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Disturbo ossessivo compulsivo da relazione: quando l’ossessione riguarda i rapporti sentimentali

Il disturbo ossessivo compulsivo da relazione si manifesta con dubbi ossessivi riguardo le relazioni sentimentali e compulsioni agite per alleviare l'ansia

Di Laura Lambertucci

Pubblicato il 04 Mag. 2016

Avere in certi momenti delle incertezze su una relazione e/o sul proprio partner è esperienza comune a tutti. Tuttavia, quando i dubbi e le preoccupazioni diventano eccessivi e creano un significativo disagio personale e di coppia, allora siamo probabilmente di fronte a un Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione.

 

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione: introduzione

Il disturbo ossessivo compulsivo è una patologia caratterizzata da un’ampia varietà di tematiche ossessive, quali la paura di contaminazione o il timore di far del male a se stessi o agli altri.

In particolare, il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione (Relationship Obsessive Compulsive Disorder) presenta sintomi centrati sull’ambito delle relazioni intime, tematica che è stata di recente oggetto di un’attenzione sempre crescente da parte della ricerca (Doron, Derby, Szepsenwol, 2014).

Sintomi del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione possono manifestarsi in vari tipi di relazione, come quella con i propri genitori, figli, maestri e persino con Dio, ma la ricerca si è concentrata maggiormente sull’ambito delle relazioni sentimentali con i propri partner.

Avere in certi momenti delle incertezze sui sentimenti provati all’interno di una relazione e/o sul proprio partner è esperienza comune a tutti. Tuttavia, quando i dubbi e le preoccupazioni diventano eccessivi e creano un significativo disagio personale e di coppia, portando anche ad una compromissione del funzionamento sociale, lavorativo e in altre aree importanti della vita, allora siamo probabilmente di fronte a un Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione.

 

 

Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione: come si manifesta

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione si manifesta attraverso dubbi ossessivi e preoccupazioni riguardo le relazioni sentimentali, con condotte compulsive messe in atto per alleviare l’ansia e il disagio provocati dalla presenza e/o dal contenuto di queste ossessioni.

Le ossessioni da relazione possono assumere la forma di pensieri del tipo ‘E’ la persona giusta per me?‘, di immagini sul partner o possono anche assumere la forma di impulsi (ad esempio, l’impulso di lasciare il partner).

Oltre alle ossessioni, si manifesta anche un’ampia gamma di compulsioni quali: monitoraggio continuo dei propri sentimenti e pensieri verso il partner e la relazione, e il ricorso a feedback esterni per valutarli (ad esempio valutare l’amore del partner sulla base della quantità di tempo spesa con loro, rispetto a quella passata con altri); ricerca di rassicurazioni e auto-rassicurazione; confronti tra la caratteristiche e i comportamenti del proprio partner e quelli di altri potenziali partner; neutralizzazioni (ad esempio, tentare di annullare le ossessioni visualizzando il ricordo di momenti felici vissuti col partner); evitamento di quelle situazioni che possono fare da innesco alle ossessioni (uscire con coppie di amici considerate perfette, vedere commedie romantiche, e altre circostanze che fanno scattare la sequela di confronti con la propria relazione).

Esattamente come nel Disturbo Ossessivo Compulsivo, tali compulsioni alleviano l’ansia solo nel breve periodo, ma in realtà portano ad un peggioramento dei sintomi. Inoltre si hanno ripercussioni negative sulla relazione con il partner: ad esempio la continua pressione esercitata dal soggetto al fine di ottenere rassicurazioni può essere fonte di tensioni, così come anche l’adeguamento del partner ai rituali compulsivi e all’evitamento delle situazioni di innesco contribuisce all’esacerbazione dei sintomi.

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione si manifesta in due forme sintomatologiche:

  1. con sintomi ossessivo-compulsivi centrati sulla relazione (relationship-centered);
  2. con sintomi ossessivo-compulsivi focalizzati sul partner (partner-focused)

Nella prima forma, centrata sulla relazione, i dubbi e le preoccupazioni riguardano i sentimenti che la persona prova verso il partner, i sentimenti che il partner prova verso la persona e il valutare se la relazione sia quella giusta o meno (‘Lo/la amo?’, ‘Sto bene con lui/lei?’, ‘Lui/lei mi ama davvero?’, ‘E’ la relazione giusta per me?‘). Nella seconda forma, con sintomi focalizzati sul partner, i dubbi ossessivi riguardano invece difetti percepiti nel partner relativamente all’aspetto fisico, alle capacità intellettive, sociali o a caratteristiche di personalità, quali il livello di moralità. L’esperienza clinica e gli studi indicano che queste due forme spesso possono essere entrambe contemporaneamente presenti e alimentarsi a vicenda nel tempo.

