– Rassegna Stampa –
Per descrivere la depressione si fa generalmente uso di definizioni soggettive dell’esperienza di essere depresso e di scale che quantificano i sintomi depressivi. Negli ultimi due decenni, la ricerca ha sviluppato anche altri sistemi per descrivere le basi biologiche della depressione, come l’osservazione delle alterazioni strutturali e funzionali del cervello, misurate con la risonanza magnetica, l’individuazione di schemi di espressione genica nelle cellule bianche del sangue e l’analisi post-mortem del tessuto cerebrale in di persone depresse.
Il Dr. David Glahn e i suoi colleghi, della Yale University e dell’Hartford Hospital’s Institute of Living, combinando e incrociando i diversi tipi di dati raccolti, hanno cercato di identificare il gene, o i geni, in grado di spiegare il “quadro completo”. Si sono chiesti se ci fosse un modo per collegare queste misure biologiche al rischio di sviluppare la malattia psichiatrica; per far questo hanno stabilito due obiettivi: identificare un nuovo sistema di classificazione delle misure relative alla struttura e alla funzionalità del cervello sulla base della loro rilevanza genetica rispetto a una malattia, e identificare un gene candidato per la depressione maggiore. Hanno così localizzato il gene RNF123, che potrebbe effettivamente avere un ruolo nella depressione maggiore. Anche se RNF123 non è mai stato collegato direttamente alla depressione, è stato però mostrato come sia in grado di influenzare l’ippocampo, una parte del cervello che risulta alterata nelle persone affette da depressione maggiore.
BIBLIOGRAFIA:
- Glahn, D.C. et al. (2012). High Dimensional Endophenotype Ranking in the Search for Major Depression Risk Genes. Biological psychiatry 1 January 2012 (volume 71 issue 1 Pages 6-14 DOI: 10.1016/j.biopsych.2011.08.022)