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Ricordo di Franco Giberti

Di Giovanni Maria Ruggiero, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 30 Lug. 2017

Riceviamo notizia della scomparsa del prof. Franco Giberti, figura storica della psichiatria italiana. Fondatore della cattedra di Clinica Psichiatrica dell’Università di Genova, assieme a De Martis a Pavia e a Cazzullo a Milano è stato uno dei tre padri della psichiatria in Italia al momento della sua separazione dalla neurologia alla fine degli anni sessanta. Sul suo Manuale di Psichiatria -scritto insieme a Romolo Rossi- si sono formate intere generazioni di psichiatri italiani.

Un ricordo più dettagliato del nostro è quello del suo allievo Francesco Bollorino e lo possiamo trovare qui. L’impostazione di Giberti, oltre che basata sulla fenomenologia, la psicopatologia e la neurobiologia, era psicodinamica, il che a quei tempi denotava un interesse per gli aspetti psicologici della psichiatria, interesse non sempre garantito tra gli psichiatri. Cazzullo, ad esempio, aveva una impostazione più  medica e meno propensa a esplorare l’aspetto psicologico.

Franco Giberti inoltre è stato tra i precursori della cosiddetta legge Basaglia, ovvero la legge 180 del 13 maggio 1978 che permise la riforma della psichiatria e la chiusura dei manicomi. Infatti Giberti nel 1973 aveva fatto parte di una commissione nominata dall’amministrazione provinciale di Genova e composta da lui stesso e da Franco Basaglia in persona, oltre che da Elio Casetta, Pier Andrea Mazzoni e Pier Luigi Spadolini. Questa commissione aveva redatto un documento -approvato dal Consiglio provinciale nel gennaio 1974- in cui era vietato ogni nuovo ampiamento o edificazione di ospedali psichiatrici e si raccomandava la preferenza per forme alternative al manicomio di assistenza ai malati come l’inserimento in piccole comunità. Il documento del 1974 fu un importante passo verso la legge 180 ed è uno dei tanti meriti di Giberti da ricordare.

Giberti fu meno entusiasta del passo successivo, quello della legge Basaglia del 1978. Probabilmente egli temette che le limitate risorse della psichiatria non avrebbero consentito di far fronte alle esigenze del territorio, per il quale occorrevano nuove strutture. Ci fu dunque una divergenza strategica tra la scatto in avanti di Basaglia e la linea più prudente di Giberti. Come scrive Bollorino, Giberti preferì concentrarsi sulla creazione della clinica psichiatrica, forse ritenendo che questa opera dovesse precedere la chiusura dei manicomi. In termini pratici è vero che l’attuazione piena della legge Basaglia è avvenuta solo alla fine degli anni ’90, con l’iniziativa dell’allora ministro Bindi che stabilì che le Regioni che avessero avuto ancora dei manicomi aperti avrebbero avuto una decurtazione del 3% sul fondo sanitario nazionale. Il bastone della Bindi fu indubbiamente efficace. Come ricorda lo psichiatra Bruno Orsini –l’estensore materiale della legge Basaglia essendo nel 1978 sottosegretario alla sanità- in una intervista disponibile online: “Ci fu una corsa, un’improvvisa sensibilizzazione della vergogna che erano stati i manicomi”.

Ci lascia una figura importante che ha agito su vari nodi di sviluppo della psichiatria Italiana. Non dimenticarlo è doveroso.

 

Intervista a BRUNO ORSINI – La difficile attuazione della 180

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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