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La Comunità psicologica si mobilita a difesa dei diritti e bisogni psicologici dei cittadini

Il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi David Lazzari intervistato dal presidente della Consulta delle Scuole di Specializzazione Cognitivo Comportamentali Paolo Michielin

Di Redazione

Pubblicato il 18 Mag. 2020

La Comunità psicologica si mobilita a difesa dei diritti e bisogni psicologici dei cittadini. – Il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) David Lazzari intervistato dal presidente della Consulta delle scuole di specializzazione cognitivo comportamentali Paolo Michielin

 

Paolo Michielin (PM): Caro David, il CNOP sta promuovendo una mobilitazione in relazione ai contenuti del Decreto “Rilancio”, lanciando lo slogan #lasalutepsicologicaèundiritto, come mai?

David Lazzari (DL): Caro Paolo, è vero che decidere in questa situazione non è facile, ma la lacuna nell’iniziativa del Governo e delle Regioni è molto grave. E non è certo dovuta alla mancanza di proposte serie e percorribili per la parte psicologica. Il CNOP e le società scientifiche di area psicologica hanno fatto proposte serie e sostenibili in questi due mesi. Ci siamo messi a disposizione del governo e delle istituzioni, come scienza e come professione, il presidente Conte ci ha anche ringraziato per i vademecum che abbiamo fatto per la popolazione. Ora il mondo psicologico deve dare voce a questa esigenza, non è solo un problema della professione ma di tenuta del paese e di civiltà.

PM: Quale è l’obiettivo di questa mobilitazione?

DL: Far capire a governo e parlamento che la dimensione psicologica è una componente fondamentale del tema salute ed anche della qualità della vita delle persone, del loro sviluppo, delle relazioni e delle dinamiche sociali. Che senza psicologia aumentano i problemi ed i costi, per le persone e per la società. Non è possibile che gli italiani abbiano solo due alternative: pagarsi lo psicologo di tasca propria o stare male. E questo perché l’assistenza psicologica è prevista dai livelli essenziali di assistenza ma non ci sono gli psicologi per erogare queste prestazioni. Sono 6 mila nel Servizio Sanitario Nazionale per 60 milioni di italiani.

PM: Stare male significa in molti casi finire con il prendere farmaci, e l’Italia è tra i paesi con maggior consumo di antidepressivi ed ansiolitici. Nonostante le linee guida internazionali – in particolare le più autorevoli, quelle NICE  – dicano che per i disturbi emotivi comuni, i più diffusi nella pandemia, i farmaci non siano affatto la risposta più indicata e quando lo sono andrebbero abbinati con l’intervento psicologico. Tu hai di recente pubblicato un libro su questo …

DL: Infatti, il governo dice che si basa sui consigli degli scienziati. Ma evidentemente non per la salute psicologica. Perché le evidenze ci dicono non solo che le cure psicologiche sono le più efficaci per le più comuni forme di disagio ma che fanno risparmiare, perché riducono i problemi di salute e migliorano le risorse e gli equilibri adattivi delle persone anche a medio e lungo termine. Ogni euro speso ne fa risparmiare 1,14 euro per l’ansia, 1,90 per la depressione e 2,5 per le patologie fisiche (Naylor et al. 2012).

PM: Il programma inglese IAPT-Improving Access to Psychological Therapies, varato su consiglio degli economisti della London School, si basa su questi dati per garantire a tutti i cittadini, veramente a tutti, l’assistenza psicologica. Programma aumentato con milioni di sterline nell’emergenza COVID.

DL: Esattamente, e sono dati che abbiamo fatto avere ai decisori politici. È appena uscito un documento delle Nazioni Unite[1], che stiamo traducendo in italiano per pubblicarlo sul sito CNOP, che distingue bene tra bisogni psicologici in senso ampio e disturbi mentali e indica una strategia proattiva e diffusa per intercettare e rispondere al disagio psicologico nei contesti della comunità.

PM: Tutte le Agenzie internazionali (OMS, ONU) stanno denunciando una emergenza psicologica conseguente alla pandemia che avrà ricadute pesanti e di lungo periodo. I dati preliminari raccolti nel nostro paese sono ancora più allarmanti, ad esempio per quanto riguarda gli operatori sanitari o i familiari delle vittime. Perché il Governo non ne tiene conto? Eppure il Ministero della Salute ha riconosciuto l’emergenza attivando un “numero verde per il sostegno psicologico”….

DL: l’Italia ha tradizioni culturali che hanno sempre avversato la Psicologia, basti pensare che siamo stati quasi l’ultimo Paese occidentale ad istituire i corsi di laurea; per fare l’Ordine ci sono voluti vent’anni di battaglie, come ben sai essendo tu stato il primo presidente nazionale. Dal 2018 siamo professione sanitaria ma il binomio psicologia-salute è lontano dai palazzi, che in questo si mostrano sordi verso la sensibilità e le esigenze della popolazione. Pensa che 8 italiani su 10 ritengono fondamentale la professione psicologica per la ripresa, oggi il valore sociale della psicologia e degli psicologi è molto aumentato. Il Ministero della Salute ha fatto un passo con il “numero verde” per tamponare l’emergenza. La Comunità ha risposto in modo forte e solidale ma ora è necessario che si apra subito una fase nuova, di risposta strutturale, e non più di tampone per l’urgenza del lockdown. Il Ministero non può certo pensare che i bisogni psicologici siano terminati o di continuare solo con le linee telefoniche. Chi sta aiutando le decine di  migliaia di persone sopravvissute al COVID? La moltitudine che ha perso un familiare? Tutti i medici ed infermieri stressati della prima linea? Tutti i lavoratori in crisi?

PM: Eppure ci sono evidenze importanti su quanto funziona la Psicologia per ridurre i problemi, per prevenire il disagio e fare empowerment, sviluppare resilienza individuale e collettiva, mi sembra che questi dati siano stati diffusi anche dal CNOP.  Conosciamo i costi del disagio psicologico e i guadagni, anche economici, della sua riduzione. La Psicologia si ripaga da sola con i risparmi che produce.

DL: Servono scelte lungimiranti, che aprono prospettive importanti. C’è bisogno di un approccio che guardi alla Comunità nel suo complesso e nelle sue articolazioni. Per fare questo la componente psicologica va riconosciuta come parte essenziale nel campo della salute, dell’educazione, del welfare, delle politiche del lavoro, solo per citare gli ambiti più importanti. Dove può valorizzare le sue competenze in modo integrato con le altre professioni. Voglio dire una cosa chiara: la psicologia non è un optional, non può essere un lusso per pochi ma una risorsa per tutti, e la professione non è un hobby ma una cosa seria, e va impiegata seriamente. Questo vuol dire che stato e regioni devono reclutare gli psicologi che servono e non ci sono, che vanno dati dei voucher alle fasce più a rischio e a reddito più basso per accedere all’assistenza psicologica presso i liberi professionisti, attivare una convenzione che consenta l’accesso al sostegno e cure psicologiche negli studi privati. Già nel Decreto Rilancio si danno fondi alle scuole per acquistare prestazioni psicologiche. Senza una rete articolata di questo tipo, che prevede un insieme di possibilità, modulate anche in base al bisogno, non ci sarà una risposta efficace, che – ricordiamolo – deve essere anche proattiva, collettiva, di comunità, per prevenire e sviluppare risorse non solo per riparare.

 

#lasalutepsicologicaèundiritto!

Per aderire vai sul sito del CNOP: www.psy.it

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