Sembra che la percezione di una definizione più o meno netta tra lavoro e vita privata moderi la relazione tra uso dello smartphone a scopo produttivo e percezione dello stress legato al lavoro.
In Italia, il 41% della popolazione possiede uno smartphone e in media ogni utente lo utilizza per navigare la rete per quasi 2 ore al giorno (dati “We are Social” aggiornati a gennaio 2014). Se ci aggiungiamo il tempo che si passa al lavoro (chi su PC o altri dispositivi, chi lontano da essi), possiamo presumere che buona parte di quelle due ore faccia riferimento al tempo speso a casa.
Il web stesso pullula di notizie che sottolineano quanto gli smartphone, soprattutto attraverso i social network, stiano danneggiando la nostra vita sociale e relazionale. Aperitivi passati ognuno con gli occhi sul proprio schermo, concerti non ascoltati ma ripresi dalle telecamere dei telefonini, essere sempre fisicamente da una parte e con la testa da un’altra. Le polemiche si sprecano, dalle selfie a ogni ora e in ogni posizione, alla mania di Instagrammare i piatti prima di mangiarli, ai giochi più o meno pericolosi che spopolano su facebook sotto la forma di catene di Sant’Antonio.
Quando si parla di smartphone e produttività, si tende a pensare a quanto questi strumenti possano distrarre dal lavoro e dalle mansioni, provocando un calo nelle prestazioni. Si considera poco l’altra faccia della medaglia, cioè la misura in cui questa possibilità di essere contemporaneamente in più posti si ripercuota sul benessere dei lavoratori una volta che arriva il momento di tornare a casa.
Una ricerca condotta dall’Università di Rotterdam (Derks et al., 2014) ha indagato la relazione tra l’utilizzo dello smartphone per scopo di lavoro ma fuori dall’orario lavorativo (come la lettura delle e-mail), il distacco psicologico dal lavoro una volta rientrati a casa e la sensazione di stanchezza lavorativa, prendendo in considerazione anche la percezione di una divisione più o meno netta tra la vita privata e quella lavorativa.
In particolare, Dersk e colleghi hanno indagato con un diario quotidiano su 4 giorni lavorativi successivi quanto i partecipanti si sentivano in dovere di controllare messaggi e e-mail fuori dall’orario di lavoro, quanto erano in grado di lasciare le questioni lavorative fuori dalla porta di casa, quanto valutavano stressante il proprio lavoro e quanto percepivano che la loro azienda incentivasse e richiedesse un impegno e una reperibilità anche al di fuori delle otto ore.
Analizzando i dati raccolti in quattro diversi setting è emerso come un maggiore uso degli smartphone a scopo lavorativo una volta rientrati in casa fosse correlato con una maggiore difficoltà a staccare la spina e, a sua volta, come questo fosse correlato con una sensazione di maggiore stress e maggiore stanchezza per il proprio lavoro. E fin qui, sono risultati che potevamo immaginare.
La cosa interessante è il ruolo che sembra giocare la percezione dei lavoratori rispetto alle norme implicite dettate dall’azienda per quanto riguarda la chiarezza dei confini tra lavoro e vita privata. Sembra, infatti, che, le persone che normalmente accettano di buon grado che il proprio lavoro si inserisca anche nel tempo in cui non sono in ufficio siano più capaci di staccare dal lavoro nei giorni in cui utilizzano di più il proprio smartphone. Secondo gli autori, queste persone potrebbero essere abituate a continuare a preoccuparsi per questioni lavorative anche una volta rientrate a casa, e l’utilizzo dello smartphone in questo senso potrebbe funzionare da strumento di controllo con la capacità di calmare queste preoccupazioni.
Sembra allora che la percezione di una definizione più o meno netta tra lavoro e vita privata moderi la relazione tra uso dello smartphone a scopo produttivo e percezione dello stress legato al lavoro.
In questo senso, politiche come quella promossa dalla Volkswagen, che prevedono che le e-mail degli impiegati non siano più utilizzabili 30 minuti dopo la fine dell’orario di lavoro, potrebbero risultare in realtà ansiogene e più stressanti per quei lavoratori che accettano di buon grado di continuare a monitorare le proprie mansioni anche una volta fuori dall’ufficio.
ARGOMENTI CORRELATI:
PSICOLOGIA DEL LAVORO – PSICOLOGIA DEI NEW MEDIA – SMARTPHONE – STRESS
BIBLIOGRAFIA:
- Derks, D., Van Mierlo, H., Schmitz, E. B. (2014). A diary study on work-related smartphone use, psychological detachment and exhaustion: examining the role of the perceived segmentation norm. Journal of Occupational Health Psychology, 19(1), 74-84. doi: 10.1037/a0035076