
È bene ricordare che suonare uno strumento musicale è un’attività piuttosto complicata. Anche il brano musicale più semplice, infatti, richiede un certo coinvolgimento intellettuale, delle abilità motorie specifiche, un interessamento emotivo e un alto grado di percezione sensoriale; la coordinazione delle mani e delle dita sulle corde, sui tasti, sulle chiavi o sui pistoni richiede notevoli abilità motorie e una buona capacità di immaginazione spaziale; la lettura delle note sul pentagramma implica, invece l’elaborazione veloce e simultanea di informazioni molto concentrate (le note, il ritmo, il tempo, la dinamica, il timbro, l’arrangiamento ecc..). E’ richiesto inoltre un modello di pensiero astratto e complesso, per non parlare dello sviluppo della memoria. Quasi nessun’altra attività richiede così tante decisioni simultanee per un tempo così prolungato.
La prossima volta vedremo più nel dettaglio come la musica abbia questo effetto benefico sul nostro cervello e cercheremo di capirne i meccanismi. Per ora lasciamoci con le parole di Novecento, personaggio dell’omonimo monologo di Alessandro Baricco: “Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace.”
Bibliografia:
- http://www.corriere.it/salute/11_luglio_13/congresso-cervello-musica-firenze-meli_6748a8c4-ac6d-11e0-96a7-7cc3952b9d04.shtml
- Posner M. I., and B. Patoine, (2009). How arts training improves attention and cognition,Cerebrum http://dana.org/news/cerebrum/detail.aspx?id=23206