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CBT: il risveglio della bella addormentata

Reportage dall' incontro di Padova tra esponenti della psicoterapia cognitiva e comportamentale in Italia. (Sab 15 novembre 2014)

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 19 Nov. 2014

Aggiornato il 18 Set. 2017 14:49

Incontro a Padova tra esponenti della psicoterapia cognitiva e comportamentale in Italia

La terapia cognitiva e comportamentale –ovvero la CBT (cognitive behavioural therapy)- in Italia è una bella addormentata. Se ne sta rinchiusa nel suo castello e si accontenta delle sue formidabili mura fortificate, che si chiamano “rigore scientifico”, “provata efficacia clinica”, “successo internazionale” e “modernità”. E dorme. Illudendosi che basti attendere e un principe azzurro verrà a liberarla, consegnandole le chiavi del regno della psicoterapia.

Il principe azzurro, però, appartiene a un’altra favola, quella di Biancaneve, e non comparirà in questo racconto. Sarebbe ora che la CBT si desse una mossa e la smettesse di illudersi che bastino rigore scientifico e provata efficacia per diffondersi nella pratica clinica italiana. Accanto alla Scienza esiste anche la Storia con le sue leggi altrettanto rigorose, seppur meno prevedibili. E tra queste regole c’è quella che dice che i profeti disarmati fanno poca strada. Occorre organizzarsi, porsi degli obiettivi, muoversi.

Per fortuna qualcuno lo sta facendo. Forse un principe azzurro in fondo c’è, deciso a risvegliare la principessa dai suoi sogni. E questo principe potrebbe essere Ezio Sanavio, professore di psicologia a Padova e figura storica dello sviluppo della CBT in Italia. La settimana scorsa Sanavio ha invitato a incontrarsi i direttori di alcune tra le più importanti scuole di specializzazione in CBT. L’incontro è avvenuto a Padova venerdì 14 novembre nell’aula “Cesare Musatti” del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova.

Sanavio desidera compattare le forze del cognitivismo e comportamentismo clinico italiani, movimento che in Italia non ha avuto ancora il pieno successo di cui gode all’estero. La CBT, è, al giorno d’oggi, la psicoterapia che più di ogni altra può aspirare al titolo di cura scientificamente efficace. I suoi meccanismi di azione e la sua capacità di generare benessere in pazienti di vari disturbi psicologici sono stati testati in studi rigorosi (vedi tabella), il cui standard scientifico è paragonabile a quello rispettato per provare scientificamente l’efficacia dei farmaci chimici e gli interventi chirurgici raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Che infatti raccomanda anche la CBT.

 

Protocolli CBT efficaci per disturbi psicologici

Abuso di sostanze Beck, Wright, Newman e Liese (1993)
Accumulo patologico (hoarding) Frost, Krause e Steketee (1996)
Ansia Beck e Emery (1985)
Ansia sociale

 

Clark e Wells (1995); Heimberg (1997); Rapee (1997)
Disturbi alimentari Fairburn (1981); Fairburn, Shafran e Cooper (1999)
Disturbo d’ansia generalizzato Wells (1995); Dugas (1998)
Disturbo d’ansia per la salute Salkovskis (1985)
Disturbo bipolare Basco e Rush (2005)
Disturbo dismorfofobico Veale (2002)
Disturbo ossessivo compulsivo Salkovskis (1985); Rachman (2002)
Disturbi di personalità Beck, Freeman e collaboratori (2003)
Disturbo post-traumatico da stress Ehlers e Clark (2000); Brewin (2001)
Gestione delle crisi Dattilio e Freeman (1994)
Insonnia Harvey (2003)
Problemi di coppia Beck (1988)
Psicosi

 

Beck, Grant, Rector e Stolar, (2008); Chadwick (1998)
Rabbia Beck (1999)
Tic O’Connor (2003)

 

Malgrado questo, oggi la CBT è poco diffusa in Italia. È praticata in studi privati e in alcuni centri specialistici pubblici e privati. La sua presenza nel servizio pubblico è a macchia di leopardo: in alcune zone sporadica, in altre meno. Non esiste un piano generale di diffusione, la sua presenza sul territorio è affidata all’eventuale passione dei singoli operatori. Eppure per alcuni disturbi, come le varie forme di ansia, è il trattamento di elezione, come potrebbe esserlo l’aspirina per alcuni stati infiammatori. Immaginiamo un servizio pubblico che prescrive l’aspirina ina base alle convinzioni dei singoli medici che presidiano un certo territorio. Una situazione intollerabile.

Le colpe non sono solo della scarsa informazione del governo politico, ma anche della poca coordinazione degli esponenti della CBT in Italia. E per questo Sanavio si è mosso, invitando alcuni di questi esponenti a Padova per parlare, confrontarsi e iniziare a disegnare una linea d’azione.

