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Bilinguismo e funzione esecutiva

Uno studio della York University of Toronto si è occupato di determinare quali effetti cognitivi possano essere associati al bilinguismo.

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 17 Feb. 2012

Aggiornato il 25 Feb. 2013 12:16

– Rassegna Stampa –

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze PsicologicheBambini bilingui figli di coppie biculturali. Un fenomeno sempre più frequente, che le scienze psicologiche sono chiamate ad indagare sotto diversi aspetti dallo sviluppo cognitivo e linguistico ai processi di appropriazione di modelli culturali differenti.

Uno studio condotto presso la York University of Toronto e in fase di pubblicazione sulla rivista Child Development si è occupato di determinare quali effetti cognitivi possano essere associati al bilinguismo. A tale scopo i ricercatori hanno coinvolto nello studio 100 bambini di 6 anni di pari livello socioeconomico, monolingui (inglesi) e bilingui (cino-inglesi, franco-inglesi e ispano-inglesi) utilizzando tre compiti per misurare lo sviluppo linguistico e un compito non verbale per valutare la funzione esecutiva.

Il gruppo dei bambini bilingue differiva al suo interno per similarità tra le due lingue apprese, background culturale, storia di immigrazione e lingua utilizzata a scuola; nonostante tale eterogeneità, il gruppo dei bambini bilingue presentava prestazioni simili al suo interno e significativamente superiori rispetto al gruppo dei monolingui nel compito non verbale di funzione esecutiva in cui si doveva alternare flessibilmente l’utilizzo di due regole di categorizzazione per classificare un insieme di figure. Invece per quanto riguarda le performance nei compiti di linguaggio verbale si avevano prestazioni migliori da parte dei bambini bilingui che presentavano più similarità tra le due lingue acquisite e una coerenza tra la lingua che utilizzavano a scuola e la lingua del task.

Pensando alla migliore funzione esecutiva dei bilingui rispetto ai monolingui bisogna però chiedersi se e come tale effetto sia da attribuire solo al bilinguismo oppure anche allo sviluppo di una mente biculturale che si appropria di modelli culturali differenti per cosi dire su un “doppio binario”. Lo studio non ha considerato questa variabile e in altre parole così facendo si rischia di sovrapporre teoricamente lingua e cultura. Chi ci dice che l’essere più flessibili e veloci in un compito di funzione esecutiva non sia in realtà da attribuire all’appropriazione mentale di più registri culturali– e non solo linguistici- e quindi di una mente più flessibile da parte dei bambini bilingui che sono il più delle volte inevitabilmente anche biculturali?

 

 

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Linda Confalonieri
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Redattrice di State of Mind

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