppia, ancora prima di aumentare gli atti di gentilezza o affetto positivo.

Per quanto un parametro della fiducia elevato sia molto importante, non è sufficiente per creare all’interno della coppia quello che Sue Johnson ha definito come porto sicuro, riferendosi alla teoria dell’attaccamento, dove la mamma sia il porto sicuro di un bambino così la coppia sarà il porto sicuro di ciascun partner.

L’elemento mancante, oltre alla fiducia, per creare il porto sicuro è l’impegno. Per definire l’impegno Gottman parte dal suo opposto, il tradimento. Il tradimento infatti prevede un atteggiamento a somma zero dove un partner vince e uno perde. Il tradimento si associa alla minimizzazione delle qualità positive del partner e alla massimizzazione di quelle negative e l’entrata in gioco del disprezzo. I partner iniziano a provare risentimento per quello che manca e pensare che altre persone potrebbero essere dei partner migliori di quello attuale.

Secondo Rusbult i partner impegnati a fare queste comparazioni negative investiranno sempre meno nella relazione, quando invece le persone fanno comparazioni positive aumenta l’impegno e l’investimento totalmente nella relazione. Le relazioni extraconiugali non sembrano più quindi, necessariamente, avere a che fare con il sesso ma con il bisogno di essere apprezzati e riconosciuti.

Uno degli aspetti a cui il metodo Gottman dedica particolare attenzione è la gestione del conflitto.

Quando una coppia si trova a dover gestire un conflitto ci sono una serie di tentativi di riparazione che nelle coppie infelici tendono inevitabilmente a fallire.

Un altro elemento importante tipico del conflitto è il Flooding ovvero il livello di attivazione fisiologica dei partner. Molto spesso inconsapevolmente il livello di attivazione va oltre la soglia che consente una gestione ottimale del conflitto. Gli effetti del flooding sono numerosi e compromettono l’equilibrio nella coppia rendendo impossibile, nel corso del conflitto, accogliere nuove informazioni, facendo percepire qualunque affermazione come un attacco, riducendo il contatto visivo, aumentando la voce, aumentando le difficoltà a mantenere un pensiero logico e difficoltà a provare empatia nei confronti del partner.

Si è scoperto che dopo una pausa di 20/30 minuti sia però possibile riprendere la discussione in modo costruttivo. Prendendo a riferimento i lavori di Rowell (1986) 100 battiti al minuto sono la soglia oltre la quale le persone entrano nello stato di flooding. Per questo motivo il metodo Gottman propone l’adozione di pulsossimetri da consegnare alla coppia in modo da aumentare la consapevolezza dei partner alle proprie reazioni fisiologiche. Il monitoraggio dell’attivazione e l’introduzione di pause efficaci e esercizi di rilassamento consente di aumentare il proprio tono vagale e migliora la gestione del conflitto. L’aumentare il livello di consapevolezza del proprio stato di attivazione fisiologica è anche un buon modo per gestire il pattern di “richiesta ritiro” (Baucom et al, 2010) in cui un partner richiede un cambiamento e l’altro si ritira sbilanciando il rapporto di simmetria della coppia. Una delle spiegazioni di questo pattern è, secondo Gottman, la mancanza di capacità di tollerare l’affetto negativo del partner ovvero la volontà di non essere sopraffatti dal flooding a causa delle emozioni negative dell’altro. A differenza delle coppie infelici in cui il pattern di richiesta-ritiro viene costantemente attivato, nelle coppie felici c’è la capacità della coppia di entrare in contatto emotivamente e si manifesta, ad esempio, nella consapevolezza delle emozioni del partner, nel poter tollerare una diversità di percezione, il volgersi verso le emozioni del partner, l’ascolto non difensivo e l’empatia.

Come funziona il processo di valutazione di una coppia proposto dai Gottman?

Nella prima fase del percorso vengono somministrati una serie di questionari validati sullo stato della relazione, sull’amicizia e intimità, sul conflitto, sui significati condivisi e sulle aree problematiche individuali. Complessivamente il tempo richiesto per rispondere a questi questionari è di circa 2 ore.

Nel primo incontro, che ha una durata anche molto superiore ai 60 minuti, viene chiesto ai partner di raccontare quali siano le ragioni che li hanno spinti alla richiesta di intervento e quali siano i loro obiettivi di cambiamento. Si passa poi al racconto del momento in cui si sono conosciuti e alle prime impressioni anche con l’ausilio di interviste strutturate. La seduta si conclude con 10 minuti di discussione (con ripresa video) su un conflitto con il monitoraggio dell’attivazione fisiologica con un pulsossimetro.

