expand_lessAPRI WIDGET

La relazione Madre-Bambino: un micro-cosmo diadico

Diade madre-bambino: mondo chiuso all’esterno e ricco al suo interno definito dai confini stessi della diade in cui le prime relazioni sono fini a se stesse

Di Cristina Fratini

Pubblicato il 19 Dic. 2013

Aggiornato il 14 Apr. 2014 10:46

 

 La relazione Madre-Bambino: un micro-cosmo diadico

L’importanza delle interazioni nei primi mesi di vita per lo sviluppo emotivo, sociale e cognitivo del bambino.

 

La relazione madre bambino un micro cosmo diadico. - Immagine: ©-Svetlana-Fedoseeva-Fotolia.comLa diade madre-bambino è un mondo chiuso all’esterno e ricco al suo interno, definito dai confini stessi della diade. Le prime interazioni sono fini a se stesse e il loro unico scopo è quello di interagire: sono due i partecipanti e non esiste altro che le loro espressioni facciali, la loro vocalizzazione, la loro emotività.

È una comunicazione affettiva a scopo interno. Madre e bambino nel loro agire e reagire, costituiscono un luogo all’interno del quale il bambino pone le fondamenta di una delle più sviluppate aree della sua competenza: la lettura e interpretazione dei segnali e delle espressioni emotive dei comportamenti altrui (Barone, 2009).

Diversi studi hanno dimostrato come il bambino sia dotato di una sensibilità sociale alla nascita, caratterizzata da una preferenza per facce, sguardo diretto e imitazione, un vero “preadattamento” (Schaffer, 1984) che lo predispone al rapporto sociale e che emerge sia nell’ambito delle capacità espressive e dell’organizzazione comportamentale che in quello delle capacità percettive (Lavelli, 2007).

Queste predisposizioni favoriscono l’avvio delle prime forme di interazione ma poiché all’inizio non c’è un bambino ma una diade, anche il contributo del partner significativo è fondamentale per lo sviluppo sociale, emotivo e cognitivo del bambino (Carpendale & Lewis, 2004, in Mcquaid, Bibok, & Carpendale, 2009).

La madre deve mostrare nei confronti del bambino, una buona responsività, solo così i bambini diventeranno abili nel percepire gli effetti del loro comportamento sugli altri (Gergely & Watson, 1999, in Mcquaid, Bibok, & Carpendale, 2009) e imparano a usate il loro comportamento vocale e facciale in maniera strumentale (Stern, 1999, Mcquaid, Bibok, & Carpendale, 2009). È vero che il bambino è predisposto a interagire selettivamente agli esseri umani ma è anche vero che l’ambiente in cui è inserito deve essere sensibilmente responsivo.

Negli ultimi anni, nell’ambito dell’infant research, si è verificato un aumento dell’interesse per lo studio delle modalità attraverso cui il bambino arriva a condividere la sua esperienza soggettiva e quindi i suoi stati affettivi, la sua attenzione, le sue intenzioni, con quella di un’altra persona. La necessità di osservare e descrivere in maniera accurata i segnali che vengono emessi dalla madre e dal bambino all’interno della diade momento per momento, durante le loro interazioni, ha portato all’utilizzo delle tecniche di analisi microanalitiche in modo da rilevare ogni minimo cambiamento di comportamento, e ottenere dettagliate informazioni su “quali” comportamenti occorrono, “quando” e “per quanto tempo” prendendo come unità di analisi o i singoli comportamenti dei membri della diade oppure la diade stessa.

Due grandi studiosi dell’ambito della psicologia dello sviluppo: Edward Tronick e Alan Fogel, si sono interessati allo studio delle prime relazioni madre-bambino introducendo un proprio schema di codifica. Ciò che li unisce è l’analisi dell’interazione diadica, ciò che li differenzia è l’unità di analisi considerata.

Tronick si focalizza sui comportamenti interattivi della madre e del bambino in modo distinto, eseguendo un tipo di analisi microanalitica discreta.

Fogel considera le due componenti congiuntamente focalizzandosi sul processo di co-regolazione diadica, eseguendo un’analisi microanalista olistica.

Considerando queste due modalità di analisi microanalitica complementari piuttosto che escludentisi, nel 2011 è stato condotto uno studio che potesse indagare possibili relazioni tra le due modalità, in particolare, si è deciso di mettere in correlazione le misure rilevate dai due schemi di codifica: l’Infant and Caregiver Engagement Phases (ICEP; Weinberg & Tronick, 1998) e il Sistema di Decodifica Relazionale (Fogel et al., 2003) creati dai due autori per indagare, rispettivamente, la capacità di regolazione emotiva del bambino e quelle di co-regolazione della diade. L’obiettivo dello studio era quello di dimostrare come la co-regolazione diadica influenzi le condotte di auto-consolazione del bambino e i suoi comportamenti interattivi sia durante l’interazione faccia-a-faccia sia a fronte di una situazione di stress.

Gli schemi di codifica sono stati applicati alle videoregistrazioni di interazioni faccia-a-faccia madre-bambino durante l’esecuzione del Paradigma della Still-Face che si compone di tre situazioni: la fase di interazione faccia-a-faccia tra madre e bambino; la fase di Still-Face (viene chiesto alla madre di immobilizzare il volto assumendo un’espressione neutra); la fase di riunione.

È stato preso in esame un campione di 40 bambini, osservati insieme alle loro madri all’età di 4 mesi. Sono state utilizzate come misure di analisi le misure proporzionali relative sia alla durata sia alla frequenza dei comportamenti presi in esame. Per l’analisi dei dati sono state effettuate prima delle statistiche descrittive e in seguito sono state analizzate le correlazioni tra le misure ottenute nei due schemi.

I risultati hanno dimostrato che il tipo di co-regolazione diadica influenza sia la direzione dello sguardo, le espressioni facciali, le vocalizzazioni, l’emotività del bambino durante l’interazione faccia-a-faccia con la madre, sia il modo in cui il piccolo percepisce e vive una situazione di stress.

Sono emerse inoltre delle differenze significative tra le varie categorie di auto-consolazione utilizzate dal bambino per fronteggiare le situazioni di stress: tali condotte potrebbero non avere tutte la stessa valenza funzionale, ossia, un bambino che durante una situazione di stress, mette la mano in bocca, potrebbe essere un bambino che vive un livello di stress maggiore rispetto a un bambino che si consola incrociando le mani.

Studi approfonditi sul microcosmo diadico potrebbero aiutare a comprendere meglio lo sviluppo emotivo, sociale e cognitivo del bambino dimostrando l’importanza delle interazioni nei primi mesi di vita.

LEGGI ANCHE:

BAMBINIGRAVIDANZA E GENITORIALITA’ – ATTACCAMENTO – ATTACHMENT

GENESI E RISOLUZIONE DELL’ATTACCAMENTO MATERNO INFANTILE

 

BIBLIOGRAFIA:

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Cristina Fratini
Cristina Fratini

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.Specializzata in Psicologia dell’Età Evolutiva. Perfezionata in Psicologia Forense.

Tutti gli articoli
ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel