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Omega-3 utile contro la malattia di Alzheimer

Lo studio ha indagato gli effetti di un’integrazione degli omega-3 nella dieta giornaliera in pazienti che hanno già sviluppato la malattia di Alzheimer

Di Redazione

Pubblicato il 19 Dic. 2013

Santina Leonardi

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Sulla scorta di precedenti studi di popolazione che indicano che gli omega-3 possono proteggere contro l’insorgenza della malattia di Alzheimer, il presente studio ha voluto indagare gli effetti di un’integrazione di questi acidi grassi nella dieta giornaliera in pazienti che hanno già sviluppato la malattia.

Gli omega-3 (fra i più importanti l’acido eicosapentaenoico o EPA e l’acido docosaesaenoico o DHA) e gli omega-6 sono acidi grassi polinsaturi essenziali che si accumulano nel sistema nervoso centrale durante la crescita fetale. Si ritiene che questi acidi continuino ad essere rimpiazzati nell’arco di vita, ma poco si sa su come questo avvenga e se un cambiamento nella dieta possa influire sul passaggio di questi importanti acidi grassi attraverso la barriera ematoencefalica, altrimenti designata a proteggere il cervello dalle sostanze nocive presenti nel sangue.

Diverse malattie possono interferire sulla loro distribuzione a livello del sistema nervoso centrale. In pazienti con malattia di Alzheimer, per esempio, si riscontrano concentrazioni di acido DHA inferiori alla norma.

Sulla scorta di precedenti studi di popolazione che indicano che gli omega-3 possono proteggere contro l’insorgenza della malattia di Alzheimer, il presente studio ha voluto indagare gli effetti di un’integrazione di questi acidi grassi nella dieta giornaliera in pazienti che hanno già sviluppato la malattia.

La fase di sperimentazione è durata 6 mesi durante i quali sono state somministrate ai pazienti assegnati al gruppo sperimentale dosi giornaliere di integratori di omega-3, mentre il gruppo di controllo assumeva capsule di olio di mais.

La ricerca condotta dalla dott.ssa Yvonne Freund-Levi del Karolinska Institutet in Svezia mostra che i livelli plasmatici di tutti gli acidi grassi omega-3 (in particolare DHA e EPA) aumentano significativamente nel gruppo sperimentale; diversi però sono gli stessi aumenti a livello del liquido cerebrospinale (CSF o liquor) e la loro correlazione con i marcatori tipici della demenza di Alzheimer.

Risulta ad esempio che il livello di EPA aumenta sia nel plasma che nel liquor, mentre a un aumento di DHA nel plasma non corrisponde un suo aumento nel CSF. Emerge anche che all’aumentare dell’acido DHA nel liquor aumentano anche i cambiamenti in alcuni biomarker infiammatori e dementigeni, il che suppone un’interazione reciproca.

Sembra quindi che gli acidi grassi omega-3 possono superare la barriera ematoencefalica in pazienti affetti da Alzheimer, con ripercussioni sia a livello di alcuni indici infiammatori sia di alcuni marcatori tipici di questa patologia dementigena che fanno ben sperare in un effetto positivo sui processi neurodegenerativi che la caratterizzano.

Ulteriori studi sono necessari per esplorare il ruolo svolto dagli acidi DHA ed EPA, per capire se l’assorbimento di DHA nel liquor è specificamente associato al fatto che la sua carenza è tipica di questa malattia e per comprendere come mai la barriera ematoencefalica lasci passare in modo così diverso i due acidi. Queste e altre ricerche fanno inoltre supporre che possa esistere una finestra temporale nella patogenesi dell’Alzheimer all’interno della quale l’assunzione di omega-3 può essere efficace per prevenire o ritardare la malattia, mentre tentativi di ripristinare le perdite di DHA a livello cerebrale potrebbero risultare fallimentari.

Molto lavoro resta da fare per poter dire se questi acidi grassi possono essere usati nel trattamento dell’Alzheimer per arrestare la perdita di memoria o se possono avere un ruolo nella sua prevenzione.

 

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