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I test neuropsicologici per l’individuazione precoce dell’ Alzheimer

Uno studio ha dimostrato come alcuni test neuropsicologici consentano di individuare i primi segni dell'Alzheimer in persone asintomatiche.

Di Francesca Fiori

Pubblicato il 20 Giu. 2017

Aggiornato il 18 Dic. 2017 12:57

Recentemente un nuovo studio condotto dal neuropsicologo Duke Han, professore associato di medicina presso la Keck School of Medicine dell’Università della South California, suggerisce che i test cognitivi siano anche in grado di rilevare i primi segni di Alzheimer in persone ancora asintomatiche.

 

I cambiamenti biologici sottostanti la malattia di Alzheimer

Molto prima che i sintomi della malattia di Alzheimer diventino evidenti ai pazienti e alle loro famiglie, i cambiamenti biologici legati a tale patologia si verificano all’interno del cervello.

Le placche di amiloidi, che sono raggruppamenti di frammenti di proteine, insieme alle proteine note come tau, si formano nel cervello e crescono, arrivando infine a influenzare e intaccare la funzionalità cerebrale.

La proteina chiamata tau presiede all’eliminazione delle sostanze potenzialmente tossiche all’interno dei neuroni. Se non funziona correttamente, alcune proteine dannose restano all’interno della cellula, facendola degenerare e poi morire.

Questi cambiamenti biologici possono essere rilevati all’inizio del corso della malattia di Alzheimer attraverso la tomografia a emissione di positroni (PET) o l’analisi del fluido cerebrospinale.

Recentemente un nuovo studio condotto dal neuropsicologo Duke Han, professore associato di medicina presso la Keck School of Medicine dell’Università della South California suggerisce che i test cognitivi siano anche in grado di rilevare i primi segni di Alzheimer in persone ancora asintomatiche.

I test neuropsicologici possono individuare precocemente l’Alzheimer

Han e i suoi colleghi hanno condotto una meta-analisi di 61 studi per esplorare se i test neuropsicologici possano identificare la malattia di Alzheimer precoce negli adulti oltre i 50 anni con un funzionamento cognitivo normale.

Lo studio – pubblicato su Neuropsychology Review – ha rilevato che le persone con placche amiloidi presentavano prestazioni peggiori nelle prove neuropsicologiche (nello specifico nella funzione cognitiva globale, nella memoria, nella capacità visuospaziale, nella velocità di elaborazione e nelle funzioni esecutive) rispetto a persone che non presentavano placche amiloidi.

Le placche di amiloidi e la patologia tau sono state verificate da analisi PET o analisi del fluido cerebrospinale.
Lo studio ha anche scoperto che le persone con patologia tau o neurodegenerazione peggioravano nei test di memoria rispetto alle persone con placche amiloidi.

I risultati di questo studio sono rilevanti in quanto a livello applicativo aprono riflessioni in merito all’inclusione di test cognitivi e valutazioni di base neuropsicologiche per il monitoraggio e l’individuazione precoce della malattia di Alzheimer.

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