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Disturbo Ossessivo-Compulsivo: sovrastima delle dimensioni

Più mi fa paura, più mi sembra grande: non solo “Sovrastima Del Pericolo” i soggetti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo sovrastimano anche le dimensioni.

Di Elena Mannelli

Pubblicato il 26 Set. 2013

Disturbo Ossessivo Compulsivo: sovrastima delle dimensioni. - Immagine:© Felix Pergande - Fotolia.comPiù mi fa paura, più mi sembra grande: non solo “Sovrastima Del Pericolo” i soggetti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo sovrastimano anche le dimensioni

La sovrastima del pericolo, una distorsione cognitiva che si caratterizza per la tendenza a valutare in modo sproporzianto la pericolosità  dei rischi e dei pericoli ambientali, è una credenza chiave in tutti i disturbi d’ansia. La sovrastima della minaccia, così come la sottostima delle proprie capacità di fronteggiarlo riflettono l’attivazione dei cosiddetti “schemi di pericolo” (Beck, 1985), che mettono in moto i circoli viziosi dei diversi disturbi d’ansia.

Nel disturbo Ossessivo-Compulsivo costrutti come questo, accanto al concetto di intolleranza all’incertezza, perfezionismo e soprattutto senso di responsabilità esagerato (Salkoski….) hanno contribuito in modo consistente alla comprensione delle dinamiche patogenetiche del disturbo, nonchè, di conseguenza hanno arricchito le tecniche psicologiche e psicoterapeutiche di intervento.

Sebbene l’”overstimation of threat” non sia specifica di pazienti con sintomi ossessivi resta comunque un aspetto importante, un costrutto ampio composto da differenti parti.

Le sotto scale dell’ Obssessive Beliefs Questionnaire Long Form (Obsessive Compulsive Cognition Workin Group, 1997, 2003) declinano questo concetto in:

1. Sovrastima del pericolo “ mi capita spesso di pensare che il mondo a me non è sicuro”;

2. Percezione di una maggiore vulnerabilità personale “ è più probabile che cose negative accadano a me che agli altri”;

3. Sovrastima delle consegenze negative di un evento “nella mia vita mi sembra che i piccoli problemi si trasformino sempre in grandi problemi

I pazienti ansiosi, e tra loro anche i pazienti ossessivi operano numerose distorsioni che, come la teoria e la terapia cognitivo-comportamentale insegnano, conducono ad un errato modo di interepretare i dati della realtà in termini di pericolo e danno.

Fin qui nulla di nuovo.

Ma se queste distorsioni non fossero solo il frutto di una modalità di pensiero, se non fossero soltanto “cognitive”, ma fossero anche visive?

È questa la domanda che si sono fatti un gruppo di ricercatori in Germania (Moritz et all., 2011) che hanno condotto uno studio per indagare se i pazienti affetti da Disturbo Ossessivo-Compulsivo avessero la tendenza a sovrastimare le dimensioni di stimoli salienti per il loro disturbo.

Per prima cosa hanno chiesto a 65 partecipanti con diagnosi di Disturbo Ossessivo Compulsivo e a 55 partecipanti del gruppo di controllo senza nessuna diagnosi, di valutare la rilevanza personale di ciascuna figura presentata. Le 40 immagini proposte erano suddivise in 4 categorie: immagini neutre (sedie, tavoli), immagini attivanti, ma non legate allo spettro ossessivo (animali feroci o pericolosi che spesso elicitano emozioni di paura) immagini legate al DOC di pulizia e controllo (come ad esempio la figura di una toilette sporca o di una casa che prende fuoco).

Successivamente sono state nuovamente presentate le miniature di tali immagini ed è stato chiesto ai soggetti di stimare la dimensione originale della foto precedentemente vista dell’oggetto stesso su una scala a 7 punti. L’ipotesi degli autori era che i pazienti con diagnosi di DOC sovrastimassero le dimensioni degli item connessi alla propria patologia. 

Dai risultati emerge la tendenza dei soggetti con disturbo ossessivo a stime non accurate, in particolare a sovrastimare le dimensioni di oggetti rispetto ai controlli che avevano la tendenza opposta.

I soggetti con Disturbo Ossessivo hanno evidenziato, specificatamente, la tendenza a sovrastimare gli stimoli personalmente rilevanti legati alla sintomatologia ossessiva e a sottostimare lievemente quelli neutrali. I soggetti del gruppo di controllo (non avendo per definizione item personalmente salienti) hanno comunque riportato un bias in senso opposto tendendo a sovrastimare gli oggetti giudicati positivamente e sottostimare quelli negativi.

È da tempo riconosciuto che la percezione della grandezza così come della distanza da un dato stimolo risentono della rilevanza personale che tale stimolo ha per il soggetto che la osserva (Balcetis & Dunnis, 2009) e sono stati condotti alcuni studi in questo senso soprattutto nel campo delle fobie specifiche (Clerkin, et all., 2009), ma questo è uno dei pochi studio che ha utilizzato un campione di soggetti con DOC ed il primo che ha utilizzato una procedura simile.

Resta tuttavia da indagare in esperimenti simili se il ruolo della memoria, così come dei processi ansiosi nella visione delle immagini attivanti, possa o meno aver giocato un ruolo nell’alterare la percezione delle dimensioni nei soggetti con diagnosi.

I risultati di questo studio potrebbero contribuire nel percorso psicologico a spiegare e rendere i pazienti maggiormente consapevoli, anche ad un livello metacognitivo, degli errori e dei bias a cui sono spesso soggetti in presenza di stimoli attivanti; a livello psicoeducazione dimostrare ai pazienti che pensieri e paure ossessive possono giocare scherzi non solo a livello di cognizione e memoria, ma anche di percezione può favorire una rivalutazione della pericolosità degli stimoli e contribuire alla messa in discussione di credenze distorte e spesso rigide.

LEGGI:

DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO – BIAS COGNITIVI – ANSIA

 

 

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SCRITTO DA
Elena Mannelli
Elena Mannelli

Psicologa Cognitivo-Comportamentale

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