Hikikomori è un termine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato generalmente per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria camera da letto, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno.
Il Giappone rimane il paese più colpito in assoluto e la ragione principale va ricercata nell’alta competizione che pervade tutti i suoi contesti sociali, da quelli scolastici a quelli lavorativi, ma anche in altri fenomeni come il bullismo particolarmente doloroso in una società collettivistica come quella giapponese, dove essere esclusi dal gruppo significa aver fallito socialmente.
Hikikomori: alle radici del fenomeno
Questi e altri fattori vengono analizzati dall’autore in modo analitico riportando i dati statistici raccolti nel tempo e facendo una sintesi delle variabili di rischio che delineano l’Hikikomori.
E se è vero che questo fenomeno nasce nel paese del Sol Levante, l’attenzione nei confronti del fenomeno in altri Paesi come l’Italia sta aumentando. L’Hikikomori, infatti, sembra non essere una sindrome culturale esclusivamente giapponese, come si riteneva all’inizio, ma un disagio sociale che riguarda tutti i paesi economicamente sviluppati del mondo dove si delinea un atteggiamento competitivo e perfezionista in vari ambiti di vita.
Perché è proprio nel senso di fallimento sociale che sono da rintracciare le cause profonde di questo fenomeno: lì dove si crea un gap tra il proprio sé ideale e la realtà nascono le paure di fallire, di deludere gli altri, di perdere tempo e, come conseguenza, un senso di vergogna di sé. Al disagio e alla sofferenza sperimentata dall’Hikikomori si sommano spesso pensieri valutativi più complessi quali repulsione, sfiducia e delusione verso un luogo e verso le persone che ne fanno parte, i cui valori appaiono a un Hikikomori troppo distanti dai propri.
Hikikomori: il fenomeno in Italia
Sono l’esposizione e la vulnerabilità alla pressione di realizzazione sociale le cause dell’ Hikikomori a cui l’unica soluzione irrinunciabile sembra essere l’isolamento. L’isolamento che inizia già tra i banchi di scuola per finire tra le mura della propria casa che diventa la “tana” sicura dove fuggire: le giornate vengono trascorse in completa solitudine, spesso senza nessun contatto con i propri famigliari, le attività virtuali costituiscono la quasi totalità delle attività quotidiane, notte e giorno vengono invertiti.
L’autore termina il libro illustrando le possibili soluzioni al problema, descrivendo l’esperienza giapponese e parlando del progetto Hikikomori Italia, nato con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema nel nostro Paese condividendo esperienze, informazioni, singole competenze e grazie al quale è stato possibile condurre la prima indagine statistica sull’isolamento sociale in Italia.
L’autore spiega il fenomeno con semplicità e chiarezza e la sua esperienza sul campo si intreccia con i racconti degli Hikikomori offrendo così l’occasione di ascoltare più da vicino la voce della loro sofferenza.