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Neuroscienze del bilinguismo (2018) di E. Cargnelutti e F. Fabbro – Recensione del libro

'Neuroscienze del bilinguismo', un libro ben organizzato che guida il lettore alla conoscenza del bilinguismo con assunti teorici e casi clinici

Di Martina Bandera

Pubblicato il 31 Ott. 2019

Come si può definire il linguaggio? Quali aree cerebrali coinvolge? Che cos’è il bilinguismo? Esistono differenze tra chi parla una sola lingua e chi più di una? Il libro Neuroscienze del bilinguismo ci porta alla scoperta del linguaggio all’interno del cervello bilingue.

 

Da definizione, il termine bilingue indica coloro che utilizzano alternativamente e senza difficoltà due diverse lingue. Ma chi può definire con certezza scientifica concetti come lingua e dialetto? In effetti una definizione univoca non esiste, vengono classificati come bilingui chi conosce, comprende e parla due o più lingue e/o dialetti. Secondo gli studi, inoltre, esistono diversi tipi di bilinguismo, i soggetti bilingui hanno mostrato di possedere un’aumentata capacità delle funzioni esecutive e un minor decadimento cognitivo.

Quindi esistono differenze cerebrali nei soggetti bilingui rispetto a chi parla una sola lingua?

Neuroscienze del bilinguismo presenta una panoramica dei principali argomenti che riguardano il bilinguismo. Con una struttura simile al libro Cervello bilingue edito nel 1996, il testo, pur essendo dedicato, come sottolineano gli autori, a un vasto pubblico anche non specializzato, appare in alcuni punti arduo anche se l’intento di non utilizzare eccessivamente un linguaggio tecnico, se non dove necessario, è stato mantenuto.

Il libro è ben organizzato e diviso in due parti: nella prima un’introduzione generale al tema del linguaggio, mentre la seconda è dedicata specificatamente agli aspetti neuroscientifici del bilinguismo. Più precisamente, i capitoli iniziali argomentano sulla definizione scientifica del linguaggio, cercando di rispondere alla domanda posta in apertura di questa recensione. Si passa poi a definire che cos’è e chi sono le persone bilingui, fino a addentrarsi nella localizzazione a livello cerebrale e delle diverse strutture coinvolte nella produzione e comprensione del linguaggio.

Domanda: così come per il linguaggio esiste anche per l’acquisizione di una seconda lingua un periodo critico? La risposta la trovate nel testo, nel frattempo una cosa altrettanto interessante riguarda il fatto che diversi studi hanno evidenziato come l’età di acquisizione della nuova lingua (chiamata L2 per distinguerla dalla L1 cioè la lingua madre) influenzi il livello di competenza, grammaticale e di pronuncia, della lingua stessa.

La seconda parte del libro appare per certi versi più impegnativa, riguarda infatti l’aspetto dei disturbi del linguaggio nei soggetti bilingui. Appare chiaro che la situazione nei bilingui risulta leggermente diversa e più complicata rispetto a monolinguismo, perché bisogna valutare la capacità alterata e residua in entrambi i sistemi linguistici.

I disturbi del linguaggio in particolare le afasie, presentate ampiamente nel testo, ricoprono una grande importanza, perché permettono di ottenere informazioni aggiuntive circa l’organizzazione dei sistemi linguistici all’interno del cervello. L’afasia è un disturbo che inficia la capacità di esprimersi e comprendere ed è causata da un danno alle aree cerebrali deputate al linguaggio. Le afasie nei soggetti bilingui possono mostrare diversi sintomi e caratterizzarsi in maniera diversa a seconda che influenzino una sola oppure tutte le lingue conosciute, questo aspetto è presente tanto nei soggetti adulti quanto nei bambini.

Il testo affronta anche altri argomenti legati ai disturbi del bilinguismo: come si manifesta il decadimento nei soggetti bilingui e in caso di disturbi psichiatrici? In questi casi L1 e L2 subiscono delle modificazioni particolari per ragioni differenti ascrivibili in un caso al ruolo della memoria e nell’altro all’aspetto emotivo.

I capitoli finali sono dedicati agli studi neuroscientifici del cervello bilingue. Ricerche effettuate con neuroimaging o tecniche elettrofisiologiche permettono di capire che cosa avviene all’interno del cervello quando un soggetto utilizza una lingua piuttosto che l’altra.

Che rilevanza può avere questo testo e in generale studiare il bilinguismo? Oggi più che mai stiamo assistendo a una contaminazione tra culture diverse e modificazioni geo-sociali, tutto ciò porta al fatto che l’acquisizione di una seconda lingua sarà all’ordine del giorno. Conoscere approfonditamente i meccanismi implicati nel bilinguismo ci permette di acquisire nozioni utili sia in campo educativo che clinico, ricordando sempre che ogni individuo rappresenta un caso a sé.

In conclusione Neuroscienze del bilinguismo è un libro ben organizzato, ogni capitolo infatti presenta come incipit un breve riassunto che guida il lettore alla conoscenza dell’argomento che si affronterà, inoltre il testo presenta anche esempi di casi clinici. Libro impegnativo, ricco di molte nozioni soprattutto per chi approccia per la prima volta al bilinguismo. Nonostante l’intento espresso in apertura del testo, complessivamente appare un libro di settore, per così dire, ma non per questo fuori dalla portata anche dei non addetti ai lavori.

Buona lettura, enjoy the reading, buena lectura, gute Lektüre, bonne lecture, lexim i mirë.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Cargnelutti, E. e Fabbro, F. (2018). Neuroscienze del bilinguismo. Casa Editrice Astrolabio
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