I pensieri intrusivi sul rapporto di coppia sono vissuti come egodistonici, in quanto contraddicono l’esperienza soggettiva della relazione così come viene percepita dalla persona (‘Lo/a amo ma non riesco a smettere di interrogarmi sui miei sentimenti’) oppure sono contrari ai propri valori (‘L’aspetto non dovrebbe essere importante nella scelta del proprio partner’). Queste intrusioni pertanto sono sentite come inaccettabili e non volute, e spesso conducono a senso di colpa e vergogna, promuovendo auto-criticismo e abbassando notevolmente la qualità della vita. Il tempo e l’energia spesi in questi dubbi e preoccupazioni portano inoltre ad una compromissione del funzionamento quotidiano della persona.

 

 

Esordio del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione

Riguardo l’età di esordio del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione, i primi sintomi solitamente compaiono nella prima età adulta e tendono a persistere nel corso dell’intera storia delle relazioni sentimentali della persona. Tuttavia, alcuni soggetti fanno risalire l’esordio dei loro sintomi alla prima volta in cui si  sono trovati di fronte a decisioni che implicavano un impegno nella loro relazione (andare a convivere, sposarsi, avere un bambino, …). Anche se i sintomi sembrano essere maggiormente debilitanti quando si manifestano all’interno di una relazione, sintomi del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione possono presentarsi anche al di fuori di un rapporto, ad esempio con ossessioni sulle passate e future relazioni. Alcuni, ad esempio, riportano sintomi al termine di una relazione, riferendo di essere ossessivamente preoccupati di aver perso l’unica persona adatta a loro.

Per gestire la paura del rimpianto, fanno continui confronti con il partner attuale, cercano persistentemente di ricordare i motivi della rottura o richiamano alla mente i conflitti vissuti, per rassicurarsi che la rottura della relazione fosse giusta. Altri soggetti riferiscono invece di evitare completamente le relazioni, per paura di riprovare quegli stessi sintomi o per il timore di danneggiare gli altri (es. ‘La farò diventare pazza’, ‘Sarebbe una menzogna‘)

 

Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione: uno sguardo alle ricerche

Dalle ricerche finora effettuate, i sintomi sembrano non essere significativamente correlati alla lunghezza della relazione o al genere. Riguardo l’eziologia e il mantenimento del disturbo, sembra sussistere una combinazione di diversi fattori. Gli studi condotti finora hanno riscontrato che una vulnerabilità nel dominio relazionale, unita ad un attaccamento ansioso, possono condurre ad una suscettibilità accresciuta allo sviluppo di sintomi di Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione. Ad esempio, una sensibilità a intrusioni che sfidano la percezione di sé nell’ambito relazionale (come ad esempio ‘Non sto bene con il mio partner in questo momento‘), può innescare credenze catastrofiche (‘Rimanere in una relazione di cui non sono sicura, mi renderà infelice per sempre‘), e anche altre credenze disfuzionali (‘Non dovrei avere dubbi di questo tipo sul mio partner‘), cui possono seguire comportamenti che cercano di neutralizzare queste intrusioni (ad esempio, cercare costantemente rassicurazioni sul fatto che la relazione stia andando bene).

Allo stesso modo, quando l’autostima della persona dipende dal valore attribuito al proprio partner, ogni pensiero connesso ad un suo eventuale difetto può portare a sintomi ossessivo-compulsivi focalizzati sul partner. Tali pensieri intrusivi, in questo caso, possono far scattare credenze del tipo ‘Non è abbastanza intelligente. Non sarà mai capace di occuparsi della nostra famiglia‘, con associate compulsioni neutralizzanti, come ad esempio monitorare gli errori grammaticali commessi dal partner.

Oltre a ciò, sono presenti anche fattori sociali che possono essere implicati, quali ad esempio la possibilità di un maggiore accesso a social network e a siti e piattaforme di appuntamenti, che comportano un’esposizione ampia ad altri potenziali partner. Un’accresciuta disponibilità di alternative, insieme alla tendenza a voler fare la scelta perfetta, può contribuire ad aumentare i dubbi sulle proprie scelte relazionali.

