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La nostra postura e i nostri gesti possono essere il risultato delle prime interazioni di attaccamento?

Le esperienze di attaccamento, secondo i diversi stili identificati e descritti in letteratura, influenzano lo sviluppo dell'individuo in numerosi aspetti: dalla propria identità, alla capacità di regolare le proprie emozioni, di interagire con gli altri e, non da ultimo, anche nella postura.

Di Fiorenza Grella

Pubblicato il 14 Giu. 2018

Aggiornato il 25 Giu. 2018 11:25

La postura e il modo in cui ci muoviamo nel mondo si delinea fin dalle primissime interazioni di attaccamento, a partire dal momento in cui veniamo presi in braccio da nostra madre, a seconda di come lo fa, di come ci allatta al seno, e di conseguenza di come reagiamo al suo contatto e al suo comportamento.

 

La postura di una persona dipende dal suo sviluppo ontogenetico ma affonda le sue radici anche nella storia della sua famiglia (Lowen 2007). In pratica, la postura dipende da fenomeni genetici ed epigenetici, ovvero come risposta automatica agli stimoli provenienti dall’ambiente che ci circonda, che favoriscono così uno schema corporeo responsabile di un adattamento posturale all’ambiente in cui si cresce, piuttosto di un altro.

Molto spesso si ritrova lo stesso atteggiamento posturale in più membri di una stessa famiglia. Questo perché, al pari delle patologie, dei comportamenti e delle affettività familiari, si riscontrano anche diversi tipi di atteggiamenti posturali simili e, se si osserva il fenomeno da una prospettiva più generale, è possibile individuarli nella stessa cultura e società di appartenenza della famiglia.

La postura, infatti, dipende dal portamento delle spalle e della schiena ma anche dal peso corporeo dei membri della famiglia e dal carattere emotivo del sistema familiare.

L’importanza delle prime interazioni madre-bambino

Gli atteggiamenti posturali si vanno delineando nelle primissime interazioni della madre con il suo bambino (Bowlby 1952), iniziando dal momento in cui lei lo prende in braccio, a seconda di come lo fa, di come lo allatta al seno, e di conseguenza di come il neonato reagisce al contatto e al comportamento della madre .

Nell’interazione tra una madre ed il proprio bambino si determina, in un certo qual senso, l’affettività, i movimenti e la postura del piccolo. Di conseguenza, l’evoluzione di una persona risente dei comportamenti, degli atteggiamenti, ma soprattutto del suo rapporto diadico con il proprio caregiver. Una spiegazione in tal senso è data dalla teoria dell’ attaccamento di Bowlby (1988, 1982, 1973) che fornisce un’interpretazione della relazione che il bambino intraprende con il proprio genitore, dei loro modi di relazionarsi, delle loro motricità, gestualità, atteggiamenti corporei e della gestione dell’allontanamento-esplorazione, sino alla comunicazione non verbale e verbale.

Dall’osservazione dell’interazione tra genitore e bambino, dalle loro modalità di allontanamento e di riunione nonché dalle interazioni con un estraneo (strange situation), Ainsworth e Blehar, (1978) hanno valutato gli stili di attaccamento, individuando alcuni tipi quali l’ attaccamento A insicuro-evitante, l’ attaccamento B sicuro, l’ attaccamento C insicuro-ambivalente e l’ attaccamento D disorganizzato/disorientato.

Perché sono così importanti questi tipi di attaccamento nella relazione diadica? Perché, secondo la teoria dell’attaccamento, le interazioni con figure di attaccamento evitanti, inaffidabili, insensibili, riducono la resilienza nell’affrontare eventi di vita stressanti e riducono le capacità di coping individuale nei momenti di crisi. L’ attaccamento insicuro, può quindi essere visto come una vulnerabilità che può portare a disturbi mentali, a seconda anche dei fattori genetici, di sviluppo e ambientali che entrano in gioco. Perché, anche se la qualità dell’ attaccamento dalla primissima infanzia all’adolescenza non sia un predittore univoco dello sviluppo di una psicopatologia sembrerebbe che essa sia collegata ad alcuni dei sintomi che sono presenti negli individui affetti da disturbi mentali (Lewis et al., 1984 ; Wright et al., 1995). Vediamo meglio in dettaglio i tipi di attaccamento e cosa questi comportino.

Attaccamento A insicuro-evitante: conseguenze sulla postura

Nell’ attaccamento A insicuro-evitante, il bambino si allontana dai genitori in esplorazione senza richiedere il loro aiuto o sostegno. Di fronte ad un estraneo è capace di avvicinarsi ed interagire con un atteggiamento attento e curioso e se resta solo con lui, non mostra particolare disagio, reagisce però con movimenti non direzionali e non indirizzati al contatto con l’interlocutore. Mette in atto, come difesa, il non seguire con lo sguardo il genitore che si allontana per evitare di innescare risposte negative e non confortanti da parte dei genitori. Al suo rientro, evita di guardarlo, rimanendo concentrato nell’interazione con l’estraneo.

