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Il training autogeno e la psicoterapia autogena

Il training autogeno è una tecnica di rilassamento e autodistensione da concentrazione psichica che produce modificazioni a livello di psiche e soma.

Di Federica Marcante

Pubblicato il 23 Apr. 2015

Aggiornato il 12 Giu. 2017 14:40

 

Il training autogeno (T.A.) è una tecnica di rilassamento e autodistensione da concentrazione psichica ideata negli anni ’30 da Johannes Heinrich Schultz a partire dallo studio sistematico delle applicazioni dell’ipnosi e dell’autoipnosi in ambito clinico (Schultz, 1986).

Il training autogeno, basandosi sul concetto di autogenicità, permette di produrre da sé determinate modificazioni a livello dell’unità psiche – soma.  L’uomo in Schultz è inteso, infatti, in senso bionomico in quanto non può prescindere dalla propria completezza di corpo e psiche (Deganello, 2005 – 2006). Questa concezione bionomica della vita prende in considerazione la complessità dell’uomo che fin dalla nascita si esprime attraverso il corpo e le parole.

Il corpo, come sottolinea Galimberti (1997), è lo sfondo di tutti gli eventi psichici. Il training autogeno permette dunque di entrare in contatto con il proprio corpo diventando più consapevoli di sé. La persona riesce, grazie alla pratica di questa tecnica, ad entrare in uno stato d’attenzione passiva, a sospendere l’attività volitiva mettendo il mondo esterno tra parentesi, vivendo pienamente la propria corporeità.

Schultz afferma che (1986, pag. 18) [blockquote style=”1″]“in soggetti con sufficiente autonomia psichica, disposti all’ esperimento, è possibile ottenere in opportune posture, con lo smorzamento della percezione di stimoli ambientali, con l’aiuto di stimolazioni monotone, un restringimento del campo della coscienza; possono allora comparire predominanza della vita riflessa, automatismi, trasformazioni del vissuto interiore”.[/blockquote]

Il training autogeno di base consiste nell’apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica passiva che permettono progressivamente il realizzarsi di spontanee modificazioni di funzioni involontarie (tono muscolare, funzionalità vascolare, attività cardiaca e polmonare, equilibrio neurovegetativo). Questo stato di commutazione autogena genera una deconnessione psichica permettendo appunto il passaggio da uno stato di veglia ad uno stato di metabolismo di base simile al sonno (Schultz, 1986).

Il training autogeno si divide in due gruppi di esercizi: ciclo inferiore e ciclo superiore. Gli esercizi del ciclo inferiore o somatico sono volti al raggiungimento della capacità di abbandonarsi all’ ascolto passivo del corpo e sono: pesantezza, calore, cuore, respiro, plesso solare e fronte fresca (Schultz, 1986). Gli esercizi del ciclo superiore invece sono deputati all’ ascolto passivo della psiche (Peresson, 1984).

Grazie a questa tecnica è possibile ritrovare un buon equilibrio psicofisico accedendo ad uno stato interno di benessere ed armonia. Con finalità terapeutiche il training autogeno offre la possibilità al paziente di esplorare il proprio corpo e liberare il suo linguaggio esprimendo quello che spesso non riesce a comunicare (Deganello, 2005 – 2006).

I benefici del training autogeno sono (Schultz, 1986; Peresson, 1985):
Rilassamento e autoinduzione di uno stato di calma;
Benessere psicofisico;
Autoregolazione di funzioni corporee involontarie;
Recupero energie fisiche e psichiche;
Potenziamento delle prestazioni psicofisiche;
Miglioramento capacità mnestiche;
Autodeterminazione;
Introspezione e autocontrollo.

Questi risultati dimostrano come, grazie al training autogeno, si producano delle modificazioni che permettono una regolarizzazione di funzioni vitali e uno scaricamento delle tensioni. Il training autogeno è indicato in medicina psicosomatica nel trattamento di molti disturbi come cefalea vasomotoria, gastrite, balbuzie, asma, eczema, tachicardia (Wallnöfer, 1993). È inoltre indicato per il trattamento di disturbi d’ansia, nevrosi fobiche, sindromi depressive reattive e per alcuni tipi di disturbi sessuali come vaginismo ed eiaculazione precoce (Wallnöfer, 1993; Zuliani, 2003 – 2004).

Grazie a questa tecnica è possibile rimettersi in contatto con il proprio sentire corporeo recuperando la propria soggettività, acquisendo maggior consapevolezza non solo del proprio corpo ma anche della propria profondità emotiva.

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BIBLIOGRAFIA:

  • Deganello A. (2005 – 2006), “Corporeità e psicoterapia autogena”, Psiche Nuova, CISSPAT, Padova: 141 – 144.
  • Galimberti U. (1987), Il corpo, Edizioni Feltrinelli, Milano, 1987.
  • Peresson L. (1985), Psicoterapia autogena, Edizioni Faenza, Faenza.
  • Peresson L. (1984), Trattato di psicoterapia autogena, Piovan Editore, Abano Terme.
  • Schultz J. H. (1986), Il training autogeno, Volume I, Esercizi Inferiori, Edizioni Feltrinelli, Milano.
  • Wallnöfer H. (1993), Anima senza ansia, Edizioni Universitarie Romane.
  • Zuliani E. (2003 – 2004), “Il training autogeno quale terapia sessuologica: fondamenti metodologici e principi applicativi”, Psiche Nuova, CISSPAT, Padova: 181 – 185.
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