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Come percepiamo gli odori: questione di chimica o di cultura?

L’elaborazione cerebrale degli odori non è solo questione di chimica: essa è influenzata anche dalla storia e dalla conoscenza di un determinato profumo

Di Redazione

Pubblicato il 05 Dic. 2016

Quando due persone odorano la stessa cosa, possono avere reazioni completamente diverse, a seconda di quello che è il loro background culturale. 

Mariagrazia Zaccaria

 

Alcuni ricercatori hanno infatti notato che anche quando due culture condividono la stessa lingua (ad esempio il Quebec e la Francia), le persone reagiscono in maniera diversa agli stessi odori.

In una collaborazione con alcuni ricercatori del Neuroscience Centre di Lione, la Dr.ssa Jelena Djordjevic e il suo gruppo di ricerca al Montreal Neurological Institute hanno testato dei soggetti in Quebec sulle loro impressioni soggettive a diversi profumi, contemporaneamente alcuni loro collaboratori in Francia svolgevano lo stesso lavoro. Hanno scelto per la ricerca sei profumi: anice, lavanda, acero, olio di Wintergreen, rosa e fragola.

Ai partecipanti è stato chiesto di sentire l’odore di ogni essenza prima senza esser a conoscenza di cosa stessero annusando e i soggetti hanno valutato il profumo in termini di gradevolezza, intensità, familiarità e commestibilità.

Gli studiosi hanno anche misurato le reazioni non verbali dei soggetti ogni volta che annusavano un profumo diverso, tra cui: sniffing, l’attività dei muscoli facciali, respirazione e frequenza cardiaca.

I ricercatori hanno anche trovato delle differenze significative tra feedback agli stessi odori tra i francesi e i franco-canadesi.

Ad esempio, i soggetti francesi quando annusano l’olio di Wintergreen, mostrano dei feedback sulla piacevolezza molto più bassi rispetto ai soggetti franco-canadesi. Questo succede perché, in Francia, quest’olio è usato più come medicinale rispetto al Canada, dove si trova anche nelle caramelle.

I soggetti canadesi hanno mostrato più familiarità con odori tipo l’acero e l’olio di Wintergreen rispetto ai soggetti francesi, mentre a loro volta i francesi sono più familiari al profumo di lavanda. Il profumo di anice è stato descritto in maniera molto simile da entrambe le culture, anche se molto spesso in Quebec è stato definita come “liquirizia” e in Francia come “anice”.

Invece, nel momento in cui ai soggetti è stato reso noto il nome di ciò ciò che stavano annusando, si è riscontrato un aumentato della loro sensazione di familiarità e piacevolezza. Inoltre, le differenze culturali sono quasi scomparse o comunque diminuite per la maggior parte dei casi nel momento in cui era noto ciò che si stava annusando. Questo si è verificato anche per le reazioni non verbali ai profumi.

I risultati suggeriscono che le rappresentazioni mentali che si attivano se si associa un nome ad un odore sono molto simili tra le due diverse culture prese in esame. Anche le differenze culturali che si verificano nella percezione degli odori sono molto sottili e facilmente riducibili quando viene fornito ai soggetti il nome di ciò che stanno annusando.

Questo studio supporta l’idea che l’elaborazione del nostro cervello non è dovuta alla sola reazione ai composti chimici che compongono il profumo. Essa è influenzata sia dalla pregressa storia che si ha con quel determinato profumo che dalla sua conoscenza.

La Dr.ssa Djordjevic ha affermato che i processi base come quelli esaminati in questo studio, l’olfatto, sono influenzati dalla nostra cultura e dalle nostre conoscenze.

Il senso dell’olfatto occupa una parte molto antica del nostro cervello e studiarlo, ci aiuta a capire quanto e come ci siamo evoluti come specie. Inoltre, la perdita di funzionalità dell’olfatto è comune perché fa parte del normale processo di invecchiamento di un individuo, ma anche di molte condizioni neurologiche. Lo studio di questi disturbi può fornirci importanti indizi sui meccanismi di questi deficit e aiutarci a capire i modi per trattarli.

 

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