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L’Italia che gioca d’azzardo: uno sguardo all’epidemiologia e alle caratteristiche cliniche del disturbo da gioco d’azzardo. Parte 1

L’OMS riconosce il gambling come una forma morbosa, che senza misure idonee di informazione e prevenzione, può rappresentare un’autentica malattia sociale.

Di Redazione

Pubblicato il 18 Mag. 2015

Aggiornato il 19 Mag. 2015 12:19

Gianna Passalacqua

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce il gioco d’azzardo patologico come una forma morbosa chiaramente identificata, che in assenza di misure idonee di informazione e prevenzione, può rappresentare, a causa della sua diffusione, un’autentica malattia sociale.

Riassunto

La febbre del gioco considerata per anni un semplice vizio è, in realtà, una vera e propria malattia, tanto da essere stata recentemente inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). L’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce il gioco d’azzardo patologico come una forma morbosa chiaramente identificata, che in assenza di misure idonee di informazione e prevenzione, può rappresentare, a causa della sua diffusione, un’autentica malattia sociale. Il GAP è comunque una patologia prevenibile, curabile e guaribile, che necessita di diagnosi precoce, cure specialistiche e adeguati supporti psicologici e sociali. 

Abstract

The fever of the game for years considered a simple habit is in fact a real illness so that it was recently listed in the Essential Levels of Care (LEA). The World Health Organization recognizes the pathological gambling as a morbid form clearly identified, that in the absence of appropriate measures of information and prevention, may be, because of its diffusion, authentic social disease. The GAP, it is still a disease preventable, treatable and curable, which requires early diagnosis, specialized care and appropriate psychological and social support. The article aims to describe a diagnostic pathway for the assessment and evaluation of psychological disorder gambling.

Key Word: Gambling, Gioco d’Azzardo Patologico (GAP), DSM-5.

 

PARTE 1

Introduzione

In un periodo di grande disoccupazione, crisi finanziaria, mutui pluriennali, chi non vorrebbe coronare il grande sogno di vincere una casa? Sisal lancia il nuovo gioco Vinci Casa. Si inizia a sognare da svegli pagando semplicemente 5 euro! E poi… basta indovinare magicamente 5 numeri su 40, la probabilità di vincere al gioco Vinci Casa è di 1 su 658.008, è davvero un sogno! (Zinzi, 2015). Ma la vincita tanto bramata non arriva mai, e se arriva, non placa il desiderio di giocare e ri-giocare nuovamente (Laini, 2015)

Slot machine, video lottery, gratta e vinci, poker online e lotterie istantanee, sono centinaia le forme di gioco d’azzardo legalizzate in Italia. A disposizione di ogni cittadino italiano ci sono più slot machine che posti letto in ospedale.

Un dato allarmante, che negli ultimi anni ha contribuito all’impennata del numero di persone cadute nel vortice del gioco d’azzardo (Nardinocchi, 2014). Comincia così la testimonianza di Antonio, giocatore di azzardo patologico che ha perso tutti i suoi averi, alle slot e videolottery (Viscardi, 2013):

A volte ci parlavo con le slot, vedi a che livello ero arrivato 

Il gioco d’azzardo rientra nella categoria dei giochi di alea: esso si sostanzia nello scommettere denaro o altri beni di valore su un evento ad esito incerto, in cui il caso, in grado variabile determina tale esito (Leone, 2009; Filippi e Breveglieri, 2010).

Caratteristica peculiare di questo tipo di gioco è dunque il fatto che l’abilità del giocatore è ininfluente nella determinazione del risultato del gioco; poichè egli non cerca di vincere su di un avversario, bensì sul caso. Benchè la maggior parte dei giocatori d’azzardo descrivano la loro attività come una piacevole forma di passatempo o come un’innocente distrazione dalla routine quotidiana, senza alcuna conseguenza sfavorevole, alcuni di essi arrivano a sviluppare forme patologiche di gioco, che provocano gravi conseguenze sul piano individuale, familiare, lavorativo e sociale.

Epidemiologia del Gioco d’Azzardo Patologico

Il mercato del gioco d’azzardo è un settore in costante evoluzione ed espansione, tanto che la quantità e l’offerta risultano sempre più ampie e diversificate.

I nuovi giochi d’azzardo (videopoker, slot-machine, bingo, giochi online) definiscono un nuovo modo di giocare: solitario, decontestualizzato, globalizzato, con regole semplici e universalmente valide e pertanto ad alta soglia di accesso (Croce, 2001). Inoltre, si rivolgono a un pubblico generalmente lontano dai luoghi culto dell’azzardo: adolescenti, casalinghe, pensionati, bambini e interi nuclei familiari, che popolano le sale gioco infestate da slot-machine e videopoker o le affollate sale da bingo.

La preoccupazione principale è che tutto ciò possa creare nuove e pericolose forme di dipendenza (Lavanco e Varveri, 2005). La dimensione del fenomeno gioco d’azzardo in Italia è difficilmente stimabile, in quanto ad oggi non esistono studi accreditati, esaustivi e validamente rappresentativi del fenomeno (Serpelloni, 2013).

Secondo il Ministero della Salute in Italia il 54% della popolazione sarebbero giocatori d’azzardo. La stima dei giocatori problematici varierebbe dall’1,3 % al 3,8 % della popolazione generale, mentre la stima dei giocatori d’azzardo patologici varierebbe dallo 0,5 % al 2,2 % (Serpelloni e Rimondo, 2012).

