Trattamento dell’ansia sociale: il recente studio di Gkika e Wells (2015) rappresenta un buon esempio di trial clinico controllato in cui vengono confrontate due specifiche tecniche terapeutiche che si fondano su approcci differenti per il trattamento dei pensieri negativi disfunzionali. Dunque non si verifica l’efficacia di un protocollo di intervento in generale rispetto a un gruppo di controllo, ma si comparano due differenti tecniche, possiamo dire due segmenti afferenti a protocolli clinici piu’ complessi. In particolare stiamo parlano della comparazione della tecnica della detached mindfulness (DM) e quella della ristrutturazione cognitiva o valutazione dei pensieri (in inglese “thoughts evaluation”) per intervenire sui pensieri negativi che innescano e mantengono la fobia e l’ansia sociale.
I fattori chiave nell’ ansia sociale secondo il modello di Clark e Wells
La ristrutturazione cognitiva è empiricamente dimostrata come una tecnica in grado di migliorare i sintomi della fobia sociale (Mattick et al. 1989; Taylor et al.1997), anche se non interverrebbe su altri fattori cognitivi in gioco nei soggetti con ansia sociale. Tra questi fattori, facendo riferimento al modello di Clark e Wells (1995) possiamo elencarne almeno due:
- L’elaborazione o processamento anticipatorio, ovvero un rimuginio riguardo le situazioni sociali imminenti che implica previsioni ansiose, ricordi negativi, pensieri intrusivi e impulsi a evitare;
- La focalizzazione su un’immagine di sé negativa, ovvero prevalenza di immagini mentali di sé negative e distorte nel momento in cui vengono alla memoria situazioni sociali vissute in precedenza rispetto a situazioni passate neutre (non sociali). Questo fattore sarebbe connesso a un aumento dell’ansia e delle credenze negative riguardo le performaces sociali.
Wells (2009) ipotizza che siano determinanti nel mantenimento della sintomatologia non tanto i contenuti, bensì i processi cognitivi di focalizzazione rigida dell’attenzione e di rimuginio su determinati pensieri e immagini mentali. Questi processi attentivi e cognitivi esitano in convinzioni metacognitive che mantengono il disturbo. Dunque le credenze, i pensieri e le immagini mentali negative (ad esempio, “se mostro la mia ansia, gli altri penseranno che sono debole”) vengono considerate sia come esito che come trigger di ulteriore rimuginio, ruminazione e focalizzazione rigida dell’attenzione sul sé. Di conseguenza sarebbe il rimuginio rigido focalizzato sul sé la principale causa del disturbo e non di per sé i contenuti di pensieri e credenze.
Il confronto tra detached mindfulness e ristrutturazione cognitiva nella riduzione dell’ansia sociale
Partendo da queste premesse l’ipotesi di Gkika e Wells (2015) e’ che la ristrutturazione cognitiva avrebbe un effetto instabile e incompleto nella risoluzione dei sintomi dell’ansia sociale dal momento in cui non interviene sulla gestione dei processi cognitivi sopra descritti, ma solo sui contenuti cognitivi. Lo scopo dello studio é quello di valutare l’effetto unicamente specifico di due tecniche e non dei relativi protocolli (di cui solitamente le tecniche sono parte sia nella pratica clinica che nei trial di ricerca). In particolare le ipotesi formulate sono le seguenti:
- Entrambe le tecniche di detached mindfulness e di ristrutturazione cognitiva sarebbero significativamente correlate a una diminuzione dell’ansia sociale, del rimuginio anticipatorio, delle credenze negative e di un’ immagine di sé negativa;
- La tecnica di detached mindfulness sarebbe pero’ associata a cambiamenti maggiori nei fattori sopra descritti rispetto alla tecnica di ristrutturazione cognitiva.
All’interno di un disegno cross-over a misure ripetute a tutti partecipanti è stato richiesto di praticare per 15 minuti -prima di un discorso pubblico- le tecniche oggetto dello studio. Va detto che il campione ha una dimensione piuttosto limitata, ovvero 12 soggetti con elevati livelli di ansia sociale.
La tecnica della detached mindfulness (Wells and Matthews, 1994) ha come finalità quella di promuovere una “metaconsapevolezza”, ovvero una osservazione e consapevolezza decentrata della propria attivita’ cognitiva.
La tecnica della ristrutturazione cognitiva invece ha come obiettivo la rivalutazione, la disamina e la disputa dei contenuti dei pensieri e delle credenze negative che avviene principalmentete mediante domande socratiche (Greenberg and Padesky, 1995) risultati dimostrano che la pratica di entrambe le tecniche, sia la detached mindfulness che la ristrutturazione cognitiva, è associata alla riduzione dell’ansia di stato; mentre la detached mindfulness agirebbe in modo specifico riducendo anche il rimuginio anticipatorio, l’attenzione focalizzata sulla propria immagine, e il livello di convinzione sulle proprie credenze. In secondo luogo, secondo i dati la detached mindfulness sarebbe associata a una maggior quota di cambiamento in tutte le variabili di outcome considerate (ad eccezione dell’ansia di stato ridottasi in modo equivalente a seguito di entrambe le tecniche).
Un altro risultato interessante e’ che la ristrutturazione cognitiva se e quando praticata dopo la detached mindfulness e’ associata a un peggioramento del rimuginio anticipatorio. Gli autori spiegano il fenomeno asserendo che il lavoro di ristrutturazione dei pensieri negativi potrebbe portare il soggetto nuovamente a sopravalutare l’importanza dei processi di pensiero, rinforzando quindi in qualche misura il rimuginio sulle situazioni sociali future. Attenzione dunque all’utilizzo eclettico – altamente frequente tra gli psicoterapeuti cognitivi – di tecniche afferenti a diversi approcci, poiche’ gli effetti della combinazione di tecniche specifiche non sono ancora saldamente conosciuti e verificati a livello empirico.
Seppure questi dati aprono ipotesi esplicative intriganti vanno pero’ trattati con cautela poiche’ lo studio risente di alcuni importanti limiti tra cui la limitata dimensione del campione di soggetti estratti da una popolazione non clinica e la tipologia di disegno sperimentale. Certamente, lo studio dimostra empiricamente l’efficacia della detached mindfulness nella riduzione dell’ansia sociale e dei fattori cognitivi in essa coinvolti.