L’importanza del fattore voce nella psicoterapia.
Giorni, mesi, anni ad ascoltare mia moglie che mi rimproverava certi miei toni di voce grigi e inespressivi: ma come fai a far lezione con questa voce? E terapia? Li farai dormire tutti! E io pensavo infastidito: ma questa qui che vuole? La psicoterapia è un fatto mentale, e poi non sono un attore! E poi: controllare la propria voce non è finzione? Eppure un’altra voce mi diceva che poteva esserci del vero negli sberleffi della mia consorte.
Infine accadde che mia moglie, la quale condivide o quasi il mio mestiere essendo una psichiatra (ma lei è tutta farmacologia, mentre io sono tutto psicoterapia) un giorno se ne torna a casa tutta giuliva e trionfante. “Ho fatto un corso per migliorare la voce!” “Ma sei impazzita?” “Calma, è una cosa seria, un corso specifico per psichiatri approvato dal servizio sanitario”. Taccio, di fronte all’autorità dello Stato.
Insomma, mia moglie ha fatto un corso per migliorare il proprio controllo vocale con un cosiddetto voice trainer professionista, Ciro Imparato, che è un noto doppiatore e presentatore. Ma è anche il collega Imparato, dato che ha studiato pedagogia indirizzo psicologico. E ha ideato un corso di addestramento vocale degno di ricevere maggiore attenzione scientifica.
E così ho fatto il corso. Beninteso, me lo ha regalato mia moglie. Ma sono rimasto soddisfatto. E ho capito perché Imparato organizza corsi non solo per animatori turistici, attori, venditori, cantanti e intrattenitori di vario tipo, ma anche per psichiatri e psicoterapeuti. Lungi dal limitarsi a insegnare la solita voce squillante e motivante degli intrattenitori da villaggio vacanze, Imparato insegna a emettere un tono di voce che sa essere tranquillo e accogliente senza diventare inavvertitamente grigio e monotono. La differenza è minima e non così facile da padroneggiare, ed è per questo che così facilmente la nostra voce diventa inespressiva. Ma questa differenza è formalizzabile in parametri, e Imparato -secondo me- è riuscito a formalizzarla, giocando sul tono, il ritmo, il tempo, le pause, il volume e anche il sorriso. E insegnando a gestirli consapevolemente.
Riflettiamo ora come terapeuti. La voce, ammettiamolo, è uno dei nostri strumenti di lavoro. Ai nostri pazienti parliamo. Scambiamo informazioni anche con il tono di voce. Comprendere quanto facilmente e involontariamente il nostro tono di voce può diventare grigio e inespressivo è importante. Io ho avuto la fortuna di una moglie che me lo ha fatto capire (con una certa insistenza).
Non si tratta tanto di motivare, ma di coinvolgere e accogliere il paziente. È quello che Imparato chiama ‘tono di voce verde’. Ma anche, al momento opportuno, saper sfoderare un tono di voce ottimista e attivante (voce gialla) o autorevole (voce blu). Certo, occorre attenzione. Occorre anche non esagerare. Eppure, malgrado le diffidenze di noi psico-operatori, ritengo che ci sia qualcosa da imparare da questi corsi di competenza vocale. E anche qualcosa su cui riflettere in termini clinici e di ricerca scientifica. In letteratura c’è veramente poco e datato. Un solo articolo del 1985 ho trovato, almeno finora.
Ce ne sarebbe di ricerca da fare. Si potrebbe confermare, ad esempio, che la voce verde tranquillizza il cliente, facilita un battito cardiaco più lento e un tono muscolare più rilassato. Oppure può aiutare a calibrare bene i momenti di passaggio dalla voce verde e accogliente a quelli in cui è necessario un certo entusiasmo e autorevolezza per poter smuovere e scuotere il paziente. Cose che in fondo noi psico-operatori già facciamo. Si tratta solo di apprendere a farlo con maggiore consapevolezza.
BIBLIOGRAFIA:
Bady, S.L. (1985). The Voice as a Curative Factor in Psychotherapy. Psychoanalatyc Review, 72, 479-490.
Imparato, C. (2011). La Voce Verde della Calma. Con audio CD. Milano: Sperling & Kupfer.