Gioco d’Azzardo Patologico (GAP): caratteristiche cliniche e inquadramento nosografico

La febbre del gioco, considerata per anni un semplice vizio, è in realtà una vera e propria malattia (Zanda, 2002), tanto da essere stata recentemente inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) (Ministero della Salute, 2013; Arrigone e Marino, 2014). Non più, quindi, peccatori destinati alla dannazione eterna o, nella migliore delle ipotesi alle sofferenze espiatorie del purgatorio, né criminali destinati ai tribunali o alle carceri ma malati, pazienti inseriti nei tortuosi circuiti dell’assistenza sanitaria (Pini, 2012). Il gioco d’azzardo patologico viene definito dall’ American Psychiatric Association (APA) come un comportamento persistente, ricorrente, e maladattivo di gioco, che compromette le attività personali, familiari o lavorative (APA, 1994). Recentemente la diagnosi di gioco d’azzardo patologico è andata incontro a sostanziali cambiamenti (Petry et al., 2013). Negli ultimi anni si è discusso, infatti, riguardo alla sua esatta collocazione e se, tale disturbo, debba essere effettivamente considerato un Disturbo del Controllo degli Impulsi, così come veniva classificato nel DSM-IV (Canuzzi, 2012).

Nella primavera del 2013, è stata pubblicata la V edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, DSM-5, che ha apportato dei sostanziali cambiamenti per la comprensione e la concettualizzazione del GAP (APA, 2014).

Classificazione

Rispetto al precedente DSM-IV il cambiamento più rilevante riguarda la classificazione diagnostica: il DSM-5 colloca il Disturbo da Gioco d’Azzardo Patologico (Gambling Disorders) nella categoria della Dipendenza, in una apposita sottocategoria Disturbo non Correlato all’Uso di Sostanze. Lo spostamento del Disturbo da Gioco d’Azzardo è l’espressione di un importante cambiamento diagnostico che evidenzia le analogie, confermate dalle evidenze scientifiche, tra il gambling e le dipendenze chimiche (Brunori et al., 2013). Nello specifico, i motivi che hanno indotto gli esperti ad includere il disturbo da gioco d’azzardo all’interno della categoria della dipendenza dipendono oltre che dall’efficacia di alcuni trattamenti in entrambi i disturbi (Upfold, 2009), anche dall’elevata percentuale di comorbilità riscontrata tra di essi (Hodgins et al., 2005; Moreyra et al., 2010) e dalle simili manifestazioni e categorizzazioni di alcuni sintomi (Petry et al., 2013). Il GAP e i disturbi da uso di sostanze condividono, infatti, molte caratteristiche, tanto che i criteri utilizzati per diagnosticarli sono del tutto simili: entrambi presentano tolleranza, craving ed astinenza, oltre ad un rilevante impatto sulla vita personale, familiare, sociale, finanziaria e legale del soggetto.

Denominazione

Un’ulteriore modifica apportata dal DSM-5 concerne la denominazione del disturbo. Gli esperti infatti hanno proposto di modificare la nomenclatura da Patological Gambling in Gambling Disorders. Il cambiamento non appare meramente linguistico e va nella stessa direzione dell’evoluzione dei disturbi da uso di sostanze. Il DSM-5, infatti, elimina qualsiasi distinzione tra diagnosi di abuso e dipedenza da sostanze, per unificarle in una sindrome alla quale viene assegnata un gradiente di gravità, sulla base del numero di criteri che sono soddisfatti nello specifico quadro clinico (Bellio, 2013). Gli studiosi, inoltre, sperano che questa nuova denominazione contribuisca a ridurre lo stigma e la condanna morale associata al termine patologico (Petry et al., 2013).

Criteri Diagnostici

Nel DSM-5 i criteri diagnostici per il Disturbo da Gioco d’Azzardo non hanno subito cambiamenti significativi sul piano qualitativo. La Task Force del DSM-5, tuttavia, ha optato per l’eliminazione del criterio degli atti antisociali: ha commesso atti illegali come falsificazione, frode, furto o appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo, dal momento che sembra non contribuire molto all’accuratezza e alla precisione diagnostica per l’identificazione della maggior parte dei giocatori patologici (Strong et al., 2007; Toce-Gerstein et al., 2003). Inoltre il DSM-5 classifica il disturbo in lieve (se sono soddisfatti 4-5 criteri), moderato (se sono soddisfatti 6-7 criteri), grave (se sono soddisfatti 8-9 criteri).

 

Anche in Italia, il Disturbo da Gioco d’Azzardo sta assumendo sempre più le caratteristiche di una vera e propria malattia sociale con costi insostenibili per milioni di cittadini. Il concetto di pericolosità insito nel gioco, non fa ancora parte del nostro patrimonio culturale, ciò provoca una sottostima del reale pericolo che rappresenta nella sua forma patologica.

FINE PRIMA PARTE

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Ringraziamenti

Si ringrazia il Dott. Corrado Amedeo Presti per la collaborazione nella stesura e la ricerca bibliografica. Inoltre si ringrazia la Dott.ssa Mariagrazia Occhipinti.

 

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BIBLIOGRAFIA:

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