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Telepatia? Semplicemente sincronizzazione delle onde cerebrali adulto-bambino

In un recente studio è stato indagato con successo quale sia l'elemento fondamentale nella sincronizzazione dell’attività cerebrale tra bambino e caregiver

Di Greta Riboli

Pubblicato il 21 Dic. 2017

Per quanto riguarda l’interazione caregiver-bambino, è un dato assodato il fatto che vari aspetti del loro comportamento possono essere sincronizzati: le emozioni, lo sguardo e la frequenza cardiaca. Eppure, nessuno studio ha indagato con successo la sincronizzazione dell’attività cerebrale caregiver-bambino, così i ricercatori della Baby-LINC Lab all’Università di Cambridge si sono occupati di questo aspetto.

 

Studi precedenti hanno dimostrato che, quando due adulti si parlano, la comunicazione ha più successo se le loro onde cerebrali sono in sincronia. Le onde riflettono l’attività cerebrale di milioni di neuroni e sono coinvolte nel trasferimento di informazioni tra le diverse regioni.

Per quanto riguarda l’interazione caregiver-bambino, è un dato assodato il fatto che vari aspetti del loro comportamento possono essere sincronizzati: le emozioni, lo sguardo e la frequenza cardiaca. Eppure, nessuno studio ha indagato con successo la sincronizzazione dell’attività cerebrale caregiver-bambino, così i ricercatori della Baby-LINC Lab all’Università di Cambridge si sono occupati di questo aspetto.

Lo studio è stato svolto con 36 bambini ed i rispettivi caregiver. Lo strumento utilizzato è stato l’elettroencefalogramma (EEG, misura l’attività elettrica del cervello) secondo due modelli sperimentali differenti.

Nel primo modello sperimentale l’interazione adulto-bambino è avvenuta tramite video. Ovvero, il bambino è stato posto innanzi ad un filmato in cui vi era ritratto l’adulto che canticchia delle filastrocche. L’attività cerebrale dell’adulto era stata registrata precedentemente, durante la registrazione del video.

Questo primo modello era costituito di tre fasi: una prima in cui l’adulto guardava direttamente il bambino, una seconda in cui voltava il capo leggermente per distogliere lo sguardo dal bambino continuando a canticchiare filastrocche ed infine, un’ultima fase, in cui l’adulto voltava la testa da una parte, ma con gli occhi continuava a guardare direttamente il bambino.

I risultati tratti dal tracciato EEG mostrano come le onde cerebrali dei bambini erano più sincronizzate con quelle degli adulti quando lo sguardo di entrambi si incrociava. Il risultato più interessante si riferisce alla terza fase, ovvero quando gli sguardi si incrociano, ma la testa rimaneva spostata (rispetto ad una prima fase in cui anche il volto era direzionato verso il viso del bambino). In questa terza fase i risultati EEG hanno riportato la più grande sincronizzazione delle onde cerebrali.

Questo importante risultato viene spiegato dai ricercatori in termini di una maggiore intenzionalità. Quando, nonostante il volto sia spostato, lo sguardo è intenzionalmente diretto al bambino, esso può esser percepito come un forte segnale di volontà di comunicazione caregiver-bambino.

Nel secondo modello sperimentale non vi era più un video, ma l’adulto presenziava direttamente davanti al bambino e le onde cerebrali di entrambi venivano registrate in vivo, contemporaneamente.

Tale modello ha previsto solo due fasi: una prima, in cui l’adulto guardava direttamente il bambino ed una seconda fase in cui l’adulto distoglieva lo sguardo, continuando a canticchiare.

I risultati di questo secondo modello hanno mostrato come la sincronizzazione dell’attività cerebrale di entrambi è stata registrata quando vi era contatto visivo reciproco, nonostante i bambini continuassero a guardare il viso dell’adulto, anche quando esso spostava lo sguardo altrove.

Anche questo secondo dato prosegue nella direzione del risultato emerso nel primo modello sperimentale, ovvero che la condivisione dell’intenzione di comunicare è l’elemento fondamentale perché la sincronizzazione avvenga.

La ricercatrice Victoria Leong dichiara che il fatto che sia il cervello dell’adulto sia quello del bambino rispondono ad un segnale di sintonizzazione potrebbe preparare genitori e bambini a comunicare, sincronizzando i turni del parlare e dell’ascoltare. Questo aspetto renderebbe anche l’apprendimento più efficace.

Per futuri studi rimane però aperta la seguente domanda: “Esattamente, come lo sguardo e le vocalizzazioni creano sincronizzazione?

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