La redazione di State of Mind era presente ufficialmente all’evento, con l’incarico di raccontarlo.

L’incontro prevedeva una serie di relazioni, una libera discussione e una conclusione che convenisse su una qualche preliminare linea d’azione. Per prima ha parlato Antonella Montano del Beck Institute di Roma, che ha difeso una concezione omogenea della CBT come terapia scientifica e pragmatica. Ha aggiunto che in Italia occorre migliorare il contributo originale alla ricerca e alla validazione empirica del modello CBT. La parte più interessante è stata quando la Montano ha raccomandato un forte controllo sull’aderenza dei terapeuti italiani ai protocolli CBT validati, lasciando da parte la tendenza alla personalizzazione creativa dei trattamenti.

Dopo la Montano, Carlo Ricci dell’Istituto Walden di Roma ha difeso gli standard formativi italiani e proposto la costituzione di un’agenzia che garantisca il rispetto degli standard di aderenza. Che gli standard italiani siano elevati e tra i più severi d’Europa grazie alla legge fondante delle scuole di terapia è vero. Al tempo stesso, però, sono carenti nel fornire un percorso di formazione continua che vada al di là degli anni iniziali. Inoltre, è sembrato che la proposta di Ricci di un’agenzia rischi di generare solo nuovi organi e nuova burocrazia.

Lucio Sibilia del Centro per la Ricerca in Psicoterapia ha parlato con franchezza di un altro problema che danneggia la diffusione della CBT in Italia: la frammentazione teorica e clinica che sta iniziando a investire la CBT, anche all’estero. Difficile diffondere un paradigma che sta iniziando a dividersi. Per questo Sibilia proporne la formazione di un vocabolario comune che unisca le differenti correnti. Il rischio però sarebbe la produzione di un tentativo eclettico e poco capace di svilupparsi.

Silvio Lenzi della scuola bolognese di psicoterapia cognitiva a indirizzo costruttivista ed evolutivo è esponente di una delle correnti che si stanno differenziando dal tronco centrale della CBT e quindi ha difeso questo processo di differenziazione come una ricchezza e uno sviluppo. Lenzi inoltre non ha negato il bisogno che anche questa corrente si misuri con la ricerca. Parere forse di parte, ma che ha diritto di parola. Certo, si spera che la differenziazione di sotto-paradigmi non diventi un caotico gioco fine s stesso.

Sandra Sassaroli della Scuola Studi Cognitivi di Milano ha invece difeso la centralità della CBT e dell’aderenza ai protocolli, pur lasciando spazio alla possibilità di integrare sviluppi collaterali costruttivisti ed evolutivi. Sassaroli ha inoltre condiviso con forza la necessità di costruire una associazione che tuteli le scuole cognitivo comportamentali verso le istituzioni.

Paolo Moderato professore di Psicologia Generale presso la Libera Università IULM di Milano e direttore di IESCUM (Istituto Europeo per lo Studio del Comportamento Umano) ha parlato dei recenti sviluppi di terza ondata come una possibilità di riunificazione e non di frammentazione; questi sviluppi danno attenzione ai processi clinici, sui quali si può trovare un accordo scientifico.

Roberto Anchisi dell’Accademia di Scienze Comportamentali e Cognitive di Parma ha insistito sulla necessità di un trattamento olistico, che non restringa la psicoterapia cognitiva alla cura del sintomo. Antonino Tamburello dell’Istituto Skinner di Roma ha raccomandato la necessità di un’azione concreta.

Infine, Francesco Mancini ha parlato della centralità della ricerca sperimentale come base scientifica della CBT. Nella discussione successiva hanno parlato Maria Grazia Strepparava dell’Università di Milano Bicocca e Paolo Michielin dell’Università di Padova, entrambi invocando azioni concrete. In particolare Michielin ha evocato lo spettro della consunzione che colpisce tutti i movimenti che non riescono a montare sul treno del successo quando passa.

Tra le relazioni emergevano alcune differenze, tra le quali la maggiore era tra chi spingeva per protocolli di cura focalizzati e scientificamente rigorosi e chi invece desiderava una concezione della CBT che sapesse unire aspetti umanistici alla scientificità.

Il risultato più confortante, però, è il desiderio concreto di far nascere una Consulta che raccolga le personalità più influenti della psicoterapia cognitiva e comportamentale in Italia e sappia rappresentare i suoi interessi presso gli organi ministeriali e governativi. La fine della giornata ha visto la costruzione di un piccolo gruppo di partecipanti che si occuperà di costruire il primo statuto della consulta da proporre alla prima riunione che si terrà a Padova i primi di febbraio.

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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