Vengono successivamente effettuati due incontri individuali in cui viene esplicitato che non potranno esserci segreti. Negli incontri individuali si procede alla raccolta dell’anamnesi familiare e possibili comorbilità. Dopo i due incontri individuali il terapeuta offre una restituzione alla coppia e vengono condivisi gli obiettivi della terapia.

Le aree utilizzate a riferimento per la restituzione si basano sulla “Teoria della casa della relazione solida” discutendo quali aspetti rappresentino una risorsa per la coppia e quali invece una criticità.

Alla base della casa della relazione solida c’è il concetto di amicizia e intimità della coppia.

Gli elementi più importanti della teoria sono:

  • la capacità di costruire mappe dell’amore, ovvero la conoscenza del mondo psicologico del partner, quali sono le sue principali fonti di stress, i sogni, le speranze e le aspirazioni;
  • coltivare affettuosità e ammirazione attraverso la continua ricerca di aspetti del partner da ammirare di cui essere orgogliosi (all’opposto invece delle critiche) e la capacità di verbalizzare l’apprezzamento;
  • avvicinarsi anziché allontanarsi dalle richieste di contatto emotivo e di supporto.

Questi tre aspetti (La capacità di costruire mappe dell’amore, coltivare affettuosità e la capacità di avvicinarsi alle richieste di contatto emotivo) sono alla base dell’armonia, della passione e dell’intesa sessuale oltreché dell’umorismo e della tenerezza durante un conflitto, rendendone la gestione più facile e costruttiva.

Se l’amicizia e l’intimità non funzionano, i sentimenti negativi delle persone prendono il sopravvento su qualsiasi cosa che il partner possa fare, ponendo grande attenzione agli aspetti negativi e trascurando invece quelli positivi.

In questa situazione il partner si trasforma in un avversario e non in un alleato che in quel momento la pensa in modo diverso.

La gestione del conflitto è ad un piano superiore rispetto all’amicizia nella casa della relazione solida.

Il conflitto è parte della coppia, viene evidenziato come una gran parte dei conflitti delle coppie, ben il 69%, sia perpetuo, ovvero non troverà mai soluzione.

Le coppie felici non sono quindi coppie senza conflitti ma coppie che sanno gestirli bene attraverso un avvio gentile della discussione, assumendosi parte delle responsabilità, dando spazio alle proposte del partner, utilizzando metodi di autorilassamento e così via.

Come sostiene Wile (2008) “quando si sceglie un partner a lungo termine è importante rendersi conto che scegliendo quella persona si sceglierà anche una serie particolare di problemi irrisolvibili con cui ci si dovrà confrontare per i successivi dieci, venti o cinquant’anni”.

Le coppie dovrebbero quindi entrare in una dimensione dell’accettazione dove la felicità non dipende dalla soluzione dei problemi, ma dal modo in cui si possono gestire e con cui sia possibile convivere.

In assenza di dialogo il conflitto può invece andare in stallo e creare l’allontanamento emotivo dei partner. Quando il conflitto è in stallo non circolano affetti positivi e la sensazione è di essere rifiutati dal partner.

Nella parte alta della casa della relazione felice troviamo il piano della realizzazione dei propri sogni di vita e creare significati condivisi.

È importante che la relazione sia di supporto e incoraggi ogni partner a parlare dei propri sogni e aspirazioni e che porti alla costruzione di una vita insieme, ricca di significati e obiettivi condivisi.

Pilastri esterni alla casa della relazione solida sono infine i concetti di fiducia e impegno che sorreggono e partecipano alla costruzione di ogni piano della casa.

Il testo propone ai clinici una serie di approfondimenti teorici e spunti operativi per valutare e consolidare ogni singolo aspetto della casa della relazione solida, con anche un approfondimento specifico su come le discussioni e i litigi mal gestiti possano avere un impatto e una attivazione fisiologica anche sui figli.

La capacità di gestire il conflitto e un buon allenamento emotivo si rivelano essenziali anche nel caso in cui la coppia decida di separarsi; negli studi condotti, infatti, basta che uno dei due genitori sia “allenato” emotivamente per proteggere quasi completamente i figli dai consueti effetti negativi delle separazioni, come calo del rendimento scolastico, depressione, tendenze suicidarie, aggressività o bullismo.

Il contributo maggiore dell’approccio dei Gottman in questo testo è il tentativo di conciliare la grande esperienza clinica di John e Julie con un approccio matematico/scientifico allo studio dei singoli aspetti della vita di coppia. Questo metodo consente lo studio sistematico di ogni processo terapeutico, delle dinamiche relazionali e soprattutto una migliore valutazione di efficacia e di effetti a lungo termine delle terapie.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Gottman J. M. & Schwartz Gottman J. (2021). La scienza della terapia di coppia e della famiglia. Raffaello Cortina Editore.
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