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Il temperamento – Introduzione alla Psicologia

Il concetto di temperamento aiuta alla comprensione delle differenze individuali, in particolare nel campo della psicologia e della psicopatologia.

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 28 Gen. 2016

Aggiornato il 14 Mar. 2016 12:07

Il temperamento è un aspetto della personalità piuttosto trascurato dalla psicologia moderna e contemporanea. Questo deriva dal poco accordo esistente tra gli psicologi su che cosa si intenda per temperamento e su come esso si distingua dal carattere. 

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA RUBRICA DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA IN COLLABORAZIONE CON LA SIGMUND FREUD UNIVERSITY DI MILANO 

Il temperamento è un aspetto della personalità studiato marginalmente nella psicologia moderna e contemporanea.
Tuttavia, il concetto di temperamento ha origini molto antiche nella storia della medicina, poiché già in passato si era osservato che il temperamento era in grado di far comprendere al meglio le differenze individuali non solo nel campo della psicologia, ma anche della psicopatologia in generale.

Temperamento: etimologia del termine

Il termine temperamento deriva dal latino temperare, cioè mescolare, ovvero mettere insieme una serie di caratteristiche individuali. Il Temperamento rappresenta una serie di aspetti congeniti non mediati dalla cultura ed è la diretta esplicitazione di caratteristiche innate nell’individuo. Si dice: “hai un Temperamento da grande attore, sei nato per fare questo mestiere”, significa che chi manifesta questa capacità presenta una caratteristica innata che gli permette di calcare il palcoscenico senza troppe difficoltà.

Temperamento nella storia

La descrizione del temperamento umano risale ad Ippocrate, intorno al 400 a.C. Ne troviamo traccia nel Corpus Hippocraticum, l’insieme di opere attraverso cui il famoso medico greco diffuse le sue conoscenze.
Secondo Ippocrate, alla base dei temperamenti umani vi era la teoria dei quattro umori. Nel corpo circolano quattro umori: il flegma (la linfa), il sangue, la bile gialla e la bile nera. Se tra i quattro fluidi c’è equilibrio, si avrà uno stato di buona salute, altrimenti, si crea uno squilibrio che determina la tendenza a malattie. E non solo, la diversa concentrazione di un determinato umore porta alla presenza di un certo di temperamento. Si posso formare, così, quattro temperamenti diversi, visibili come carenza di armonia complessiva dei liquidi: flegmatico, sanguigno, bilioso e melancolico.

Recentemente, agli inizi del secolo scorso nell’ambito del movimento pedagogico Waldorf, fondato da Steiner in Germania, si individua una importante trattazione sui temperamenti umani. Steiner riprese e perfezionò ulteriormente la teoria dei quattro temperamenti ippocratici, sganciandola dalla anacronistica e obsoleta spiegazione dei quattro umori, e basandola sulla concezione che l’essere umano è tripartito, ovvero formato dalla unione dei tre elementi sostanziali, quali: corpo, anima, spirito.

I quattro temperamenti, secondo Steiner, diventano: flemmatico, sanguigno, collerico, malinconico. Anche per Steiner il temperamento è espressione di uno squilibrio, poiché nell’individuo equilibrato sono presenti in diversa misura tutte e quattro i temperamenti. Il temperamento, dunque, risulta essere pertanto una sorta di base caratteriale, dipendente dalla salute fisica del soggetto, che si mantiene per tutta la vita psichica dell’individuo.

Fenomenologicamente parlando il temperamento è definito da una coppia di parametri funzionali dell’organismo, che combinandosi tra loro determinano quattro tipologie temperamentali. I due parametri in questione sono: la sensibilità, ovvero ricettività al mondo esterno e la forza, capacità di manifestazione del proprio sé.
Si avrà così uno schema formato da quadranti e ogni individuo si disporrà al suo interno non come un punto, ma come un area che può apparire a cavallo di più quadranti. Ci sarà, di conseguenza, un temperamento dominante ed uno o due ausiliari o recessivi.

Analiticamente, si ottengono i seguenti temperamenti: il temperamento sanguigno, caratterizzato da interesse e sensibilità agli stimoli esterni, poca forza interna, mutabilità di interessi e propensione al cambiamento. Il temperamento flemmatico, scarsa forza e poca sensibilità agli stimoli esterni, tendenza alla pigrizia e all’ozio. Il temperamento collerico, rappresenta il più irruente dei temperamenti e chi lo ha manifesta elevata reattività, estrema sensibilità agli stimoli esterni, molta forza, impeto e impulsività.. Il temperamento malinconico, infine, si manifesta con forza e scarsa sensibilità agli stimoli esterni, scarsa capacità di tenere a freno i propri istinti e tenacia nel raggiungere i propri obiettivi senza farsi distrarre dagli eventi esterni.

Più recentemente Cloninger definisce la personalità come divisa in due distinte dimensioni psicobiologiche: il temperamento e il carattere (Cloninger,1993). Secondo questa teoria, definita bio-psicosociale, il temperamento riflette una base biologica e determina la spinta ad agire in diversi modi, il carattere, invece, sarebbe il risultato dell’interazione della persona, in base alle sue attitudini, con l’ambiente. Il temperamento, dunque, è individuabile già dall’infanzia e resta stabile per tutto il corso della vita poiché ha caratteristiche biologiche ereditabili (studi sui gemelli riportano un ereditabilità dei tratti compresa tra il 40 e il 60% e sono alla base dell’attivazione o dell’inibizione di un comportamento; Cloninger 1993).

Temperamento, carattere e personalità

Per un quadro più generale definiamo cosa si intende per carattere e personalità.
Il termine Carattere: deriva dal greco charakter che significa impronta, segno distintivo. Il Carattere di un individuo dipende fortemente dall’influenza che l’ambiente esercita durante la sua infanzia e la sua adolescenza ed è quindi legato alla storia presentata e al patrimonio culturale appreso durante lo sviluppo. Al Carattere, quindi, può essere assegnato il significato opposto a quello dato al Temperamento, non biologico ma appreso. Esempio: ‘Ha un Carattere troppo impulsivo‘, significa che la sua esperienza di vita l’ha portato ad assumere questa caratteristica.

Invece Personalità: deriva dal latino persona, cioè maschera dell’attore. La Personalità è l’immagine, il volto, che ognuno di noi mostra agli altri, che esprime o cela quanto avviene realmente nel suo essere. La Personalità, dunque, è la combinazione tra Temperamento e Carattere, per cui è da considerarsi un concetto tipicamente dinamico nell’arco di vita di una persona. Durante l’arco della vita si è costretti ad affrontare situazioni cruciali che inevitabilmente sfociano in una serie di tratti che caratterizzeranno i comportamenti agiti della persona. Quindi dire a qualcuno che è un narcisista significa che è una persona molto concentrata su se stesso, che crede molto nelle sue capacità, e che degli eventi significativi accaduti l’hanno indotto ad assumere tale atteggiamento o personalità o maschera.

RUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Adams, F. (1891). The Genuine Works of Hippocrates. New York: William Wood and Company.
  • Steiner, R. (2002). L'educazione del bambino dal punto di vista della scienza dello spirito (contenuto in Educazione del bambino e preparazione degli educatori. Ed. Antroposofica, Milano.
  • Cloninger, C.R., Svrakic, D.M., Przybeck, T.R. (1993). A psychobiological model of temperament and character. Arch Gen Psychiatry, 50, 975-90.
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