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Antropop. Antropologia della tribù globale di D. Canestrini

Duccio Canestrini ha sviluppato un modo di vedere il futuro delle persone e delle culture: Antropop, l'antropologia che entra nel mondo e si fa pop

Di Sara Della Morte

Pubblicato il 08 Lug. 2014

Aggiornato il 09 Lug. 2014 12:15

 

 

Duccio Canestrini con questo libro ha sviluppato un modo di studiare il futuro delle persone e delle culture: L’AntroPop.

[blockquote style=”1″]Le cose sono in continuo cambiamento. Molte cose sono cambiate nella nostra cultura. Il mondo è diventato un frittatone planetario. Niente e nessuno è libero da influenze. Stiamo vivendo un inedito, colossale merge, una fusione. In poche parole siamo fusi. Da questa fusione magmatica salgono tante bolle colorate che scoppiettano. E il rumore che fanno, disordinatamente, è pop.[/blockquote]

Duccio Canestrini con questo libro ha sviluppato un modo di studiare il futuro delle persone e delle culture: L’AntroPop.

Ma andiamo con ordine il testo si compone di quattro parti, Antropop entra prima nel vivo della vita quotidiana, leggendo fatti e fenomeni diversi.

Forse non lo sapevate ma Ken ha lasciato Barbie per colpa di Greenpeace; il parabrezza dell’auto è il monitor attraverso cui vediamo il mondo, l’oggettistica da abitacolo è quindi cultura; Martina, che si dichiara lesbica, adora il crushing; ragazzi e ragazze si scattano la foto che diventerà l’immagine del loro profilo online; liberare le mani dalla deambulazione ci ha permesso di passare molte ore a testa bassa scrutando uno schermo (we never look up); le <tradizioni di merda>, con licenza accademica, andrebbero abbandonate senza indugi.

Questo per dire che tutto sommato i temi sono più grandi di quello che sembrano.

In Stupidi indigeni, stupidi antropologi l’autore definisce che è leggendo i fumetti di Flash Gordon che ci si appassiona all’antropologia, sul pianeta Mongo era impossibile non appassionarsi alla diversità delle persone e delle culture; Rihanna assomiglia troppo alla Venere ottentotta; inganni, abbagli e truffe costellano la storia dell’antropologia e dell’etnografia con finti indigeni, finiti antropologi, finte relazioni di viaggio (tutto il mondo è paese mi verrebbe da aggiungere); le teorie affascinanti e assurde di Lombroso vengono contrapposte in Django di Tarantino; passano secoli e decenni ma i razzismi no.

La vecchia antropologia qui a fatica ne esce viva.

Homo turisticus siamo tutti noi che quando viaggiamo ci mettiamo in scena ma forse poi ci capiamo qualcosa. Anche gli antropologi nei loro viaggi possono essere ingannati.

Margaret Mead riassumeva così: “Lo psicologo ha problemi con la propria personalità, il sociologo è in disaccordo con la comunità, l’antropologo è quello che ha problemi sia con se stesso, si con la società di cui fa parte”.

Corporama è la sezione dedicata al corpo. Il corpo, spiega l’autore, è quel luogo autentico che ci racconta, lo sguardo, il saluto, il sorriso. Per quanto riguarda i giovani è l’era della “fusion” tra tatuaggi e piercing ma nessuno ne approfondisce il significato. È la ricerca ostinata di segni particolari, del lookdiversità. È l’epoca dello spettacolo della nudità umana. Dici cultura ma è un magnamagna, non c’è più manifestazione culturale senza assaggino del prodotto tipico.

Insomma Antropop è il punto di vista di un androide specializzato in operazioni intellettuali di emergenza.

 

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