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Mamma triste in gravidanza e dopo il parto: una concordanza vantaggiosa?

Sorprendenti gli esiti di un nuovo studio su maternità e depressione pubblicato da Psychological Science.

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 09 Feb. 2012

– Rassegna Stampa – 

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze PsicologicheSorprendenti gli esiti di un nuovo studio su maternità e depressione pubblicato da Psychological Science: la condizione prenatale negativa che consiste nell’avere una madre in gravidanza depressa può di fatto persino essere vantaggiosa se la medesima condizione viene mantenuta anche dopo la nascita. Il risultato è in linea con il modello “risposta predittiva-adattiva” secondo cui le avversità in-utero possono avere vantaggi adattivi se le medesime difficoltà si presentano dopo la nascita.

I ricercatori hanno misurato il livello di sintomi depressivi in 221 donne in stato di gravidanza e per dodici mesi a seguito della nascita del figlio. I bambini sono stati quindi categorizzati in quattro gruppi: due gruppi “concordanti” in cui la condizione depressiva della madre era la stessa pre e post-parto (madri che erano depresse o madri senza alcun sintomo depressivo sia prima che dopo il parto) e due gruppi “discrepanti” in cui la condizione materna era differente in gravidanza rispetto alla fase successiva al parto (la madre aveva sintomi depressivi in una fase ma non nell’altra).

I risultati dimostrano che i bambini dei gruppi “concordanti” presentano punteggi maggiori nello sviluppo mentale a 3 e 6 mesi e un miglior sviluppo psicomotorio a 6 mesi rispetto ai bambini facenti parte dei gruppi “discordanti”. In altre parole, tra i figli di madri con depressione post-natale coloro che avevano un miglior sviluppo mentale e psicomotorio erano proprio i bambini la cui mamma era depressa anche durante la gravidanza. Questa evidenza controintuitiva si differenzia dalla mole di studi che sostengono un inflessibile associazione tra avversità durante la gravidanza ed esiti negativi per il bambino, e sicuramente va a considerare in qualche modo la regolarità dei contesti come aspetto rilevante per favorire vantaggi adattivi nello sviluppo ontogenetico.

Nel passaggio dalla ricerca alla clinica però non è accettabile la cinica ipotesi di non trattare una madre depressa per assicurare una concordanza di condizione che favorirebbe lo sviluppo psicomotorio e cognitivo del figlio: primo, anche la madre ha chiaramente diritto di alleviare i propri sintomi depressivi; secondo, avere una madre depressa può rappresentare una variabile implicata in difficoltà psicopatologiche a lungo termine nel bambino e nel futuro adulto.  

 

 

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Redattrice di State of Mind

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