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L’ effetto Forer, ovvero come mai gli oroscopi ci azzeccano sempre (1948) di Bertram R. Forer

Forer testa la validità delle procedure diagnostiche, convinto che le persone si riconoscano sempre nelle descrizioni che gli esperti fanno di loro

Di Alessia Offredi

Pubblicato il 27 Giu. 2016

#14: L’effetto Forer di Bertram R. Forer (1948). Vi presentiamo una serie di articoli relativi ai più grandi esperimenti in ambito sociologico e psicologico. Per fare ciò abbiamo cercato di risalire alle fonti originarie, ai primi articoli divulgati dagli autori. In questo modo sarà più facile vivere le loro scoperte a partire dalle loro stesse ipotesi.

 

 

Tra gli anni ‘40 e ‘50, la psicologia si allontana dalla matrice filosofica europea per abbracciare procedure e tecniche di indagine maggiormente scientifiche. Di qui la necessità di creare strumenti ad hoc (nasce nel 1942 la prima versione dell’MMPI), sebbene si usassero già metodi di indagine che permettevano di ricostruire il funzionamento soggettivo in breve tempo, come il Test di Rorschach, la cui prima forma nasce intorno agli anni ’20, o altri test proiettivi.

Nel 1948 il professor Forer, psicologo, decide di testare la validità delle procedure diagnostiche tanto in voga presso i suoi colleghi. Egli non giudica uno o l’altro strumento, nient’affatto: Forer è convinto che offrire a una persona una descrizione di com’è implica che la persona vi si riconosca sempre, per il solo fatto che gli è stata fornita una descrizione, e che la confermi, conducendo sé e il proprio terapeuta a fatidici bias interpretativi.

L’individuo non avrebbe le competenze critiche per confrontare la descrizione scritta con la propria autovalutazione: questo è chiaro, tutti gli studenti che preparano l’esame di psicopatologia sono convinti di avere tutti i disturbi psichici contemplati nel manuale. Per far sì che una persona si riconosca in una descrizione basterà fornirle un breve scritto, molto vago e generico, con frasi non del tutto assurde.

Allo scopo di testare questa ipotesi, Forer chiede ai suoi studenti di compilare il Diagnostic Interest Blank, strumento consistente in una serie di hobby, aspirazioni personali o caratteristiche a cui segue un’interpretazione qualitativa.

Dopo una settimana, restituisce ai partecipanti un quadro della loro personalità. Chiede cortesemente di non confrontarsi con gli altri, ma di mantenere la riservatezza sulla propria valutazione e gli studenti rispettano la richiesta. Per fortuna, perché tutte le valutazioni erano identiche e consistevano delle seguenti frasi.

  • Hai un grande bisogno di piacere e di essere ammirato dagli altri
  • Mostri la tendenza a criticare te stesso
  • Hai una grande quantità di doti non utilizzate, che non hai saputo sfruttare a tuo vantaggio
  • Quando avverti qualche debolezza sei facilmente in grado di compensarla
  • La tua maturazione sessuale ha presentato criticità
  • Disciplinato e controllato al di fuori, tendi a essere internamente insicuro e preoccupato
  • A volte hai seri dubbi e ti chiedi se tu stia prendendo la decisione corretta o stia facendo la cosa giusta
  • Quando sei accerchiato da restrizioni e limiti ti senti insoddisfatto, preferisci il cambiamento e la complessità.
  • Ti vanti di avere delle idee tue e non accetti affermazioni altrui se non sorrette da prove soddisfacenti
  • Ti sei trovato a essere imprudente, parlando di te in modo troppo aperto con gli altri
  • A volte sei estroverso, affabile, socievole, mentre altre volte sei introverso, diffidente e riservato
  • Alcune delle tue ispirazioni tendono a essere irrealistiche
  • La sicurezza è uno dei tuoi obiettivi nella vita

Dopo aver letto ogni personale descrizione, gli studenti dovevano indicare con un punteggio da 0 a 5 quanto si riconoscessero nelle frasi riportate. La media dei punteggi ottenuti dalle descrizioni di Forer è di 4.26.

Forer conclude quindi il suo lavoro affermando che la grande validità degli strumenti psicologici tanto vantata dai diagnosti può essere facilmente superata da una validità soggettiva, dichiarata dal paziente, di fronte a frasi di carattere generico e approssimativo.

Credere di aver individuato un profilo corretto sulla base di quanto il paziente si riconosce nella descrizione effettuata è ugualmente fallace, perché presuppone la capacità di un’autovalutazione oggettiva.

Analizzando il grado di accordo degli studenti con le varie frasi presentate, Forer afferma che nel valutare le singole proposizioni aumenta la capacità critica dei soggetti, mentre la lettura di un report generale sulla propria personalità induce le persone a riconoscersi in misura maggiore.

È esattamente questo il meccanismo per cui spesso ci riconosciamo in descrizioni estremamente generiche sviluppate da professionisti o meno di ambiti disparati.

Lo studio ha sicuramente numerosi limiti ascrivibili anche alla poca familiarità con le tecniche statistiche a cui siamo abituati oggi. Uno su tutti, se un professore di psicologia chiedesse di compilare un test e restituisse il risultato della sua valutazione (quando ancora si deve sostenere l’esame!) anche oggi forse pochi studenti manifesterebbero un ampio grado di disaccordo, indipendentemente dal risultato presentato.

 

Effetto Forer (VIDEO):

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Forer, B. R. (1949) The fallacy of personal validation: a classroom demonstration of gullibility, Journal of Abnormal and Social Psychology, 44, 118-123. DOWNLOAD
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