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Come internet sta cambiando le nostre amicizie

Oggi le relazioni sociali vengono coltivate anche attraverso i social media. Ciò rappresenta un’evoluzione naturale, dovuta al massiccio uso delle nuove tecnologie nella nostra vita.

Di Laura Stefanoni

Pubblicato il 30 Mag. 2018

Quante volte oggi hai già aperto Facebook? Letto il nuovo status “postato” da quel tuo amico di scuola di tanti anni fa? O messo “mi piace” alla foto appena pubblicata su Instagram dall’ultimo Influencer che ha attirato la tua attenzione?

 

Le relazioni sociali oggi passano necessariamente tramite i social media. Volenti o nolenti è qualcosa con cui dobbiamo fare i conti.

Si tratta di un’evoluzione naturale, risultato dell’ingresso sempre più massiccio delle nuove tecnologie nella nostra vita e dal quale le relazioni sociali non sono rimaste immuni.

Cosa significa “essere amici”?

È così che il concetto stesso di “amicizia” ha subito un’evoluzione nel tempo.

In un mondo in costante comunicazione, non importa dove si trovino i nostri amici nel mondo o qual è stata l’ultima volta in cui ci siamo sentiti, l’importante è che si trovino sui social media.

Ci aiuta a comprendere meglio tale fenomeno il contributo di diversi studiosi delle relazioni sociali.

In primis, Robin Dunbar, antropologo all’Università di Oxford, tra i primi a descrivere il nostro mondo sociale come il risultato di una ridefinizione operata dai social network. Secondo lo studioso, questi siti, oltre ad aver infranto le costrizioni della geografia che limitavano le dinamiche sociali, sembrano anche aver dato avvio ad una strana competizione sul numero di amici che si possono contare sulla propria pagina personale, con cifre che possono raggiungere anche le decine di migliaia.

Dalle sue ricerche, emergerebbe anche che il maggior numero di persone con cui è possibile mantenere un rapporto significativo in una sola volta varia da 100 a 200, a seconda di quanto si è “social”. Con il proprio team di ricerca è giunto infine ad identificare quale numero massimo di amici che si possono avere 150, cifra anche detta il Numero di Dunbar.

Attive, dormienti e commemorative: le 3 tipologie di amicizia

William Rawlins propone invece una classificazione delle amicizie in tre categorie: attive, dormienti e commemorative.

  • Un’ amicizia è attiva se si è regolarmente in contatto con quella persona, se si sente che si può contare su di lei per avere un sostegno emotivo e se si è a conoscenza di quanto sta succedendo nella sua vita;
  • Un amico dormiente è qualcuno con cui si ha un passato ma con cui non si parla da un po’ di tempo; si riprenderebbero però velocemente i contatti qualora ci si trovasse nello stesso luogo, nello stesso momento;
  • Un amico commemorativo, infine, è qualcuno che è stato importante in un momento precedente della vostra vita ma che non ci si aspetta davvero di rivedere o risentire, forse mai più. Queste persone vengono ricordate con affetto, ma rimangono saldamente nel passato.

Cosa è cambiato nelle relazioni sociali per via dei social media?

Rispetto alla classificazione delle relazioni sociali proposta da Rawlins, questo è quello che ci si dovrebbe aspettare, con una generale tendenza, con l’avanzare dell’età, a trasformare sempre più amicizie attive in amicizie dormienti o commemorative, risultato di un naturale processo di crescita delle persone.

Ciò non è però propriamente vero da quando i social media si sono imposti massicciamente nel regolare le nostre relazioni sociali.

I social media ci offrono un modo per prolungare la durata delle amicizie dormienti e commemorative, che altrimenti non avremmo mai riportato nel nostro presente.

Scrivere sulla bacheca di Facebook di qualcuno o commentare il loro Instagram, permette in un certo senso di “mantenere in vita” queste amicizie attraverso un minimo sforzo.

Da un lato ciò può essere percepito come l’andare verso relazioni sociali sempre più superficiali, dall’altro, però, offre anche la possibilità, qualora lo si voglia, di riprendere le amicizie proprio dal punto in cui le si era lasciate. In una serie di interviste, Rawlins ha scoperto che molte persone si consideravano ancora amici di persone con cui non erano in contatto da molto tempo proprio perché si sentivano in grado di riprendere il rapporto da dove lo avevano lasciato.

L’ ARTICOLO CONTINUA DOPO IL VIDEO

VIDEO – HOW THE INTERNET IS CHANGING FRIENDSHIP:

Inoltre è bene non dimenticare, che l’uso dei social media può portare un grande valore aggiunto anche nel mantenimento di quelle amicizie che vengono definite attive, aiutando ad approfondire le proprie relazioni sociali. Più piattaforme gli amici usano per comunicare, oltre a vedersi di persona, più forte è la loro relazione.

Forse è questo il regalo più grande che Internet e i social media possono offrirci: un posto dove ritrovare i nostri amici e la possibilità di riprendere rapporti dormienti anche da molto tempo proprio da dove li avevamo lasciati. Lo sforzo deve venire da sé e il gradimento di uno status non sarà sufficiente, ma quando si è pronti, i nostri amici sono lì, in tasca, in attesa di riconnettersi.

 

Articolo tratto dal video documentario di The Atlantic

 

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Laura Stefanoni
Laura Stefanoni

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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150 Amici – La Psicologia dell’amicizia secondo Robin Dunbar

Monografia psicologica sulla psicologia dei rapporti interpersonali e di amicizia. Ispirato agli studi di Robin Dunbar.

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