Regola la sua affettività mettendo distanza dal caregiver e inibendo qualsiasi manifestazione affettiva di disagio nei contesti di minaccia. Tutt’al più chiude gli occhi o distoglie lo sguardo, gira la testa per diminuire la percezione di stimoli di disturbo ed eccessi sensoriali accompagnati da emozioni spiacevoli in modo da evitare di fuggire. Il suo comportamento appare autonomo e indirizzato all’esplorazione dell’ambiente e dei giocattoli più che alla presenza del caregiver.

Nell’età scolare i bambini con attaccamento A insicuro-evitante affermano in maniera più decisa i comportamenti, gli atteggiamenti e gli stili corporei delineatisi nella prima infanzia.

L’organizzazione dei corpi in questi bambini è in funzione dell’accessibilità alla figura di attaccamento ma minimizzando il coinvolgimento emotivo e fisico. Valutano il comportamento dei genitori prima di avvicinarsi per evitare il rifiuto e modulano il loro stato affettivo e comportamentale in funzione delle aspettative di comportamento delle figure di attaccamento. In tale ottica, latteggiamento posturale secondo Lambruschi (2004) può essere neutro, quando cercano di rendersi invisibili stando lontani dalla figura di attaccamento, evitando il contatto fisico, adottando una postura più possibile raccolta, gestualità ed espressioni più neutre possibili. Oppure l’organizzazione corporea può essere falsamente allegra, manifestando cioè stati affettivi non spontanei, incompleti come il sorridere con le labbra e non con lo sguardo (sorriso obliquo o storto) o sorrisi intervallati dall’espressione di emozioni contrastanti. Gli indicatori corporei più evidenti sono i rapidi contatti con il genitore privi di una intimità interpersonale vera, come il baciare in “punta di bocca” e il “carezzare in punta di dita”. In genere sono bambini che presentano una forte tendenza all’accudire il genitore mettendo in azione una mimica facciale mobile (ampi sorrisi, modulazioni vocali accattivanti ecc).

Possono presentare anche un atteggiamento posturale sottomesso, specie in presenza di segnali di tensione con la madre in modo da assumere un comportamento da“bravo” e da “buono”. In questi frangenti, i bambini presentano ipertonicità corporea dovuta alla percezione di allarme di fondo, che li rendono pronti a parare i colpi. Assumono una postura chiusa con l’addome esposto, testa reclinata in maniera da mettere in evidenza la nudità del collo.

Il bambino è sempre attento a monitorare la figura di attaccamento e nel cercare di soddisfare le sue esigenze, per mezzo di sguardi indiretti e obliqui, segnale di una volontà di voler mantenere il contatto, o con altri atteggiamenti disarmanti come bocca aperta e denti nascosti.

Durante l’adolescenza, invece, i ragazzi che hanno avuto un iter di sviluppo di attaccamento di tipo insicuro-evitante possono andare incontro a delle risoluzioni come quella depressiva, caratterizzata da sentimenti di inadeguatezza, di non amabilità, e di accudimento compulsivo verso il caregiver o verso eventuali pari. Si tratta di un accudimento improprio che spesso però non viene considerato da chi lo riceve, per cui soffrono per la mancanza di considerazione che ricevono. Così finiscono per soffrire di sensi di colpa e si autopuniscono. Alcuni, per poter essere stimati, si impegnano nello studio, altri, al contrario, abbandonano gli studi scolastici come estremizzazione di alienazione e per mancanza di speranza di essere considerati. A livello posturale si nota un atteggiamento posturale chiuso, gestualità contenuta e una mimica poco espressiva in genere afflitta. Gli adolescenti che hanno avuto questo tipo di attaccamento possono andare incontro a una risoluzione psicosomatica con tendenza ad avere scompensi in termini di obesità o bulimia.

Attaccamento B sicuro: conseguenze sulla postura

Nell’ attaccamento di tipo B sicuro, l’ attaccamento diadico della prima infanzia è equilibrato, per cui la madre assume una postura attenta ai bisogni del suo bambino e, in risposta di ricambio, il bambino acquisirà un atteggiamento posturale speculare.

Il bambino comunica alla madre le sue emozioni e stati d’animo durante l’esplorazione dell’ambiente, che vengono prontamente comprese e recepite da lei.

