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I meccanismi neurali della time-based prospective memory

La memoria prospettica consiste nella capacità di ricordare intenzioni che precedentemente erano state progettate per il futuro

Di Manuel Luciani

Pubblicato il 09 Ott. 2016

Aggiornato il 25 Giu. 2019 12:49

La memoria prospettica è, infatti, caratterizzata dall’abilità di ricordare intenzioni che precedentemente erano state progettate per un preciso momento futuro. J.A. Ellis nel 1996 indica cinque fasi di cui essa si compone, ovvero: la formazione dell’intenzione, l’intervallo di ritenzione, l’intervallo di prestazione, l’esecuzione dell’azione intenzionale e la valutazione del risultato.

 

La memoria prospettica: introduzione

Ogni individuo vive la propria vita orientata secondo la linea del tempo caratterizzata da passato, presente e futuro. La nostra mente è in grado di organizzare gli eventi del passato in modo ordinato, vivere il presente e progettare continuamente il futuro. Questo lavoro prova ad analizzare alcuni di questi aspetti servendosi delle più recenti ricerche riguardo la memoria prospettica.

La memoria prospettica è, infatti, caratterizzata dall’abilità di ricordare intenzioni che precedentemente erano state progettate per un preciso momento futuro. J.A. Ellis nel 1996 indica cinque fasi di cui essa si compone, ovvero: la formazione dell’intenzione, l’intervallo di ritenzione, l’intervallo di prestazione, l’esecuzione dell’azione intenzionale e la valutazione del risultato. La memoria prospettica si differenzia in “Event-Based Prospective Memory”, “Activity-Based Prospective Memory” e “Time-Based Prospective Memory”, sulla quale verterà l’attenzione principale del presente articolo, e la quale complessità è dovuta anche agli innumerevoli aspetti che concorrono durante il processo cerebrale. I principali fattori che influenzano la prestazione di Time-Based Prospective Memory, sono le funzioni esecutive, l’attenzione, il carico cognitivo richiesto, la complessità o l’importanza del compito; esistono inoltre alcuni modelli teorici che hanno portato al più moderno concetto di memoria prospettica.

Ecco un esempio di Time-Based Prospective Memory: “Fingiamo che siano adesso le 9:30 del mattino, siamo appena usciti di casa e mettiamo in programma che alle 15:30 dovremo fare una telefonata importante. In seguito, mentre siamo sul divano a guardare la TV ci ricordiamo che potrebbero essere intorno alle 15:30, quindi controlliamo effettivamente l’orario, spegniamo la TV e facciamo il numero di telefono. Proviamo ad osservare per bene cosa è successo; all’inizio abbiamo programmato un’azione che avremmo dovuto fare in futuro, poi siamo riusciti a ricordarci in tempo del nostro impegno ed una volta completato il richiamo dalla memoria, abbiamo interrotto l’azione in corso, per portare a termine quella intenzionale. Bisogna aggiungere che la forte importanza della telefonata ha fatto in modo che ci ricordassimo senza spendere troppe risorse cognitive nel monitoraggio del tempo.”

I meccanismi neurali alla base della memoria prospettica

Complessivamente in questo contributo si ha l’obiettivo di descrivere in maniera sintetica quali processi e quali aree cerebrali sono implicate nel processo di Time-Based prospective memory. Nel dettaglio quindi durante la fase di pianificazione dell’intenzione è importante il ruolo della corteccia prefrontale anteriore (Momennejad et al.,2012) ed in particolare della BA10 (Area di Brodmann 10) dell’emisfero di destra. Durante l’intervallo di prestazione invece potrebbe essere fondamentale l’ippocampo per la stima del tempo (Perbal et al.,2000) ed in particolare le “time cells” per la codifica di intervalli di tempo diversi (Eichenbaum et al.,2011).

E’ plausibile ipotizzare che in maniera sincronica potrebbero attivarsi i nuclei del putamen, del caudato e dello striato ventrale che in alcuni esperimenti hanno mostrato le stesse attività delle cellule del tempo nell’intervallo tra i due stimoli di condizionamento classico (Adler et al.,2013).

Insieme a questi processi endogeni di monitoraggio, vi è per la stima del tempo anche la BA10 (Volle et al., 2011) e alcuni studi dimostrano che può essere coinvolto anche il cervelletto (Gonneaud et al.,2014). La corteccia prefrontale anteriore oltre che nel monitoraggio sarebbe implicata nel tradurre in azione l’intenzione nel tempo appropriato, per poi spostare l’attività verso l’area motoria pre-supplementare che si attiva insieme alla zona prefrontale dorsolaterale di destra circa 5 secondi prima dell’esecuzione cosciente (Oksanen et al.,2014).

Per il recupero dell’intenzione è implicato, oltre che la BA10 (Volle et al.,2011), anche l’ippocampo secondo uno studio del 2007 (Martin et al.,2007). Seppure la ricerca abbia riguardato compiti di “Event-Based” è plausibile affermare che, vista la forte implicazione di quest’area nel recupero di informazioni temporali in ordine cronologico (Eichenbaum,2013), è probabile che si attivi insieme alla corteccia prefrontale anche nei compiti di “Time-Based”.

Uno studio conferma inoltre che l’attività prefrontale non diminuisce in concomitanza di altri compiti subentranti durante l’intervallo di prestazione (Cona et al.,2012). Per cominciare l’azione cosciente, si attiva la BA10 di sinistra mentre diminuisce l’attività nella parte mediale dell’area (Burges et al., 2000 e 2003); ai fini dell’esecuzione si attiva anche la BA 47 (Volle et al.,2011), il giro cingolato anteriore (Okuda et al.,2007) e nell’insieme del processo è stato dimostrato anche il ruolo del talamo (Cheng et al.,2010), che probabilmente svolge un ruolo importante nei diversi processi cognitivi della memoria prospettica. Bisogna poi ricordare che in compiti di “Event-Based” l’aumento di attività del lobo parietale e la conseguente diminuzione nella BA10 è associato a compiti di abituazione e più automatici. In futuro sarà interessante indagare anche le attività cerebrali dovute ad effetto priming di stimoli simili a quelli percepiti durante la fase di pianificazione. Einstein e McDaniel (2007) sostengono la possibilità di un meccanismo cognitivo interno e continuo in grado di segnalare il momento giusto per il recupero dell’intenzione, che si può ipotizzare sia associata ad una comunicazione tra le cellule del tempo e la corteccia prefrontale, non ancora dimostrata.

La memoria prospettica: conclusioni

Un’ importante implicazione di questo particolare tipo di memoria prospettica sta nell’ipotesi di un meccanismo cognitivo interno che funziona durante la giornata mentre noi non ce ne accorgiamo. Inoltre bisogna anche prendere in considerazione come il nostro cervello interpreta il tempo in maniera automatica ed implicita con l’azione di certe zone cerebrali e di come ci avverte di questa elaborazione. La memoria prospettica temporale infatti funziona e si attiva per via di un processo interno e mentale, a meno che non vi sia un orologio che ci ricordi che il tempo è passato.

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