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Rincorrere le farfalle ovvero i benefici della distrazione

Anche la distrazione può avere dei benefici e lasciare spazio alla creatività consentendo cosi di trovare nuove info e nuove soluzioni.

Di Alessandra Pontis

Pubblicato il 08 Nov. 2016

Aggiornato il 11 Dic. 2017 11:29

Demonizzare i momenti di distrazione significa non lasciare spazio alla creatività e al flusso di pensieri che scardinano in maniera innovativa ed originale problemi ai quali non riuscivamo a dare una soluzione.

I meccanismi che regolano l’attenzione

[blockquote style=”1″]La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono [/blockquote](A. Einstein)

Siamo circondati di proposte, seminari, manuali che ci vogliono aiutare a mantenere la concentrazione. Il senso comune vuole, infatti, che tale capacità sia foriera di maggiore produttività e quindi di maggiore successo. Ma è realmente così?

Daniel Goleman, padre della teoria sull’intelligenza emotiva, chiarisce bene quali sono i meccanismi che regolano la nostra attenzione. Da una parte i meccanismi bottom-up che, partendo dai circuiti neurali della parte subcorticale del nostro cervello, operano in maniera volontaria e automatica, intuitiva ed impulsiva e si occupano dei nostri modelli mentali del mondo (come relazionarci se ci troviamo ad una festa), dall’altra i meccanismi top-down (che hanno sede nella neocorteccia), responsabili dell’autocontrollo e della supervisione del nostro repertorio di automatismi. Se i primi sono reduci del nostro cervello “primitivo”, i secondi sono frutto dell’evoluzione e del mondo moderno, poiché regolano i capricci e gli impulsi che arrivano costantemente dal basso.

Sebbene questi due meccanismi lavorino in sincronia per permetterci di destreggiarci nella vita quotidiana, uno aiutandoci a focalizzarci su lavori cognitivamente impegnativi, l’altro elaborandoli per renderli automatici, gli studi rilevano che l’eccessiva doverizzazione all’attenzione coatta non produce altro che un sovraccarico cognitivo poco funzionale al nostro benessere (e alla nostra produttività).

 

La distrazione e la creatività

Lo stato di default della nostra mente è ben rappresentato dall’immagine della mente vagante: demonizzare i momenti di distrazione significa non lasciare spazio alla creatività e al flusso di pensieri che scardinano in maniera innovativa ed originale problemi ai quali non riuscivamo a dare una soluzione.

Concentrandoci sugli indizi a disposizione, ignoriamo la varietà di alternative che possono aiutarci a risolvere quesiti di matematica complessi, creare testi ben articolati, a progettare il futuro, a rendere più flessibile la nostra concentrazione e così via, battendo strade ancora inesplorate.

Perché tali associazioni risultino libere, è anche necessario sperimentarle in contesti e momenti giusti. Viviamo in un mondo dove siamo continuamente bombardati da mail, inviti, eventi, dove non vi è la possibilità di vagare con la mente.
Ecco perché è necessario concedersi una pausa prima di riprendere a lavorare, sia per ripristinare i livelli di attenzione e concentrazione, ma anche per spegnere il chiacchiericcio mentale sempre focalizzato sul “me”, una sorta di stazione radio sempre sintonizzata che trasmette sempre e solo in prima persona singolare e…al negativo.

Una passeggiata nella natura o sedersi accanto ad un quadro che riproduce uno scenario naturale sono altamente consigliati e preferibili alla camminata in centro o alla routine di controllo delle mail. Lo scopo è quello di non dover necessariamente focalizzare la nostra attenzione su un compito cognitivo affinché le nostre reti neurali possano ripristinarsi.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Goleman D., (2015), Focus, Come mantenersi concentrati nell’era della distrazione, Best BUR, Milano.
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