Anche nel gioco, è evidente la reciprocità dei comportamenti e della postura nella coppia diadica. Il bambino segue i movimenti del genitore quando questi si allontana e si lamenta per la sua assenza, ma trova conforto piangendo o giocando da solo o con l’estraneo sopraggiunto. La reazione del bambino al rientro del genitore è inizialmente di protesta e di rabbia ma subito cede alle manifestazioni affettive così che si calma subito e riprende a giocare.

In questo tipo di attaccamento i bimbi, raggiunta l’età scolare, esprimono i loro sentimenti in maniera diretta, riescono a negoziare con le proprie figure di attaccamento, sino ad assumere il punto di vista dell’altro, il che infonde nel bambino fiducia verso il proprio genitore.

Per mantenere il contatto con il genitore, sviluppano un corpo flessibile in grado di esprimere diversi segnali corporei e affettivi, in base alle diverse situazioni o necessità. La relazione con la figura di attaccamento è armonica il che consente loro, grazie alla flessibilità corporea, di assumere diverse posture e gestualità, in equilibrio euritmico tra corpo, mente, affetti e genitore.

Attaccamento C insicuro-ambivalente: conseguenze sulla postura

In un attaccamento C insicuro-ambivalente la madre, invece, assumerà un atteggiamento asincrono e, a momenti, distaccato. Per contro, il suo bambino alternerà momenti di sincronia per avvicinarla a momenti di indifferenza come se non fosse presente. Presenta stati affettivi negativi, è frenato nell’esplorazione, cerca una vicinanza fisica con il genitore, mostra disinteresse o avversione verso un estraneo o per i giocattoli. La separazione dai genitori è drammatica, la presenza dell’estraneo non lo tranquillizza e a volte neanche il rientro del genitore.

Il bambino desidera la vicinanza e l’allontanamento dal genitore nello stesso momento per cui comunica, per esempio, di voler essere preso in braccio per poi voler essere rimesso subito giù, oppure evita di guardare il genitore, divincolandosi e scalciando. Questi bambini sono caratterizzati da una affettività genitoriale incostante e ambigua.

Questa ambiguità affettiva e comportamentale si riflette anche nella postura che appare anch’essa insicura oppure rigida, pronta a distanziare ogni tipo di stimolo affettivo, anche quelli non pericolosi.

In età scolare, questi bambini cercano di mantenere il più possibile la disponibilità della figura di attaccamento, rispondendo con una forte emotività a tutti gli stimoli provenienti dalla relazione di attaccamento e chiudendosi ai contatti con i pari e alle attività esterne. In questo modo, la relazione di attaccamento diventa stressante.

A livello fisico questi stati emozionali si manifestano attraverso un corpo così detto arrabbiato per via degli stati affettivi amplificati per poter mantenere il controllo della figura di attaccamento ponendosi in una posizione centrale. In questo caso, i segnali posturali e il linguaggio non verbale, sono impiegati in maniera determinante assumendo una postura aperta e dominante con numerosi ravvicinamenti minacciosi nella distanza interpersonale. Presentano iperespressività della mimica facciale se non addirittura aggressività, sostenendo il contatto oculare a lungo. Possono anche essere presenti segnali corporei di paura, come sguardo rabbioso, fisso dominante, che oscilla da destra a sinistra per controllare l’ambiente. La gestualità è diretta ed autoritaria mentre il tono ed il volume della voce sono molto sostenuti. Questi bambini con attaccamento C insicuro-ambivalente possono però presentare anche un corpo fragile e grazioso, uno stile disarmante con una postura fragile che sottintende una richiesta d’aiuto. Si accompagnano a una mimica facciale e posturale molto espressiva, spesso rattristata, con occhi grandi che catturano l’attenzione se non addirittura seducono. La gestualità è calma, educata e delicata. Sono portati ad accorciare la distanza interpersonale per favorire il contatto fisico. Il corpo può essere flaccido per una ipotonia muscolare cronica, lenti e impacciati nei movimenti che nella andatura. La mimica facciale è minima e la voce è bassa e rallentata, anche il respiro è lieve e leggero.

Gli adolescenti con modello di attaccamento insicuro-resistente vanno incontro a risoluzioni di tipo fobico. Avendo infatti, ricevuto un attaccamento iperprotettivo e ansioso, nei confronti di un mondo pieno di pericoli, si sente sicuro solo con la figura di attaccamento principale. Tutto questo comporta l’arresto dell’esplorazione, la limitazione di vivere nuove esperienze, sia la possibilità di mettersi alla prova, il che comporta uno smisurato controllo su qualsiasi tipo di evento per poter evitare rischi. In genere, mostrano un eccessiva cura del proprio aspetto fisico per nascondere i loro difetti e presentano un eccessivo controllo delle emozioni, delle aspirazioni e della libido. Sono frequenti delle somatizzazioni, con tachicardia, iperidrosi, tremori, sensazione di svenimento, oppure paure immotivate (di morire, di perdere il controllo, di impazzire). A livello posturale sono adolescenti con un atteggiamento chiuso ma molto attento a tutti gli stimoli.

