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Steve Jobs: Nietzsche 2.0

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 06 Ott. 2011

Steve Jobs - Licenza d'uso: Creative Commons - Proprietario: http://www.flickr.com/photos/marcopako/La morte di Steve Jobs non è un evento cool, come lo è stata la sua vita. Oppure si? Forse davvero Jobs riuscirà a trasformare anche la sua morte in un evento fico, cool? Vedremo. Intanto anche davanti al feretro tutti esprimono tristezza si, ma lieta. O forse lieta no, ma sicura. E cordoglio si, ma sereno. Insomma, c’è già del cool in questa morte.

Come una fata Campanellino, Jobs disperdeva la sua dorata polvere cool su ogni cosa. Perfino su cose che di coolavevano ben poco. Per esempio, il fanatismo. E il fondamentalismo. Chi non ha fatto esperienza del ridicolo fondamentalismo dei consumatori Apple? Chi non ha incontrato il sorriso del fanatico Apple il quale non ti spiegava (le spiegazioni non sono mai cool) ma ti faceva capire con un fatuo e crudele inarcarsi delle labbra che i nostri pachidermici PC erano inesorabilmente sfigati. Noi, poveri insipienti, si pensava che i computer fossero tutti uguali. E che il Mac fosse uno dei tanti PC. Eresia! Improvvisamente apprendevamo che noi senza Mac eravamo “voi che avete scelto il PC non vi capisco e non vi capirò mai”. Scusa, in che senso: abbiamo scelto il PC? L’espressione suonava surreale un po’ come “voi che avete scelto di vivere sul pianeta terra”. Di grazia, qual è l’alternativa? Io non ho scelto il PC così come non ho certo scelto il pianeta terra. Semmai ho comprato un PC, tra i quali c’è quel Mac che però costa troppo e poi ha quell’altra cosa lì, che i soliti programmi non ci girano, e che mi mette un po’ soggezione, lo confesso. Il Mac.

Apriti cielo. Giustificarsi con un fanatico Apple è inutile. Come spiegare le ragioni di un’eresia a un padre domenicano fasciato di bianco e nero dell’inquisizione spagnola. Noi poveri francescani sfigati col PC che avevamo scelto a cazzo. Alla fine ci si rassegnava e si ammetteva la colpa: è vero, l’ho fatto apposta. Non ho comprato un PC, ho scelto il PC. E non il Mac. Mal per noi.

Steve Jobs ha modernizzato il fanatismo, lo ha reso cool e commestibile. E insieme al fanatismo ha reso cool e commestibili tante vecchie cose di pessimo gusto che ci mancavano da un paio di secoli, a noi borghesi d’occidente: la fede, la dedizione, il senso di appartenenza, la volontà di potenza, il gusto di dividersi in tribù (Mac contro PC), la gerarchia, e quindi il sano disprezzo e l’odio verso l’altro, la disciplina, il rito di iniziazione, l’appartenenza a un ordine monastico templare o buddista, l’esclusività snob, un codice di obbedienza all’incrocio tra il bushido dei samurai, l’antica sapienza celtica e druidica, l’esoterismo giudaico, cristiano e islamico e forse perfino la bestia bionda di Nietzsche. Insomma, l’utente Apple è un superuomo cool e Steve Jobs è Nietzsche 2.0

Esagero? Sicuramente si. E perché? Perché l’utente Apple è spesso biondo (infatti al negozio Apple di Lecce, profondo Salento, i commessi erano tutti e tre biondi; come è possibile?) ma non è una bestia. L’intuizione di Steve Jobs è stata proprio questa. Come Nietzsche, egli ci libera dalla colpa e ci addita un paradiso, una terra dove scorre latte e miele. Come San Paolo, Steve ci libera dalla Legge e ci conduce in un santuario dove tutto è permesso. D’altro canto si sa che Steve spesso si travestiva da Gesù al party Apple di Carnevale (non sto inventando, giuro. L’ho letto da qualche parte in questi giorni).

Insomma, come Nietzsche, ma Nietzsche 2.0. Nietzsche senza la bestia. Ovvero, Steve ci da la libertà senza la malvagità, senza la ferocia, senza la soppraffazione del più forte. Nietzsche senza Darwin. Nietzsche senza il diabolismo, senza le ridicole sparate nicciane contro i deboli, contro gli inferiori, contro gli schiavi. Insomma, un Nietzsche gentile e moderno. Nietzsche 2.0.

Lieve ti sia la terra, Steve. Ti dedichiamo pochi versi funebri del nostro Leopardi (Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie, l824):

Sola nel mondo eterna, a cui si volve

Ogni creata cosa,

In te, morte, si posa

Nostra ignuda natura;

Lieta no, ma sicura

Dall’antico dolor.

P.S.: a proposito, Steve. Oltre ai tuoi bislacchi fanatici cool ci hai dato anche dei bellissimi computer. E poi l’Iphone. E l’Ipad. Grazie. E ciao.

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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