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La Nostra Memoria: Quando Fidarsi è Bene e Non Fidarsi è Meglio!

La memoria racchiude la totalità delle conoscenze che definiscono l’idea di noi stessi e delle nostre relazioni.

Di Francesca Vinciullo

Pubblicato il 11 Giu. 2013

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Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Quando pensiamo a noi stessi, inevitabilmente pensiamo a quali persone siamo e al bagaglio delle nostre esperienze lungo l’arco di vita: questa è la nostra memoria. Essa racchiude la totalità delle conoscenze che definiscono l’idea di noi stessi e delle nostre relazioni.

Le ricerche sviluppatesi in questo ambito hanno messo in discussione l’affidabilità della nostra memoria, evidenziando che a volte, ad esempio, un episodio che consideriamo realmente accaduto nella nostra vita, in realtà non è mai avvenuto.

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Elizabeth Loftus rappresenta, a livello internazionale, una delle più grandi esperte nello studio della malleabilità della memoria e dei cosiddetti “falsi ricordi”. In un disegno sperimentale, definito “il testimone oculare”, la studiosa mostra come sia possibile contaminare i ricordi degli altri, attraverso l’utilizzo di diverse domande.

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Questo può accadere, ad esempio, negli scambi tra un testimone e gli agenti della polizia. Semplicemente al variare delle parole utilizzate per estorcere delle informazioni, il testimone può ricordarsi di episodi che in realtà non ha mai vissuto e che vengono involontariamente suggeriti dall’interlocutore.

E questo può accadere può spesso di quanto si crede.  Tra le più importanti scoperte della Loftus vi è senz’altro quella relativa ai “falsi ricordi”, episodi mai esistiti che vengono però vissuti come reali. Uno studio del 1995 mostrò come sia possibile impiantare nella memoria il ricordo di un evento traumatico mai accaduto.

A 24 studenti e ai loro familiari più stretti venne chiesto di rievocare tre spiacevoli episodi dell’infanzia, come perdersi al supermercato: ogni familiare doveva riportare nel dettaglio ciascun dei tre episodi ed un falso ricordo, qualcosa che in realtà non era mai avvenuto. Ad ogni studente venne chiesto, quindi, di stimare quanto fosse sicuro della veridicità di ciascun episodio. Il risultato sorprendente fu vedere come i soggetti considerarono il “falso ricordo” come realmente accaduto.

Un’altra importante area di approfondimento concerne la possibilità di influenzare il comportamento altrui agendo sui ricordi. I partecipanti furono spinti a credere che, durante l’infanzia, si fossero ammalati mangiando del gelato alla fragola. Una settimana dopo, i soggetti riportarono dettagli accurati circa l’episodio (“rich false memory”)e furono convinti che questo fosse avvenuto nel loro passato. Pertanto, il loro comportamento alimentare, si modificò in conseguenza di questa scoperta.

 Gli studi sulla malleabilità della nostra memoria rappresentano non solo uno strumento per conoscere il funzionamento della mente umana, ma anche un mezzo per sapere come difenderci dalla contaminazione dei nostri ricordi.

Loftus evidenzia come la distorsione della memoria sia un fatto che accade nella vita quotidiana di ognuno di noi: questo fenomeno, definito “prestige-enhancing memories”, permette di alterare alcune vicende della nostra vita in modo da vedere noi stessi più positivamente di ciò che realmente siamo.

E questa non è necessariamente una cosa negativa, anzi: un po’ di distorsione potrebbe essere utile alle persone!

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Francesca Vinciullo
Francesca Vinciullo

Dottore Magistrale in Psicologia Clinica

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