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Genitori & Figli: Aiutare Troppo può essere Dannoso?

Genitori: Un Comportamento invischiato da parte dei genitori nei confronti del figlio è controproducente per i figli in termini di soddisfazione personale.

Di Francesca Vinciullo

Pubblicato il 21 Mag. 2013

FLASH NEWS

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Un comportamento eccessivamente coinvolto da parte dei genitori nei confronti del figlio (definito  “helicopter parenting”) può rivelarsi inaspettatamente controproducente per i figli in termini di soddisfazione personale.

È facile pensare che maggiore aiuto diamo agli altri, maggiore sarà anche il beneficio che essi ne trarranno. Gli studi sulle diverse modalità di accudimento genitoriale, però,  hanno messo in discussione questa ipotesi, evidenziando quali sono i “costi” di un atteggiamento parentale troppo coinvolto.

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A tal proposito,  due importanti studi hanno mostrato che un comportamento eccessivamente coinvolto da parte dei genitori nei confronti del figlio (definito  “helicopter parenting”) possa rivelarsi inaspettatamente controproducente per i figli in termini di soddisfazione personale.

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Nel primo, la sociologa Laura T. Hamilton (University of California) ci mostra che tanto più soldi i genitori spendono per il college dei propri figli, tanto peggiori saranno i loro risultati in termini di guadagno.

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Il secondo, invece, pubblicato da Holly H. Shiffrin  (University of Mary Washington) evidenzia che tanto più i genitori si impegnano nell’offrire aiuto per lo svolgimento dei compiti scolastici e nel direzionare la scelta del college, tanto minore risulta la  soddisfazione personale dei figli riguardo le loro vite.

Come spiegare questi risultati? La risposta sembra far riferimento al sentimento di responsabilità percepito dal ricevente: condotte parentali di questo tipo, incentrate a dare sostegno al figlio, potrebbero provocare una riduzione del senso di responsabilità delle proprie azioni, e, quindi, anche dei propri successi.

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 Una ricerca americana del 2011 ha rivelato come questo fenomeno risulti estendibile anche ad altri ambiti, relativi, ad esempio, al rapporto con il partner, con i colleghi o con gli amici. Lo studio in esame si è servito di un campione randomizzato di donne americane, attente alla salute e alla forma fisica, alle quali venne chiesto di valutare quanto il loro partner condividesse i loro obiettivi di benessere fisico. I risultati confermarono il trend  ipotizzato: le donne che consideravano il coniuge utile ai loro obiettivi di salute diventavano meno motivate nel raggiungere questi scopi e spendevano meno tempo nel perseguirli.

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Questi risultati evidenziano l’importanza di saper offrire aiuto quando necessario, e  di lasciare l’altro libero di esprimere il proprio bisogno di competenza. I genitori, allora, dovrebbero rispondere in modo flessibile alle richieste del figlio, dando supporto senza prevaricare i suoi sforzi di realizzazione. Insomma, aiutare l’altro, ma non troppo. E fortunatamente, questa competenza sembra essere scritta nelle capacità umane.

Uno studio, infatti, coordinato da Michael J. Parks, mostra come un passante sia in grado di sapere quando intervenire in una rissa, in modo da offrire aiuto nel momento in cui è maggiormente necessario. Un’altra  ricerca del 2007 ha cercato di valutare in  che modo variava la motivazione nel perseguire obiettivi personali al variare dell’atteggiamento del partner nei propri confronti.  Di fronte ad un comportamento ricettivo ma non controllante, il soggetto era più autonomo e capace a portare avanti la realizzazione dei propri progetti.

In conclusione,  il nostro aiuto, per essere efficace, dovrebbe essere calibrato con il bisogno di realizzazione dell’altro, offerto solo se necessario ed in grado di completare gli sforzi dell’altra persona, in modo da non essere percepito come controllante ed intrusivo. 

LEGGI:

ACCUDIMENTO – GRAVIDANZA & GENITORIALITA’

 

 

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Francesca Vinciullo

Dottore Magistrale in Psicologia Clinica

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