Un recente studio indiano pubblicato in questi giorni sulla rivista The Lancet evidenzia che i cosiddetti “community-based treatment”- trattamenti domiciliari individualizzati che consentono al paziente di rimanere all’interno della propria comunità gestiti da operatori sociali – sarebbero statisticamente moderatamente più efficaci (in associazione al trattamento usuale psichiatrico) rispetto ai soli trattamenti standard (in tale contesto intesi come visite psichiatriche della durata media di 15-20 minuti con prescrizione di farmaci antipsicotici e brevi informazioni sulla patologia e sulla sintomatologia).
Il trial clinico ha coinvolto 282 pazienti di tre regioni indiane tra l’inizio del 2009 e la fine del 2010. In realtà, il senso dei trattamenti “community-based” nei paesi poveri si innesta paradossalmente anche su un limite di tali sistemi sanitari in termini di scarse disponibilità e accessibilità ai servizi di salute mentale.
L’intervento community-based care messo a punto nello studio mira a promuovere la collaborazione tra soggetti –operatori sociali afferenti alla rete sociale del paziente selezionati considerando un livello di scolarità medio, buone skills interpersonali e formati per sei settimane per l’erogazione di micro interventi flessibili finalizzati alla psicoeducazione e basica riabilitazione nell’ambito della psicosi.
Per tali facilitatori è prevista una continua supervisione all’interno dei team di specialisti della salute mentale (tecnici della riabilitazione e psichiatri). Il campione dello studio è composto da pazienti con diagnosi di schizofrenia di età compresa tra i 16-60 anni randomicamente assegnati alla condizione di trattamento standard oppure alla condizione di interventi community-based in associazione al trattamento standard.
Tra le misure di outcome adottate ritroviamo la PANSS (Positive and negative syndrome scale) e la Indian disability evaluation and assessment scale (IDEAS). Dopo 12 mesi, i punteggi delle scale PANSS e IDEAS risultavano significativamente inferiori nel gruppo sperimentale di interventi “community-based” associati al trattamento standard rispetto al gruppo di controllo.
Anche se non si sono riscontrate differenze nella percentuale di pazienti che hanno presentato una riduzione di più del 20% della totalità dei sintomi. In particolare, la riduzione più significativa nella sintomatologia e nella quota di disabilità si è riscontrata nei villaggi rurali del Tamil Nadu che non avevano accesso ad alcuna struttura di salute mentale; riduzione sintomatologica maggiore rispetto alle altre due aree semi-urbane con maggiore accessibilità ai servizi psichiatrici.
Interessante anche notare che gli interventi riabilitativi community-based domiciliari però non hanno avuto modo in ogni caso di modificare la stigmatizzazione e migliorare la comprensione della patologia da parte dei familiari. Lo studio è registrato come un International Standard Randomised Controlled Trial, numero ISRCTN 56877013.
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BIBLIOGRAFIA:
- Chatterjee, S. Naik, S., Sujit J.,, Dabholkar, H., Balaji, M., Koschorke, M., Varghese, M., Thara, R., Weiss, H.A., Williams, P., McCrone, P., Patel, V., & Thornicroft,G. (2014). Effectiveness of a community-based intervention for people with schizophrenia and their caregivers in India (COPSI): a randomised controlled trial. www.thelancet.com Published online March 5, 2014 http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(13)62629-X
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G. McNEIL Jr. D.,MARCH 17, 2014, Schizophrenics and Home Care, Science, The New York Times.