La mentalizzazione, costrutto simile a quello della metacognizione (Semerari et al., 2003), è definita come capacità di concepire gli stati mentali altrui come spiegazioni del comportamento (Fonagy, Target, 2006). I disturbi dove è presente una difficoltà nella mentalizzazione sono in particolare la schizofrenia e il Disturbo Borderline di Personalità
La mentalizzazione è una capacità adattiva che permette agli esseri umani di intessere legami sociali e affiliativi importanti (Brüne, Brüne-Cohrs, 2006; Fonagy, Target, 2006) ed ha un substrato neurologico ben preciso (Brüne e Brüne-Cohrs 2006).
I disturbi dove è presente una difficoltà nella mentalizzazione sono in particolare la schizofrenia e il Disturbo Borderline di Personalità (Fonagy, Bateman, 2006), oltre che tutti gli altri disturbi di personalità.
Uno degli obiettivi della terapia con pazienti con difficoltà nella mentalizzazione è quello di comprendere gli stati emotivi del paziente nonché le reazioni interpersonali che li hanno generati. In questo modo sarà possibile tracciare i cicli interpersonali disfunzionali che si vengono a creare tra il paziente e gli altri con cui intesse relazioni sociali e che, prima o poi, si riproporranno in terapia tra paziente e terapeuta. Il terapeuta in grado di mentalizzare sarà capace di riconoscere che sta cadendo in un ciclo interpersonale disfunzionale attraverso la comprensione del proprio stato mentale e di quello del paziente e di validarne lo stato emotivo piuttosto che allarmarsi come potrebbe accadere ad esempio con un paziente con DBP che minaccia un acting-out.
Quanto detto suggerisce l’idea che la mentalizzazione sia un’abilità clinica che il terapeuta deve necessariamente possedere, senza la quale non può esserci una genuina comprensione del paziente.
Recentemente c’è stato interesse riguardo la comprensione della mentalizzazione e del suo ruolo nel setting terapeutico: una ricerca ne chiarisce l’importanza.
Ensink et al. (2013) hanno cercato di comprendere se un training specifico possa aumentare la Funzione Riflessiva di terapeuti all’inizio della loro attività clinica nel lavoro con pazienti con Disturbo Borderline di Personalità.
La ricerca ha coinvolto 48 studenti di psicologia clinica che sono stati assegnati casualmente o al training per la mentalizzazione o al training didattico.
Il gruppo sul training didattico è stato condotto da un professore di psicologia clinica utilizzando lo stesso metodo formativo seguito nel corso di specializzazione post-lauream in psicologia clinica. Gli obiettivi della formazione didattica erano: formulare una diagnosi in base ai criteri del DSM tenendo presente i sintomi e i comportamenti riferiti dal paziente, rintracciare modelli eziologici e infine elaborare un piano di intervento.
Il training sulla mentalizzazione è stato tenuto da un professore esperto nelle abilità di mentalizzazione. Durante il training gli studenti venivano incoraggiati ad esprimere loro impressioni ed emozioni nei confronti del caso clinico presentato: in una prima fase gli studenti imparavano a riconoscere e a differenziare le loro reazioni, in particolare quelle reazioni che li allontanavano da una reale comprensione degli stati emotivi del paziente; in una seconda fase sono stati incoraggiati ad esplorare le emozioni che hanno sperimentato mettendosi nei panni del paziente, a descriverle, per poi giungere ad una comprensione dei sintomi come conseguenza delle dinamiche comportamentali.
I risultati dello studio hanno importanti implicazioni per la formazione post-lauream degli studenti di psicologia clinica: infatti hanno evidenziato che un breve training per la mentalizzazione produce un incremento della Funzione Riflessiva (FR) in terapeuti impegnati nel lavoro con pazienti con DBP; la sola formazione didattica ha invece prodotto un peggioramento della Funzione Riflessiva del terapeuta allontanandolo dalla comprensione degli stati mentali e dei comportamenti del paziente con DBP.
Lo studio ha avuto il merito di evidenziare che un training per la mentalizzazione è in grado di produrre un miglioramento nella FR del terapeuta ma non chiarisce al momento quali siano le implicazioni per il paziente e per l’esito della terapia.
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BIBLIOGRAFIA:
- Brüne M. & Brüne-Cohrs U. (2006). Theory of Mind – evolution, ontogeny, brain mechanisms and psychopatology, in Neuroscience and Biobehavioral Reviews, 30, pp. 437-455.
- Ensink K., Maheux J., Normandin L., Sabourin S., Diguer L., Berthelot N. & Parent K. (2013). The impact of mentalization training on the reflective function of novice therapists: A randomized controlled trial, in Psychotherapy Research, 23, (5) pp. 526-538
- Fonagy P. & Bateman A.W. (2006). Mechanisms of change in mentalization based treatment of BDP, in Journal of Clinical Psychology, 62, pp. 411-430.
- Fonagy P. & Target M (2006). The mentalization-focused approach to self pathology, In Journal of Personality Disorders, 20, pp. 544-576.
- Semerari A., Carcione A, Dimaggio G., Falcone M., Nicolò G., Procacci M. & Alleva G. (2003) How to evaluate metacognitive function in psychotherapy? The Metacognition Assessment Scale ant its applications, in Clinical Psychology and Psychotherapy, 10, pp. 238-261.