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Il bullismo: strategie d’intervento per aiutare i bambini a difendersi

Seppur vi siano diverse forme di bullismo, la domanda di genitori preoccupati sembrerebbe essere la stessa: come dovrebbe difendersi mio figlio?

Di Chiara Cucinotta

Pubblicato il 15 Mar. 2017

Aggiornato il 11 Set. 2017 12:13

Sarebbe opportuno pensare al bullismo come fosse un grande recipiente contenente un ampio spettro di comportamenti che condizionano negativamente i pensieri, i sentimenti e le relazioni sociali di chi lo subisce.

 

Introduzione: bullismo o conflitto tra coetanei?

Sarebbe opportuno cominciare a pensare al termine “bullismo”come fosse un grande recipiente contenente un ampio spettro di comportamenti che condizionano negativamente i pensieri, i sentimenti e le relazioni sociali di chi lo subisce. Demarcare la linea fra il classico conflitto fra coetanei ed il bullismo spesso non è così facile per insegnanti e genitori che si trovano nella posizione d’aiuto per eccellenza.

Un comportamento che mira chiaramente a provocare del danno al bambino non andrebbe classificato come forma di un normale conflitto.

Per dirla con le parole di Olweus, uno dei massimi esperti in materia, “uno studente è oggetto di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”(Olweus, 1996).

Di seguito vengono riportati gli strumenti necessari per riconoscere il bullismo ed intervenire in modo efficace.

 

Bullismo o Bullismi?

Quando si pensa al bullismo la prima immagine che ci viene in mente è quello del ragazzino debole che viene picchiato da compagnetto gradasso di turno, ma il bullismo fisico è solo uno dei modi in cui si manifesta questa piaga sociale. Non per questo dobbiamo pensare che sia anche il più facile di cui accorgersi.

Rientra fra il bullismo fisico il fenomeno dello “swirling”, cioè la pratica di spingere la testa del malcapitato dentro al gabinetto. Purtroppo è più diffusa di quello che si possa pensare, in quanto molto umiliante, ma i bambini che lo subiscono non riportano segni sul corpo che rendono il riconoscimento del bullismo immediato. La stessa cosa vale per le continue spinte per terra.

Tuttavia esistono modi ancora più subdoli di cui si avvalgono i bulli. Fra questi rientra il bullismo verbale, estremamente dannoso per l’autostima dei bambini. Si tratta di comportamenti che hanno come scopo l’umiliazione e l’annullamento della vittima mediante insulti, pettegolezzi infondati lasciati circolare intenzionalmente, derisioni continue e ripetute, osservazioni malevole dai toni razzisti o indirizzati verso difetti fisici.

Infine è utile fare focus anche sul bullismo relazionale, cioè quel bullismo volto all’isolamento della vittima, escludendola da tutti i gruppi sociali, facendogli trovare scritte minacciose sul banco, non rivolgendogli la parola trascinando nello stesso comportamento l’intero gruppo, guardandola in maniera schifata e rendendola oggetto di offese molto gravi (ad esempio “Ti odiano tutti”; “ucciditi”; “sarebbe stato meglio per tutti se non fossi mai nato”, etc.).

In quest’ultima categoria rientra anche il cyberbullismo che ricalca le stesse dinamiche ma in maniera ancora più efferata in quanto digitale e impersonale.

 

Come riconoscere le caratteristiche tipiche del bullismo?

Olweus descrive 3 caratteristiche tipiche del comportamento da bullo e i protagonisti che vengono coinvolti in questa dinamica sociale. Per quanto riguarda le caratteristiche esse sono:

  • L’  intenzionalità: il comportamento ha come preciso scopo il creare nocumento all’altra persona;
  • La sistematicità: il fenomeno si ripete nel tempo con caratteristiche di costanza e perseveranza;
  • L’ asimmetria di potere: nella relazione il bullo si trova in una situazione privilegiata di “forza” mentre la vittima è costretta a subire in quanto, per diversi motivi,  incapace di difendersi. (Olweus, 1993; Coie e Dodge, 1998; Smith et al.,1999).

Per quanto riguarda lo scenario, le figure coinvolte sono:

  • Il bullo:  E’ caratterizzato da marcata aggressività verso gli altri (indipendentemente che siano coetanei o adulti), da scarsa empatia ed è mosso da una marcata necessità di dominio sugli altri ( Coie et al., 1991; Boulton e Underwood, 1992).
  • La vittima: Di solito è caratterizzata da ansia, insicurezza e uno scarso senso di autostima e autoefficacia. Ciò implica una visione negativistica di sé e delle proprie competenze (Olweus, 1993; Perry, Kusel e Perry, 1988; Kochenderfer e Ladd, 1997).
  • Gli spettatori o pubblico: si tratta di coloro che, pur non essendo coinvolti direttamente nel fenomeno, ne sono consapevoli. Osservano le dinamiche senza intervenire in alcun modo nell’aiutare la vittima.

 

Consigli pratici per genitori

Infine è doveroso riportare alcuni consigli pratici che i genitori di bambini che affrontano questo problema possono mettere in atto per meglio consigliare i loro figli per gestire la situazione senza rischiare di comprometterla. Infatti spesso i genitori si chiedono “come dovrebbe reagire mio figlio?”:

  • Non avere reazioni violente a scopo di vendetta, di solito non sono utili e portano ad un peggioramento della situazione;
  • Sforzarsi di mantenere la calma. I bulli hanno come scopo provocare la reazione di umiliazione e il soddisfacimento di questo loro bisogno li porta alla reiterazione del comportamento. Il non ottenimento di questa reazione potrebbe farli desistere;
  • Ricordarsi che non si è soli. Il bullismo non è una cosa che la vittima deve affrontare da sola, riguarda anche i genitore e l’istituzione scolastica. Dunque non bisogna aver paura di parlarne con quanti più adulti di riferimento possibili;
  • Evitare di frequentare gli stessi posti del bullo e cercare di essere quanto più possibile sempre in compagnia e mai soli;
  • Quando si risponde al bullo farlo sempre in modo determinato, fermo ed assertivo. Non rispondere in modo aggressivo, ma nemmeno in modo sottomesso;
  • Cercare di volgere a vostro favore i commenti negativi del bullo;
  • Coltivare quante più amicizie possibili dentro e fuori la scuola. Avere degli amici che vi vogliono bene e che sono dalla vostra parte vi aiuterà a non cedere emotivamente;
  • A volte, in qualche caso, l’autoironia si dimostra essere nostra alleata. Qualche bullo potrebbe apprezzare il vostro senso dell’umorismo e lasciarvi in pace. Ovviamente ciò è differente per ogni caso, quindi valutate bene la persona con cui avete a che fare prima di farne una strategia d’utilizzo.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Allan L. Beane, “Il metodo antibullo”,Edizioni Erickson, 2010.
  • Buccoliero E..; Magi M.; Bullismo,bullismi. Le prepotenze in adolescenza, dall’analisi dei casi agli strumenti d’intervento, Franco Angeli, 2005.
  • Olweus D.; Bambini oppressi, bambini che opprimono, Giunti Editore, 2001.
 
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