Altri adolescenti possono andare incontro anche a una risoluzione ossessiva nel caso i loro genitori siano stati attenti ma distanti affettivamente o addirittura poco solleciti alle esigenze quando erano piccoli. In pratica, mentre nell’infanzia hanno sempre ubbidito alle richieste dei genitori, durante l’adolescenza, età in cui si tende a distanziarsi, questi ragazzi non riescono a gestirsi e rinunciano ai cambiamenti per confrontarsi con ciò che è diverso. Per questo sono portati ad evitare nuove esperienze sia amicali che sessuali. Assumono una postura estremamente rigida (a soldatino di piombo) e sono impacciati nei movimenti nuovi. Anche la mimica è rigida e non lascia vedere alcuna emozione, se non quelle di smarrimento per tutto ciò che è nuovo o diverso.

I giovani che presentano invece, una risoluzione psicosomatica, tenderanno ad avere disturbi somatoformi o anoressia. In questi casi l’adolescente avrà difficoltà nel costruire una propria immagine di sé, e nel capire le proprie emozioni, sensazioni. Tuttavia il corpo rimane sempre un mezzo fondamentale per esprimere ciò che non si riesce ad esprimere attraverso le emozioni. Sono persone che curano sino alla mania il loro aspetto e la forma fisica, senza però essere soddisfatti del risultato ottenuto. Per questo tendono a celare il corpo con atteggiamenti e comportamenti sia con abbigliamenti larghi che nascondono i difetti di un corpo che non è da mostrare. Tendono ad una postura con la schiena curva su se stessa per nascondersi con una mimica molto pronunciata.

Attaccamento D disorganizzato: conseguenze sulla postura

Infine l’ attaccamento D disorganizzato, è caratterizzato da un livello di disorganizzazione nel rapporto diadico maggiore del precedente e soprattutto da una imprevedibilità nei comportamenti e nelle risposte. Di conseguenza questi bambini tendono ad assumere comportamenti contraddittori che vanno da una intensa ricerca di attaccamento a dei comportamenti di evitamento oppure anche comportamenti simultanei contraddittori del tipo avvicinamento al genitore con la testa girata dalla parte opposta, oppure riavvicinamenti interrotti da attacchi di rabbia o mal direzionati (verso un giocattolo, o altro) o, ancora, che finiscono in una posizione di stilling, ovvero di arresto per alcuni secondi in una posizione forzata o ancora di freezing in cui rimane immobile per diversi secondi. Possono anche mostrare inquietudine nei confronti del genitore avvicinandosi in maniera incerta e allontanandosi di scatto o mettendo le mani in bocca e piangendo restando lontano dal genitore. Durante il ricongiungimento possono manifestarsi anche stereotipie, movimenti asimmetrici e posizioni anomale (vacillare, tirarsi i capelli etc.) reputati degli indici di stress. Durante la strange situation possono assumere diversi comportamenti anormali o conflittuali in presenza dei genitori come dondolarsi sulle ginocchia con il viso rivolto da un’altra parte, immobilizzarsi con le braccia alzate e in trance, staccarsi dal genitore per appoggiare la testa contro il muro; alzarsi per salutare il genitore per buttarsi a terra e così via.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Agliata, G. (2010). Le afferenze posturali. AbbìAbbè.
  • Ainsworth, M.D.S., Blehar, M.C., Waters, E. (1978). Patterns of attachment: assessed in the Strange Situation and at home. Hillsdale: Erlbaum.
  • Bowlby, J. (1952). Maternal Care and Menthal Health World Health Organization.
  • Bowlby, J. (1973). Attachment and loss, Vol. 2. Separation: anxiety and anger. New York: Basic Books.
  • Bowlby, J. (1982). Attachment and loss, Vol. 1. Attachment (2nd ed.) New York: Basic Books.
  • Bowlby, J. (1988). A secure base: clinical applications of attachment theory. London: Routledge.
  • Lambruschi, F. (2004). Psicoterapia cognitiva dell'età evolutiva. Procedure di assessment e strategie psicoterapeutiche. Bollati Boringhieri.
  • Lewis, M., Fering, C. (1984). Predicting psychopathology in six-years-old from early social relations. Child development 55.
  • Lowen, A.(2007). Il linguaggio del Corpo. Editore Feltrinelli, Milano.
  • Wright, J.C., Binney, V., Smith, P.K. (1995). Security of attachment in 8-22 year olds: A revised version of the Separation Anxiety Test, its psychometric properties and clinical interpretation. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 36, 757-774.
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