La storia della licantropia sembra essere antica quanto l’uomo, a partire dai riti sciamanici della preistoria se ne trovano tracce praticamente in tutte le culture e nelle sfumature più variegate. Gli uomini-lupo esistono davvero o è solo leggenda? Può aiutarci la moderna scienza medica a darci una spiegazione?
Negli anni ’80 Micheal J Fox, noto attore statunitense, interpreta Scott (Marty nella versione italiana) un lupo mannaro che ballando sul tetto del proprio furgone mentre canta Surfing USA dei Beach Boys sfreccia in pieno giorno nella tranquilla cittadina americana di Jacksonville creando non poco stupor tra gli abitanti (Rod, 1985).
Teen Wolf (tradotto in italiano in Voglia di Vincere) era il nome del film grazie al quale noi, nati in quegli anni, siamo entrati in contatto con la licantropia: il film fu un successo strepitoso perdurato nel tempo tanto che oggi, a distanza di oltre trent’anni, se ne ripropone un serial, dal contenuto decisamente più dark, che ne porta il medesimo nome (Davia, 2011).
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Immagine 1 – Locandina del film “Teen wolf”
In realtà la storia della licantropia sembra essere antica quanto l’uomo, a partire dai riti sciamanici della preistoria se ne trovano tracce praticamente in tutte le culture e nelle sfumature più variegate. La letteratura di tutti i tempi ha usato l’immagine dell’uomo-lupo nelle salse più diverse, certo il fine è sempre stato il medesimo: unire l’uomo a qualcosa di magico, di misterioso, spesso di indomabile (Petoia, 1898).
Ma tornando con i piedi per terra, gli uomini-lupo esistono davvero? c’è qualcosa di vero o è solo leggenda se non fantascienza? Può aiutarci la moderna scienza medica a darci una spiegazione?
Sembrerebbe tutto possibile!
Il fatto è che l’eziologia del fenomeno uomo-lupo varia molto.
Da una parte fa riferimento ad una ben definita sindrome genetica, nota come ipertricosi, che giustificherebbe la folta peluria di intere famiglie, dall’altra si pone l’accento più sugli aspetti comportamentali, talvolta gravemente psicopatologici, connotando una vera e propria malattia psichiatrica.
Vediamone maggiormente i dettagli.
Dalla parte degli innatisti, l’ipetricosi congenita generalizzata rappresenta una rara malattia caratterizzata da un’anormale presenza dei capelli su tutto il corpo, viso compreso, che può manifestarsi fin dalla nascita oppure insorgere nel corso della vita. La sindrome è conosciuta dalla letteratura medica come malattia di Abramas con riferimento alla descrizione che ne fece il naturalista italiano Ulisse Aldrovani nel 1648 quando la descrisse per la prima volta nella figura di Petrus Gonzales, uomo nobile che si trasferì in Francia dalle isole Canarie. Alla corte di Enrico II sposò la bella Catherina De’ Medici dalla quale ebbe sei figli, quattro affetti da ipertricosi.
La notorietà del caso si deve a Ferdinando II d’Austria che nel XVI secolo fece ritrarre tutti i componenti della famiglia di Abramas considerati bizzarrie naturalistiche. Le copie furono rinvenute presso la Camera dell’arte e delle curiosità nell’omonimo castello vicino ad Innsbruck. Fatto sta che la particolarità della storia sembrerebbe aver ispirato la fiaba de La Bella e la Bestia.
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Immagine 2 – Animalia Rationalia et Insecta (Ignis) – Plate I, from the Elementa Depicta, picturing Petrus Gonsalvus.
Ad oggi questa malattia è considerata rara, poco più di un centinaio di casi in tutto il mondo, e trova probabili spiegazioni in inserzioni cromosomiche a carico del cromosoma X (Pavone, 2015).
Dall’altra parte, la cosidetta licantropia clinica, una rara forma di grave psicopatologia che conduce al delirio di trasformazione somatica ovvero alla folle credenza dei pazienti di potersi trasformare in animale. Negli stadi più avanzati della malattia i pazienti, che imitano principalmente il comportamento gli animali in cui si sono immedesimati, sentono come reale la necessità di bere sangue se non addirittura di cibarsi di carne cruda. La sindrome fa capo alle teriantropie, psicopatie che trasformano l’essere umano facendolo comportare come un animale, di cui uno dei più gettonati è proprio il lupo (Chen, 2015).
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Immagine 3 – Un licantropo su un’incisione del XVIII secolo – Collezione Mansell, Londra
La letteratura ricorda numerosi assassini psicopatici che oltre a dilaniare il corpo delle proprie vittime con i denti, ne hanno addirittura mangiato gli organi come il cuore, tra questi Peter Stubbe è stato uno dei più noti.
Vissuto presso la cittadina tedesca di Bedburg, vicino Colonia in Germania nel XVI secolo, è stato uno dei primi serial-killer conosciuti nella storia. A lui sono stati attribuiti numerosi omicidi di donne e bambini di cui poi si cibava. Raccontava di aver ricevuto dal diavolo una cintura magica che gli permetteva di trasformarsi in lupo quando la indossava. Catturato fu poi torturato e condannato a morte tramite il supplizio della ruota. Stessa sorte per la moglie e la figlia che, considerate complici, furono arse vive (Blom, 2014).
Esposta la posizione della scienza racconterò di un caso di uomo-lupo del quale ho avuto esperienza diretta, tuttavia per questioni di privacy lo chiamerò Signor B, con riferimento al soprannome che gli amici del bar del paese gli avevano attribuito.
Questi, deceduto pochi anni fa, è vissuto in provincia di Pisa svolgendo l’attività prima di muratore e poi di imprenditore edile, ma la sua fama è giunta all’attenzione dei più per i suoi trascorsi giovanili in cui si narra girovagasse fino a tarda notte nei paesi del comune ululando alla luna e creando non poco scompiglio tra gli abitanti intimoriti dal pensiero che feroci lupi affamati potessero esser scesi giù dai monti pisani in cerca di cibo.
Gli episodi perdurarono per qualche tempo fino a quando venne scoperta l’identità del presunto lupo.
Il Signor B rimarrà negli anni a seguire un personaggio decisamente eccentrico con tratti istrionici-scaramantici che lo caratterizzeranno per tutta la vita, entrerà nel mondo del lavoro ad un’età piuttosto avanzata accompagnandosi ad una signora straniera dalla quale non avrà figli pur mantenendo per tutta la vita un buon adattamento psico-sociale.
Un’analisi globale della fenomenologia licantropica suggerisce dunque una genesi quanto mai varia che spazia dalla genetica alla malattia mentale in un continuum che va da forme attribuibili a disturbi della personalità fino alla psicosi maniaco-depressiva.
Un’ultima riflessione, doverosa, va al rapporto dell’uomo con la figura dell’animale lupo, ritenuto da sempre da una parte animale degno di venerazione, magico, con una grande capacità di lavorare in branco e di proteggere il gruppo, dall’altra appartenente ad una simbologia legata all’oscurità, alla ferocia e alla paura.
L’uomo ha cercato da sempre un compromesso tra questi due aspetti della natura magica ed animale del lupo e probabilmente li ha trovati nel parziale accudimento e naturalizzazione di questi animali. I cani-lupo rappresentano una sorta di compromesso, di dialogo tra le nostre pulsioni più profonde, talvolta feroci e violente, e la convivenza sociale, razionale, tipica della nostra società, un po’ come dire che, pur avendone conoscenza, alla fin fine riusciamo a domare ovvero a tenere al guinzaglio i nostri aspetti più irrazionali ed istintuali.
Chissà.. sarà questa la soluzione?