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Musica per il nostro cervello (prima parte)

Di Michela Muggeo

Pubblicato il 14 Set. 2011

Aggiornato il 03 Ott. 2011 13:38

MusicaSuonare uno strumento musicale non  è semplicemente un’attività di piacere  ma è anche un mezzo per sviluppare le  capacità del cervello. È quanto  dimostra uno studio presentato a  Firenze all’ 8° Congresso Mondiale dell’International Brain Research Organization, uno dei più importanti nel settore delle neuroscienze. Lo dice uno studio condotto presso l’ Università dell’Oregon negli Stati Uniti dove sono stati coinvolti 141 bambini al di sotto dei sei anni con i propri genitori, provenienti da condizioni socio-economiche svantaggiate. Poiché, purtroppo, si sa che il livello di povertà può ridurre drasticamente il successo scolastico, obiettivo dello studio è stato quello di mettere in atto dei programmi volti a migliorare le performance scolastiche dei bambini di queste classi sociali. Per questo motivo, una parte del campione è stata sottoposta per otto settimane a sedute di ascolto e suono di musica, mentre gli altri hanno partecipato a programmi meno specifici mirati al miglioramento dell’attenzione nei bimbi o alla semplice frequenza della scuola materna. Al termine dei programmi i risultati ottenuti dai bambini venuti a contatto con la musica erano nettamente migliori: più attenti, mostravano un comportamento più tranquillo e competenze sociali più adattive, erano meno stressati e anche i loro genitori avevano imparato a stare con i loro figli in maniera più costruttiva e positiva.

È bene ricordare che suonare uno strumento musicale è un’attività piuttosto complicata. Anche il brano musicale più semplice, infatti, richiede un certo coinvolgimento intellettuale, delle abilità motorie specifiche, un interessamento emotivo e un alto grado di percezione sensoriale; la coordinazione delle mani e delle dita sulle corde, sui tasti, sulle chiavi o sui pistoni richiede notevoli abilità motorie e una buona capacità di immaginazione spaziale; la lettura delle note sul pentagramma implica, invece l’elaborazione veloce e simultanea di informazioni molto concentrate (le note, il ritmo, il tempo, la dinamica, il timbro, l’arrangiamento ecc..). E’ richiesto inoltre un modello di pensiero astratto e complesso, per non parlare dello sviluppo della memoria. Quasi nessun’altra attività richiede così tante decisioni simultanee per un tempo così prolungato.

La prossima volta vedremo più nel dettaglio come la musica abbia questo effetto benefico sul nostro cervello e cercheremo di capirne i meccanismi. Per ora lasciamoci con le parole di Novecento, personaggio dell’omonimo monologo di Alessandro Baricco: “Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace.”

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