La risposta migliore alla copertina di “Internazionale” non è attivare un ufficio stampa efficace che ribatta o inviare una mail di precisazione alla rivista, ma impegnarsi affinchè la istituenda commissione ministeriale non sia la solita commissione nella quale siedono equamente divisi i rappresentanti di tutti gli interessi in gioco tranne quello scientifico
Tra giovedi e venerdi della settimana scorsa sono avvenuti due fatti rilevanti per chi fa psicoterapia. L’importanza dei due fatti è inversamente proporzionale al risalto che hanno avuto nei media.
Internazionale traduce Burkeman sulla psicoanalisi
Il primo. E’ uscito il nuovo numero della rivista “Internazionale” – una pubblicazione che si propone di raccogliere una significativa scelta, indicativa di tendenze e incisività, di articoli apparsi su quotidiani e periodici di ogni nazione- che, giusto questo giovedì, riporta in copertina, e quindi in grande evidenza una impegnativa e curiosa enunciazione: “La rivincita della psicoanalisi”. Leggendo si scopre come, pur esistendo un variegato mondo della psicoterapia, sostanzialmente non sia facile stabilire in modo deciso e incontestabile quali siano le più efficaci, ergo , l’autore per altro senza grossi supporti scientifici ma con quella che appare una frettolosa necessità di certezze, utilizzando il noto “verdetto del Dodo”, mira ad un ridimensionamento della CBT e definisce, con nonchalance più letteraria che scientifica, la psicoanalisi come una delle più valide pratiche, in un panorama di psicoterapie che “non mostra differenze di efficacia”.
La riforma della legge sulla responsabilità professionale degli operatori sanitari
La seconda notizia arriva venerdi. È stata approvato alla Camera il testo di riforma della legge sulla responsabilità professionale degli operatori sanitari. La legge riguarda tutte le professioni sanitarie, da quella medica a quella veterinaria, farmaceutica e psicologica comprendendo ovviamente l’attività di psicoterapia. Cambia la responsabilità del professionista, sia dal punto di vista penale (poiché non sarà più responsabile neppure per colpa grave) che civile, con inversione dell’onere della prova (toccherà all’accusa dimostrare la responsabilità del professionista) e dimezzamento del termine di prescrizione.
Tutto questo se il professionista dimostrerà di aver seguito le linee guida e i protocolli previsti per il trattamento del disturbo patologico. Sono queste alcune delle principali novità contenute nel DDL Gelli di riforma delle professioni sanitarie, approvato, in prima lettura, alla Camera dei deputati, con 307 voti favorevoli e 84 contrari.
Il testo rappresenta “un risultato storico, una svolta nella lotta alla medicina difensiva perché assicura l’equilibrio tra la tutela dei medici, che hanno bisogno di svolgere il loro delicato compito in serenità, e il diritto dei cittadini dinanzi ai casi di malasanità” ha commentato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ai margini dell’approvazione.
Alcune novità nel testo meritano di essere sottolineate:
Best practice e linee guida: le buone pratiche clinico-assistenziali e le raccomandazioni previste dalle linee guida, alle quali i sanitari devono necessariamente attenersi nell’esecuzione delle prestazioni richieste, dovranno assicurare un ruolo di equilibrio ed essere indicate dalle società scientifiche e da istituti di ricerca individuati da un decreto del Ministro della salute e iscritti in un elenco apposito. Le linee guida verranno poi inserite nel sistema nazionale e pubblicate sul sito dell’Istituto superiore di sanità, nonché aggiornate ogni due anni.
Si, ma quali sono le linee guida e le buone prassi che regolamentano l’attività psicoterapica in Italia?
Credo che attualmente nel nostro paese troppe volte non ci sia relazione tra intervento applicato e risultato atteso e che spesso l’intervento è coerente con il modello teorico che lo sottende ma prescinde da tempi di risposta, eventuali effetti iatrogeni, obiettivo dell’intervento ed efficacia psicopatologica. Il tutto nella disinformazione del paziente che non viene informato di quelli che possono essere gli interventi piu rapidi ed efficaci.
Uno scenario come questo giustifica l’aria di sufficienza e il pregiudizio negativo che troppo spesso la comunità medica e psichiatrica ha nei confronti dell’attività psicoterapica.
Eppure nella esplicitazione di linee guida e protocolli di cura, la CBT dovrebbe essere avvantaggiata rispetto ad altre forme di psicoterapia, per la sua originaria scelta di posizionarsi nel campo scientifico, accogliendo la sfida della verifica empirica del propri risultati e delle evidenze cliniche.
In Italia il discorso si è un po’ complicato; la CBT negli anni si è (dis-)articolata in modelli ed approcci teorici sempre più raffinati ma anche distanti tra loro e dal modello anglosassone, che maggiormente ha contribuito a standardizzare i protocolli utilizzati nei trials clinici randomizzati. Non sono sicuro che tutti i colleghi CBT applichino il medesimo trattamento allo stesso paziente affetto, per esempio, da un disturbo di panico. Questo non aiuta la CBT a diffondersi nella comunità neuroscientifica italiana ed è un modo per sprecare una ricchezza e un plusvalore.
La condivisione di intenti e obiettivi nella comunità CBT italiana
Ritengo sia opportuno affermare l’utilità della psicoterapia nella cura dei disturbi psicopatologici e l’attuale supremazia della CBT, almeno per quanto riguarda il trattamento di molte sindromi asse I quando vengono applicati i protocolli di cura.
Sarebbe opportuno lavorare rapidamente ad una consensus conference tra società, associazioni e istituti CBT in Italia, che definisca le linee guida e i protocolli di intervento CBT attualmente sostenuti da studi di megaanalisi e metanalisi ed evidenze empiriche forti. Questo documento dovrebbe poi essere presentato al Ministero come prima bozza per una collaborazione alla definizione dei criteri che il nuovo testo di legge indica.
Ciò prevede che ci sia una condivisione di intenti, nella nostra comunità CBT italia, per un obiettivo comune rappresentato dal lavorare per il riconoscimento del valore scientifico della CBT, della sua efficacia, della sua rapidità d’azione, della sua bassa iatrogenicità se vengono seguiti protocolli d’intervento chiari e definiti.
Ce la faremo? Ce la potremo fare se i campanilismi, i personalismi saranno, per una volta, messi da parte. La risposta migliore alla copertina dell’ ”Internazionale” non è attivare un ufficio stampa efficace che ribatta o inviare una mail di precisazione alla rivista, ma impegnarsi affinchè la istituenda commissione ministeriale non sia la solita commissione nella quale siedono equamente divisi i rappresentanti di tutti gli interessi in gioco tranne quello scientifico. Nel qual caso si, che siamo sicuri che prevarrà il verdetto del Dodo.
Ce la faremo.
Carmelo La Mela
Firenze 01.02.2016