La giornata formativa di introduzione generale all’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), tenuta dalla Prof.ssa Barbara Barcaccia, didatta APC-SPC e docente di “Accettazione e mindfulness in psicoterapia” presso la Facoltà di Psicologia, Sapienza Università di Roma, si è svolta il 16 dicembre a Firenze ed è stata organizzata e promossa dalla SITCC Toscana.
Stefania Righini, Chiara Fabbri e Gian Paolo Mazzoni
I processi alla base dell’ACT
Si è trattato di un seminario introduttivo diviso sostanzialmente in due parti, una più teorica e l’altra più esperienziale, che ha riguardato due tra i processi oggetto di intervento nell’approccio dell’Acceptance and Commitment Therapy (ACT): defusione cognitiva e accettazione esperienziale.
La Terapia dell’accettazione e dell’impegno (ACT), approccio di terza ondata della psicoterapia cognitivo-comportamentale, si basa su una teoria scientifica del linguaggio e della cognizione umana, chiamata Relational Frame Theory (RFT), e ha lo scopo di aiutarci ad accettare ciò che è fuori dal nostro controllo, impegnandoci ad intraprendere azioni che arricchiscano la nostra vita in modo pieno e significativo, mentre accettiamo il dolore che inevitabilmente fa parte della vita stessa.
La defusione cognitiva
La defusione cognitiva è un processo fondamentale nell’ACT e consiste essenzialmente nel riuscire a separarci, staccarci o distanziarci dai nostri pensieri, riuscire a fare un passo indietro, mettere una distanza fra il soggetto e la propria esperienza mentale, al fine di vederli per ciò che sono: niente di più o di meno che parole e immagini. Defondersi significa quindi intervenire su uno dei processi caratteristici del funzionamento della mente umana, la fusione cognitiva, attraverso la quale i pensieri dominano i nostri comportamenti così che, sempre più, ci sentiamo “incatenati” a essi e schiavi dell’agire seguendo i pensieri con i quali siamo fusi. Focus del lavoro di defusione sono quindi i pensieri, quali mediatori nella relazione fra noi e il mondo, mentre per quanto riguarda emozioni e sensazioni si utilizza soprattutto l’accettazione esperienziale. Obiettivo delle defusione è principalmente quello di una gestione più efficace delle credenze grazie alla liberazione dalle catene che ci fondono ai nostri contenuti mentali, la quale ci permette di farci guidare, nelle azioni, dai nostri valori piuttosto che dai pensieri con i quali siamo fusi.
L’accettazione esperienziale
L’accettazione esperienziale, invece, è un processo che ha lo scopo di aiutarci a rimanere in contatto con le nostre esperienze emotive personali, indipendentemente dal fatto che siano piacevoli o dolorose, aprendoci, creando uno spazio per loro, abbandonando la lotta e lasciandole andare e venire naturalmente. Tale processo, si trova sul polo opposto dell’evitamento esperienziale, comportamento che ci porta a sbarazzarci, evitare o scappare dalle esperienze emotive indesiderate.
Esercizi di defusione cognitiva
Dal punto di vista esperienziale, nel pomeriggio, abbiamo avuto l’opportunità di svolgere, sotto la guida della Prof.ssa Barcaccia, alcuni esercizi che ci hanno permesso di sentire, emozionalmente e sul nostro corpo, gli effetti della presa di distanza rispetto ai nostri pensieri, attraverso alcune tecniche di defusione tra cui quella di far precedere il pensiero indesiderato e disfunzionale dalla frase “sto avendo il pensiero che ….” o “la mia mente sta avendo il pensiero che ….”. Questo semplice esercizio di defusione ci aiuta a notare il pensiero per ciò che è, facendo un passo indietro e divenendone osservatori, consapevoli del fatto che un pensiero è solo un pensiero e non corrisponde necessariamente alla realtà. Altri interessanti esercizi di defusione hanno riguardato lo scrivere semplicemente i pensieri dolorosi su un foglio, già di per sé un atto di presa di distanza da essi, e, successivamente, in immaginazione, depositarne le singole parole su altrettante foglie galleggianti su un corso d’acqua, rimando poi nella condizione di osservatore.
Esercizi di accettazione
Nell’ultima parte della giornata, abbiamo avuto l’opportunità di lavorare sull’accettazione, attraverso un esercizio che ci ha guidato dall’osservazione delle emozioni sul nostro corpo, utile per prenderne consapevolezza, all’espansione, che permette di aprirci a esse, fino all’auto-compassione la quale, attraverso la metafora delle “mani che curano” (posizionando le nostre mani sulla parte del corpo nella quale percepiamo i nostri sentimenti dolorosi) ne favorisce l’accettazione in modo molto potente. Questi esercizi esperienziali sono molto utili nel mettere in luce, anche da un punto di vista terapeutico, come il fatto stesso di essere in vita, sia associato a ogni sorta di pensieri o emozioni, siano essi positivi o negativi, intensi o meno: “se ameremo e ci interesseremo alla vita, allora sentiremo dolore”.
Conclusioni
Ringraziamo la SITCC Toscana e la Prof.ssa Barbara Barcaccia soprattutto perché, nonostante come lei stessa ha sottolineato, si sia trattato di un seminario “bonsai” sull’ACT, alla fine di questa giornata usciamo arricchiti di una nuova prospettiva, sicuramente da approfondire nella formazione professionale, e di piccole ma preziose consapevolezze acquisite durante la parte esperienziale.