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Le abilità attentive di base e processamento e regolazione delle emozioni

Esercizi che migliorano le abilità attentive di base possono modificare i circuiti cerebrali coinvolti nel processamento e regolazione delle emozioni

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 04 Dic. 2015

Una delle prime lezioni che si imparano a scuola di psicoterapia è che l’attenzione, uno dei processi cognitivi di psicologia generale per eccellenza, gioca un ruolo rilevante nella paura e nell’ansia. L’attenzione selettiva è uno dei maggiori bias cognitivi che autoalimentano l’ansia.

Uno studio ha voluto verificare se un semplice training mediante computer che richiede ai soggetti di ignorare le informazioni irrilevanti potesse in qualche modo modificare l’attivazione (o meglio l’iper-attivazione) dei circuiti cerebrali a fotografie minacciose, e quindi la reattività emotiva a livello cerebrale. Un gruppo di soggetti è stato sottoposto a un training attentivo di controllo esecutivo in cui veniva loro chiesto di identificare -il più velocemente possibile- la direzione di una freccia posta al centro dello schermo, ignorando la direzione di altre frecce adiacenti ad essa.

Il campione ha eseguito per metà una versione più intensa del training, mentre l’altra metà è stata sottoposta a una versione più “light” e di minore difficoltà. Per tutti i soggetti il training è stato effettuato tre volte al giorno (15 minuti per ciascuna sessione) per un totale di sei giorni.
Per valutare la reattività emotiva è stato utilizzato un test che richiedeva ai partecipanti di riconoscere i colori di un quadrato preceduto da un’immagine neutra o inducente paura. Generalmente il riconoscimento del colore avviene più lentamente quando il quadrato è preceduto da un’immagine emotigena rispetto a un’immagine neutra.

E come pre e post-assessment del training attentivo, i ricercatori hanno sottoposto i soggetti a risonanza magnetica funzionale mentre eseguivano il test per la misurazione della reattività emotiva sopra descritto.
Dunque i partecipanti sottoposti alla versione piu intensa del traning attentivo hanno mostrato una ridotta attivazione dell’amigdala nel post-assessment rispetto al pre-assessment e rispetto al gruppo di controllo (che ha eseguito una versione meno intensa del training). E la minore attivazione dell’amigdala è correlata in questi soggetti alla performance nel task di reattività emotiva, ovvero a minori tempi di reazione di riconoscimento del colore quando seguito da immagini emotigene.

Seppur con i limiti legati a un campione ridotto in numerosità, non patologico, e con assenza di misure degli effetti a lungo termine, questo studio avanza evidenze preliminari per cui esercizi che migliorano in generale le abilità attentive di base – non specificamente legate a stimoli e processi emotivi, come la capacità di ignorare stimoli irrilevanti – possono modificare i circuiti cerebrali coinvolti nel processamento e regolazione delle emozioni.

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Linda Confalonieri
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Redattrice di State of Mind

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