Il cervello umano impiegherebbe maggiori risorse per il processamento di indizi di pericolo rispetto a situazioni neutre, ma soprattutto sembra che le persone ansiose utilizzino aree cerebrali differenti – quelle motorie – alle prese con stimoli sociali minacciosi.
Un gruppo di ricercatori francesi ha identificato una specifica modalità di risposta cerebrale coinvolta in questo fenomeno secondo cui il cervello sarebbe in grado di rilevare minacce sociali in maniera automatica entro i 200 millisecondi. Nello studio sono stati misurati i segnali elettrici a livello cerebrale in relazione ad espressioni facciali che generalmente vengono interpretate come minacciose (ad esempio, espressione facciale della rabbia unita a una particolare direzionalità dello sguardo). In tutti i soggetti tali stimoli suscitano a livello cerebrale risposte più immediate rispetto a stimoli emotigeni con minori indizi di pericolosità.
Il dato viene letto alla luce di una funzionalità evolutiva poichè consente risposte adattive più veloci ed efficaci per fronteggiare i pericoli. Simili risposte molto rapide si riscontrano nel caso dell’espressione facciale della paura. Pur non essendo uno stimolo di per sè minaccioso, vi è comunque un razionale evolutivo al momento in cui rilevando velocemente la paura di un nostro consimile possiamo avere a nostra volta indizi riguardo la presenza di una possibile minaccia.
Il risultato più interessante però è che è proprio l’ansia di tratto a fare la differenza: gli individui più ansiosi utilizzerebbero aree cerebrali diverse in risposta agli stimoli sociali minacciosi, e in particolare impiegano le regioni motorie deputate alla regolazione delle azioni per processare gli stimoli sociali. D’altro canto i soggetti con un basso livello di ansia, per elaborare espressioni facciali minacciose attivano maggiormente le aree sensoriali tipicamente coinvolte nel processamento delle espressioni del volto. Dunque i soggetti ansiosi (comunque non appartenenti a un campione clinico) presentano una modalità tipica di elaborare il pericolo in ambito relazionale-sociale che impiega in misura più estesa i circuiti motori rispetto a quelli sensoriali. Lo step successivo sarà comprendere che cosa accade nel caso in cui vi siano condizioni di ansia clinicamente significative.