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Rigidità e dicotomia: la personalità ossessiva – Psicologia

La personalità ossessiva vive in un mondo in bianco e nero. Regole e rigore sono il pane quotidiano, cerca la perfezione ed è determinata nel perseguirla

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 08 Nov. 2013

Rigidità e dicotomia . - Immagine: © Piumadaquila - Fotolia.comLa personalità ossessiva vive in un mondo in bianco e nero, non esistono altri toni, nemmeno il grigio è contemplato. Le regole e il rigore sono il pane quotidiano, cerca la perfezione ed è determinato nel perseguirla, “devo eccellere altrimenti non sono nessuno!”.

Ricordate la signorina Rottenmeier , la governante di Heidi? Ops, “devo essere molto precisa“, governante di Clara, amica di Heidi. Sì, proprio lei, la terribile, perfettina, petulante, severissima, rigorosissima e professionalmente implacabile Rottenmier. Non ne lasciava passare una ed era sempre pronta a castigare le mal capitate. La sua vita era fatta di estremi, tutto scandito da una serie di rigide regole ed eccessi.

Ma, secondo voi, che disturbo della personalità presentava? Anancastico, ergo Ossessivo-Compulsivo!

L’ossessivo vive in un mondo in bianco e nero, non esistono altri toni, nemmeno il grigio è contemplato. Le regole e il rigore sono il pane quotidiano, cerca la perfezione ed è determinato nel perseguirla, “devo eccellere altrimenti non sono nessuno!”.

Salta da un estremo all’altro di un continuum, non esistono vie di mezzo, anzi non sono neppure considerate le mezze misure. Si tratta, dunque, di una personalità dicotomica, che si muove tra il tutto o il nulla, fra contraddizioni morali, di pensiero e di comportamento.

L’ossessivo vive di logica, nella razionalità e nell’ordine, concetti che mal si miscelano alle emozioni. E’ molto formale nelle relazioni, educato e corretto al punto da risultare giudicante, critico, controllante e punitivo nei confronti di coloro che non rientrino negli schemi. Nel rapporto con gli altri tende al comando, a dare disposizioni per potere controllare meglio, e quando dice qualcosa in realtà impartisce ordini da far eseguire meticolosamente, solo cosi appaga il bisogno di tranquillità. Non ha fiducia in nessuno, il delegare sarebbe un rischio, se lo facesse verrebbero meno il controllo e le regole.
Svolge una vita dedita alla produttività, raggiunta attraverso attività programmate, elaborazione di schemi, liste. E il denaro? E’ da accumulare in vista di catastrofi future.

Ma, il vero nemico della personalità ossessiva è il controllo minuzioso di ogni minima cosa fino al punto da riuscire a procrastinare gli impegni più importanti per raggiungere la minima perfezione.

Anche le emozioni sono soggette a severissimo controllo, perché se mostrate sono sinonimo di debolezza e vulnerabilità. L’ossessivo può essere felice se e solo se ha la sorte di imbattersi in qualcuno di estremamente elastico che attraverso l’emotività, esperita tramite rispecchiamento cui deve assolutamente esporsi poco alla volta, potrebbe fargli incontrare l’altro nella sua interezza. Vive la rabbia ogni qualvolta non è in grado di mantenere il controllo del proprio ambiente fisico e interpersonale, tuttavia, difficilmente la esprime direttamente, perché concentrato su cosa vuole l’altro, modalità di controllo della dipendenza.

Rischia la noia e per questo è disposto a qualsiasi esagerazione: è una personalità inquieta. E alla fine approda nella depressione, perché fondamentalmente l’ossessivo si auto-svaluta, si auto-critica, e, così facendo, i pilastri della rigidità crollano.

L’affettività è anch’essa controllata e ampollosa, vissuta con disagio, al punto che la relazione affettiva è percepita come una potenziale minaccia alla propria autostima, fragile e traballante visto l’alto grado di dubbio mosso da se stesso nei confronti delle proprie capacità.

L’infanzia di questa persona, pare sia stata costellata da una scarsa valorizzazione, poco riconoscimento e un insufficiente amore da parte dell’ambiente familiare sterile, di conseguenza il bimbo ha dovuto sviluppare una serie di regole rigide che gli permettessero di sopravvivere.

La soluzione? Empatizzare con le difficoltà per riuscire ad abbandonare o smussare la rigidità e il rigore. Abbandonare le intellettualizzazioni, i pragmatismi, le procrastinazioni, i vissuti di frustrazione e rabbia per portare l’ossessivo ad accettare la sua umanità e fragilità.

Cosa fare?

1) facilitare l’identificazione dei sentimenti e la tendenza a minimizzarli;

2) facilitare lo sfogo dei sentimenti sia positivi che negativi;

3) esplorare insieme i problemi legati al controllo e alla frustrazione associati con il perfezionismo;

4) sviluppare delle aspettative più realistiche su di sé, riportandoli alla realtà dei fatti;

5) ridurre la frequenza dei comportamenti dispotici/prepotenti;

6) aiutare a sviluppare fiducia verso gli altri, delegando loro dei compiti;

7) ridurre la frequenza del criticismo verso gli altri e se stesso;

8) aumentare la bassa autostima dopo averla riconosciuta.

Concludo con una celeberrima frase di un celebre film in cui il protagonista ossessivo è finito alla pazzia: “All Work and No Play Makes Jack a Dull Boy“, dedicata agli ossessivi, meticolosi,estimatori del cinema Horror.

 

 LEGGI ANCHE:

DISTURBI DI PERSONALITA’ – PD – DISTURBO OSSESSIVO DI PERSONALITA’ – DEPRESSIONE

L’OSSESSIVO FURIO ON BIANCO, ROSSO E VERDONE. CINEMA E PSICOTERAPIA NR. 9

 

BIBLIOGRAFIA:

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