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The Flow esperience: la prestazione che genera gratificazione e positività

"Flow" indica uno stato psicologico di massima positività e gratificazione, che può essere vissuto durante la completa immersione in un compito - Psicologia

Di Angelica Gandolfi

Pubblicato il 25 Nov. 2015

Csikszentmihalyi (1975) ha concettualizzato il termine flow come uno stato psicologico soggettivo di massima positività e gratificazione, che può essere vissuto durante lo svolgimento di attività e che corrisponde alla “completa immersione nel compito”.

[blockquote style=”1″]The best moments in our lives are not the passive, receptive, relaxing times… The best moments usually occur if a person’s body or mind is stretched to its limits in a voluntary effort to accomplish something difficult and worthwhile.[/blockquote]
Mihaly Csikszentmihalyi (1990).

[blockquote style=”1″]I momenti migliori della nostra vita non sono tempi passivi, ricettivi, rilassanti… I momenti migliori di solito si verificano se il corpo e la mente di una persona sono spinti ai loro limiti nello sforzo volontario di realizzare qualcosa di difficile e per cui ne valga la pena.[/blockquote]

Il concetto di flow è stato introdotto per la prima volta da Csikszentmihalyi (1975), uno psicologo americano che, a partire dagli anni ’70, ha svolto una serie di ricerche sul “flusso di coscienza” come fenomeno riscontrabile in determinate condizioni di operatività. L’attenzione per questo fenomeno nasce da uno studio effettuato sulla creatività (Getzels & Csikszentmihalyi, 1976), dove l’autore è rimasto colpito dal fatto che quando l’artista in questione reputava che la creazione del suo quadro stesse andando bene, egli persisteva nel lavoro senza sosta, ignorando fame, fatica e disagio. Da qui l’interesse a capire e spiegare questo aspetto di motivazione intrinseca, o autotelica, dell’attività stessa, dello svolgere lavori che premiano da sé e per sé, a prescindere dal prodotto finale o da eventuali rinforzi estrinseci. In questo studio si sottolineava il godimento quale motivazione principale all’operosità.

the flow experience

Csikszentmihalyi (1975) ha così concettualizzato il termine flow come uno stato psicologico soggettivo di massima positività e gratificazione, che può essere vissuto durante lo svolgimento di attività e che corrisponde alla “completa immersione nel compito”. La situazione che rende possibile entrare a contatto con questo stato di essere è caratterizzata dalla percezione, da parte dell’individuo, di sufficienti e appropriate opportunità per l’azione (sfide) da parte dell’ambiente e, corrispettivamente, di personali adeguate capacità di agirvi (abilità). Entrare nel flusso dipende, quindi, dall’equilibrio tra queste due componenti, valutate soggettivamente.

Nel caso il soggetto consideri le sfide al di là delle proprie capacità, entrerà in uno stato dapprima di vigilanza e poi di ansia; nel caso contrario, passerà dal rilassamento alla noia. Quando invece percepirà armonia tra i livelli di sfide e abilità, allora potrà esperire la flow experience, l’esperienza ottimale (Figura 1), sperimentando il pieno assorbimento in un’esperienza che coinvolge l’individuo globalmente, concentrando nel compito aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali. La totale armonia con quello che si sta facendo non solo porta al godimento puro, ma offre la possibilità di accrescere le proprie capacità, mettendosi in gioco, testando e imparando nuove competenze, e la propria autostima (Csikszentmihalyi e LeFevre, 1989). L’esperienza ottimale attiva il flusso dinamico di energia mentale che attiva risorse e potenzialità dell’individuo.

Sono stati svolti diversi studi che confermano l’occasione di vivere la flow experience in diversi campi, ad esempio nell’arte e nella scienza (Csikszentmihalyi, 1996), nell’esperienza estetica (Csikszentmihalyi e Robinson, 1990), nello sport (Jackson, 1995) o nella scrittura letteraria (Perry, 1999). È comunque possibile ritrovare esperienze ottimali in altri ambiti comuni e quotidiani, essendo questa relativa a valutazioni soggettive e, quindi, a caratteristiche personali di approccio all’ambiente, dipendenti anche dal contesto culturale in cui si trova la persona. A tal proposito, Csikszentmihalyi (2000) ha ipotizzato l’esistenza di un tipo di personalità autotelica, caratterizzata dalla tendenza a “godersi la vita”, ovvero a fare le cose per se stesse, e da alcune capacità metacognitive, quali ad esempio la curiosità e la disposizione a prestare attenzione a ciò che accade nell’immediato, che portano a ricercare e cogliere le occasioni intrinsecamente appaganti.

Sono stati poi delineati i fattori, in stretta correlazione tra loro, che costituiscono la flow experience (Nakamura e Csikszentmihalyi, 2002):
– bilanciamento tra sfida e abilità: senso che l’individuo si sta impegnando in qualcosa di appropriato per le proprie capacità;
– fusione tra azione e consapevolezza;
– senso di controllo, sia delle proprie azioni, sia delle conseguenze di esse;
– obiettivi prossimali chiari e feedback immediato che permettono lo svolgersi continuo del processo, momento per momento;
– attenzione e concentrazione totale sul compito;
– perdita dello stato di autocoscienza ordinario, perdita, cioè, della concezione egocentrica di sé come attore tanto è l’assorbimento nel compito;
– distorsione della normale percezione temporale (tipicamente sembra che il tempo passi più in fretta);
– gratificazione legata all’esperienza stessa e profondo senso di piacere (Deci, 1975), tali che spesso la meta finale è solo una scusa per iniziare il compito (esperienza autotelica).

Quando è nel flusso, l’individuo funziona a pieno delle sue capacità. Imparare a cogliere e sfruttare opportunità di esperienze ottimali porta quindi numerosi vantaggi, quali l’attivazione e lo sviluppo di capacità personali e l’assaporare uno stato di benessere collegato a forti emozioni positive e a un senso positivo di autostima e autoefficacia. Aggiungendo, per ultimo ma non meno importante, il peculiare contributo nel dotare di valore l’esperienza momentanea che si sta vivendo.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Csikszentmihalyi, M. (1975). Beyond boredom and anxiety. San Francisco, CA: Jossey-Bass.
  • Csikszentmihalyi, Mihaly (1990). Flow: The Psychology of Optimal Experience. New York, NY: Harper and Row.
  • Csikszentmihalyi, M. (1996). Creativity: Flow and the Psychology of Discovery and Invention. New York: HarperCollins
  • Csikszentmihalyi, M. (2000). Beyond boredom and anxiety. San Francisco: Jossey-Bass.
  • Csikszentmihalyi, M., & LeFevre, J. (1989). Optimal Experience in Work and Leisure. Journal of Personality and Social Psychology, 56(5),815-822.
  • Csikszentmihalyi, M., & Robinson, R. (1990). The art of seeing. Malibu, CA: J. Paul Getty Museum and the Getty Center for Education in the Arts.
  • Deci, E. (1975). Intrinsic motivation. New York: Plenum.
  • Getzels, J. W., & Csikszentmihalyi, M. (1976). The Creative Vision: A Longitudinal Study of Problem Finding in Art. New York: Wiley.
  • Jackson, S. (1995). Factors influencing the occurrence of flow state in elite athletes. Journal of Applied Sport Psychology, 7, 138-166.
  • Nakamura, J., & Csikszentmihalyi, M. (2002). The Concept of Flow. Handbook of positive psychology, 89-105. Perry, S. K. (1999). Writing in flow. Cincinnati, OH: Writer’s Digest Books.
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