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Il controllo mentale nei disturbi dell’umore

Di Sabrina Cattaneo

Pubblicato il 07 Ago. 2011

Aggiornato il 03 Ott. 2011 15:17


 

La maggior parte delle teorie cognitive pongono alla base dei disturbi dell’umore la presenza di schemi cognitivi negativi attraverso cui le persone interpretano e attribuiscono significati agli eventi.

Secondo Wenzlaff e Bates in soggetti con depressione maggiore tali schemi negativi, caratteristici delle fasi depressive, vengono soppressi attivamente in un processo di controllo mentale quando i sintomi depressivi sono in remissione. Per soppressione del pensiero si fa riferimento a un processo che consiste nel provare a smettere di pensare a determinati contenuti mentali (Wegner 1989).

Secondo la teoria del controllo mentale (Wegner & Wenzlaff, 1996) vi sono due sistemi che interagiscono tra loro: un sistema definito sistema operativo intenzionale che cerca di promuovere stati emotivi desiderabili e di distogliere l’attenzione da materiale indesiderato, e un sistema definito di monitoraggio che si occupa di cercare contenuti mentali indesiderati che segnalino il fallimento del sistema operativo.

Quando le risorse cognitive diminuiscono il sistema operativo si indebolisce e prende il sopravvento il sistema di monitoraggio che ha l’effetto paradossale di portare a consapevolezza l’oggetto della propria ricerca, ovvero, i pensieri negativi e gli stati mentali non desiderati che il sistema operativo cercava di sopprimere.

Il Controllo mentale funziona quindi contro se stesso, portando alla mente proprio i contenuti mentali indesiderati.

Il funzionamento di tale meccanismo è stato ampiamente studiato in soggetti affetti da depressione che risultano piuttosto consapevoli dei loro tentativi di sopprimere pensieri negativi per mantenere un umore desiderabile o rimediare a un umore non desiderabile. Ancora poco invece si conosce circa il ruolo della soppressione del pensiero nei pazienti con disturbo bipolare.

Uno studio di Miklovitz et al. (2010) si è proposto di verificare se anche i soggetti affetti da disturbo bipolare tendono a sopprimere i pensieri negativi, e se tale tendenza si estende anche a pensieri “iperpositivi” per verificare se anche la fase maniacale possa essere il risultato di un controllo mentale inefficace questa volta su pensieri eccessivamente positivi. Si è così visto che quando un carico cognitivo interferisce con il controllo mentale i pazienti bipolari, come i depressi, sono più facilmente soggetti a un bias cognitivo negativo, rispetto alla maggior parte delle persone, sono cioè più soggetti a interpretare e giudicare gli eventi e le situazioni in senso pessimistico. Il bias negativo osservato potrebbe quindi essere il risultato di un controllo mentale inefficace, anche se i risultati sembrano in parte dipendere dalla presenza di alcuni sintomi depressivi. Non è semplice infatti attuare studi su soggetti bipolari in quanto difficilmente la loro sintomatologia, soprattutto depressiva, si trova in completa remissione. Rispetto alla soppressione di pensieri iperpositivi si osserva che, sebbene i soggetti bipolari riferiscano un maggior uso delle soppressione del pensiero anche in quest’ambito non vi sono dati significativi che confermino tale fenomeno.

Miklowitz et al. suggeriscono che ricerche future dovrebbero esaminare se la soppressione di pensieri negativi tra soggetti con disturbo bipolare sia effettivamente dovuta a un inefficace controllo mentale o è piuttosto attribuibile a un più generale bias attentivo o mnestico.

 

Bibliografia

Miklowitz, D.J., Alatiq, Y., Geddes, J.R., Goodwin, G.M., Williams, J.M. (2010). Thought suppression in patients with bipolar disorder. Journal of abnormal psychology, 119 (2), 355-365.

Wegner, D.M. (1994). Ironic processes of mental control. Psychological Review, 101, 34–52.

Wenzlaff, R.M., & Bates, D.E. (1998). Unmasking a cognitive vulnerability to depression: How lapses in mental control reveal depressive thinking. Journal of Personality and Social Psychology, 75, 1559–1571.

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