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Le ipotesi in psicoterapia e nella vita (2020) di G. Cambiaso e R. Mazza – Recensione del libro

Il primo merito di Cambiaso e Mazza è aver ridato centralità al tema delle ipotesi del terapeuta nel loro libro "Le ipotesi in psicoterapia e nella vita"

Di Alberto Vito

Pubblicato il 10 Mar. 2021

Il primo merito del nuovo libro di Cambiaso e Mazza, autori non nuovi alla produzione a quattro mani, è aver ridato centralità al tema delle ipotesi del terapeuta, ponendosi nell’ottica della necessaria valutazione da parte del terapeuta innanzitutto del proprio assetto.

 

Nel 1980 fu pubblicato, sia su Family Process (vol. 19, 1, pp. 3-12) che su Terapia Familiare (n.7, pp. 7-19), l’articolo a firma di Mara Selvini Palazzoli, Luigi Boscolo, Gianfranco Cecchin e Giuliana Prata dal titolo Ipotizzazione, Circolarità, Neutralità: 3 direttive per la conduzione della seduta. La pubblicazione suscitò una vasta eco, sia in Italia che all’estero: l’équipe di Mara Selvini fissava tre principi guida per una corretta conduzione della seduta, che sarebbero stati per anni punti di riferimento obbligati per una vasta comunità di terapeuti ma anche oggetto di discussione. Ovviamente, il terzo principio, quella della neutralità del terapeuta, è stato quello maggiormente criticato e sottoposto poi a revisioni. Riguardo all’ipotizzazione essi intendevano “la capacità del terapista di formulare un’ipotesi fondata sulle informazioni in suo possesso. Con tale ipotesi il terapista stabilisce il punto di partenza della propria investigazione effettuata con metodiche atte a verificarne la validità”.

Il primo merito del nuovo libro di Cambiaso e Mazza, autori non nuovi alla produzione a quattro mani, è aver ridato centralità al tema delle ipotesi del terapeuta, ponendosi nell’ottica della necessaria valutazione da parte del terapeuta innanzitutto del proprio assetto.

Il loro punto di partenza è, citando la “Pragmatica della comunicazione”, che è impossibile non formulare ipotesi. Ciò non solo nello spazio terapeutico, ma in tutta la vita, a partire dalla prima infanzia. Noi costruiamo ipotesi, per spiegare le scelte proprie e altrui, connettendo elementi diversi e disparati, per creare una storia credibile che serve anche a dare senso agli eventi successivi.

Correttamente essi chiariscono come le ipotesi non nascano solo da un’attività cognitiva, dall’osservazione attenta, dagli indizi, dall’organizzazione dei dati raccolti. Occorre dunque tener conto, nell’esperienza dell’osservazione, anche delle emozioni suscitate dal contesto in cui essa si situa. Nei capitoli dedicati alla formulazione delle ipotesi nella vita, ampio spazio viene dedicato a esempi tratti dal mondo della letteratura, del cinema, della pittura. Citando Popper, secondo cui la scienza non deve essere intesa come “un corpo di conoscenze” ma un sistema di ipotesi, ci ricordano che esse non sono vere in assoluto e per principio, ma momentaneamente utili, in vista di una possibile falsificazione, utile anch’essa in un’ottica evolutiva. Tale premessa mi sembra indispensabile, soprattutto in tempi in cui, nel nostro paese e nel mondo, tentano di affermarsi i propugnatori di verità assolute, senza dubbi e incertezze.

Riguardo alla psicoterapia essi mettono in rilievo il rapporto tra ipotesi e alleanza terapeutica. La costruzione di un’alleanza con il paziente è l’obiettivo primario che deve avere il terapeuta sin dal primo incontro: essa rappresenta l’elemento cardine su cui si fonda tutta la successiva azione clinica. Ebbene, oltre che su evidenti fattori relazionali, l’alleanza si fonda proprio sulle ipotesi che di volta in volta il terapeuta produce. Esse riguardano la storia del paziente, i sintomi, ma anche la loro relazione includendo sia i momenti di vicinanza sia quelli di rottura. L’ipotesi, aggiungo io, deve essere innovativa rispetto alle convinzioni del paziente, altrimenti è inutile, ma deve essere anche, per quanto originale, accettabile e accettata.

Particolarmente illuminante è il capitolo dedicato alle ipotesi in psicoterapia in cui gli autori descrivono i 5 copioni, i canovacci che fungono da porta d’ingresso per costruire l’alleanza terapeutica. Questi scenari sono particolarmente utili anche a fini didattici, fornendo una guida chiara ai colleghi più giovani, nel caso fossero incerti su come districarsi tra la mole di informazioni raccolte nelle prime sedute. Il primo copione riguarda la possibilità di connettere il sintomo con i temi della specifica fase del ciclo di vita del paziente. Il secondo prevede che il terapeuta si focalizzi maggiormente sul sintomo, sui suoi effetti, inclusi vantaggi secondari che il paziente in prima battuta tende a ignorare. La terza possibilità concerne porre rilievo alle emozioni del paziente come emergono nello spazio della seduta. Gli ultimi due sono i più suggestivi. Il quarto suggerisce di estrapolare dalla narrazione del paziente i tre personaggi chiave del triangolo drammatico: la vittima, il persecutore e il salvatore. Si tratterebbe di una sorta di scena primaria relazionale, proposta dalle ipotesi dell’Analisi Transazionale. Infine, la quinta possibilità: restituire con una metafora, senza fornire una spiegazione ma provando ad integrare in modo creativo il piano cognitivo con quello emozionale.

In sostanza, si può dire senz’altro che la premiata ditta Cambiaso e Mazza non delude i suoi lettori. Si tratta ormai di una coppia di autori ben consolidata dai diversi precedenti lavori tra cui quelli dedicati alla famiglia del tossicodipendente e l’ultimo, che indagava i rapporti tra mondo intrapsichico e trigenerazionale.

Infine, mi permetto di suggerire ai due autori un seguito del loro lavoro, stavolta incentrato sulle ipotesi del paziente. Cosa si aspetta il paziente da noi? Chi, secondo lui, è il terapeuta come persona e quanto ciò incide sul percorso clinico? Quali sono i suoi obiettivi nel momento in cui chiede una terapia? Quanto sia necessario, affinché una terapia sia efficace, che le sue ipotesi di partenza si modifichino?

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Cambiaso G., Mazza R. (2020) Le ipotesi in psicoterapia e nella vita. Armando editore.
  • Prata, G., Boscolo, L., Palazzoli, M.S., & Cecchin, G. (2012). Ipotizzazione, circolarità, neutralità: tre direttive per la conduzione della seduta.
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