Inoltre, molte persone con Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione riferiscono una storia familiare caratterizzata da conflitti intensi e manifesti tra i genitori, per cui sembrerebbe che anche questo possa essere un fattore di vulnerabilità per il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione.

 

 

Terapia del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione

La richiesta di terapia da parte di questi pazienti arriva frequentemente nei momenti di instabilità relazionale, quando spesso il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione è in comorbidità con altri disturbi, quali depressione, altri disturbi d’ansia o altri sintomi ossessivi, rendendo la diagnosi di Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione spesso difficoltosa. Secondo gli autori (Doron, Derby, Szepsenwol, 2014) il trattamento dovrebbe includere, oltre che un buon assessment, la psicoeducazione e l’identificazione e la messa in discussione degli schemi di pensiero e delle percezioni di sé disfunzionali, oltre che delle paure e difese legate all’attaccamento.

Attraverso la psicoeducazione, si aiuta a far comprendere al paziente il modello concettuale del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione e l’influenza dei sintomi sui processi decisionali. Risulta inoltre importante esplorare con il paziente l’impatto dei sintomi del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione sulla propria capacità di provare sentimenti, oltre che raggiungere un accordo sul fatto di posporre ogni decisione riguardo la relazione che si sta vivendo a quando i sintomi si saranno ridotti.

Riguardo la componente cognitiva del trattamento, vanno identificate e messe in discussione credenze maladattive tipiche del Disturbo Ossessivo Compulsivo, quali l’intollenza dell’incertezza, l’importanza dei pensieri, il perfezionismo, ecc. Inoltre vanno messe in discussione anche le credenze catastrofiche riguardo le relazioni (‘Se non sono sicuro della mia relazione, sarò infelice per sempre’, ‘Se mi impegno in questa relazione, poi non sarò più in grado di uscirne’, ‘Se lascio il mio partner, me ne pentirò per sempre’).

Esperimenti ed esposizioni comportamentali possono rivelarsi molto utili, come ad esempio elaborati scritti riguardo la paura del rimpianto e scenari temuti (come il matrimonio), ed esposizioni in vivo a siti e film che costituiscono fattori di innesco alle ossessioni da relazione (commedie romantiche, …). Importante risulta anche mettere in evidenza le conseguenze del forte monitoraggio dei propri stati interni, ad esempio attraverso esperimenti di monitoraggio dei sentimenti di vicinanza al terapeuta da fare in seduta.

Vanno inoltre esplorati con il paziente la paura dell’abbandono e il legame tra il valore attribuito a sé e la relazione con il partner, al fine di promuovere altre fonti di autostima. Inoltre, i sintomi del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione possono essere causa di conflitti, ma i conflitti stessi possono anche far scatenare dubbi ossessivi sulla relazione, pertanto può risultare utile anche un training sulle abilità di comunicazione e di risoluzione di conflitti mediante role playing.

Sempre in accordo con il paziente, si potrebbe pensare ad un coinvolgimento in terapia anche del partner al fine di valutare il rinforzo dato da quest’ultimo ai sintomi e proporre strategie per ridurre influenze reciproche dannose.

L’obiettivo della terapia non è salvare la relazione ma aiutare il paziente a ridurre i sintomi. La riduzione della sintomatologia spesso si associa ad una migliore comprensione dei propri sentimenti e ad un miglioramento delle capacità decisionali. In caso queste non migliorassero, viene suggerita l’introduzione di tecniche di problem solving e di strategie di decision making per aiutare il paziente a prendere importanti decisioni relazionali (Doron, Derby, Szepsenwol, 2014).

Guy Doron e colleghi, nella loro review del 2014, segnalano anche l’importanza di proseguire nella ricerca per migliorare la comprensione dei fattori associati al Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione, anche perché molti degli studi fatti finora non sono stati condotti su campioni clinici.

Recentemente, Doron e il suo collega Guy Ilany hanno inoltre riferito di star lavorando all’elaborazione di un’innovativa applicazione che sia di aiuto nel trattamento dei sintomi del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione. L’app dovrebbe essere scaricabile da giugno prossimo e includerebbe 30 livelli riguardanti varie difficoltà presenti nel Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione, quali dubbi sulla relazione, intolleranza dell’incertezza, perfezionismo, ansia nel prendere un impegno e imbarazzo.

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Laura Lambertucci
Laura Lambertucci

Psicologa clinica, Psicoterapeuta in formazione

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