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La persistenza dello stigma verso i condannati ingiustamente

Studio per valutare lo stigma verso le persone ingiustamente condannate: le condanne possono essere annullate, ma lo stigma rimane invariato e persiste.

Di Francesca Fregno

Pubblicato il 04 Lug. 2013

Aggiornato il 17 Lug. 2013 09:50

 

Di Francesca Fregno

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

E’ stato condotto un nuovo studio finalizzato a valutare lo stigma verso le persone ingiustamente condannate. Infatti le condanne possono essere annullate, ma il pregiudizio sociale rimane invariato e persiste.

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Gli errori giudiziari sono inquietantemente comuni. Infatti si stima che soltanto negli Stati Uniti oltre 1050 persone sono state condannati e successivamente assolte. E’ stato condotto un nuovo studio finalizzato a valutare lo stigma verso le persone ingiustamente condannate. Infatti le condanne possono essere annullate, ma il pregiudizio sociale rimane invariato e persiste.

Psicopedia - Immagine: © 2011-2012 State of Mind. Riproduzione riservata
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Kimberley Clow e Amy-maggio Leach hanno intervistato 86 studenti di psicologia in Canada che si sono interfacciati con 3 gruppi di persone. Il primo gruppo veniva rappresentato dalle persone che sono state ingiustamente condannate per un delitto;  il secondo gruppo da persone che sono state condannate per un crimine che  avevano effettivamente commesso; e il terzo gruppo da persone in generale.

Gli studenti hanno dimostrato atteggiamenti negativi nei confronti delle persone ingiustamente condannate, valutandole in modo simile ai delinquenti. Anche se gli studenti desideravano mantenere meno distanza sociale dall’ ingiustamente condannato a fronte del delinquente, hanno preferito avere più distanza dall’ ingiustamente condannato rispetto le persone in generale. E mentre gli studenti hanno espresso più pietà per le persone ingiustamente condannate, ciò non si è tradotto in un maggiore sostegno in termine di assistenza per quanto riguarda alloggi o reintegrazione lavorativa. In realtà, gli studenti erano più propensi a dare le spese  mensili e sostegno per le persone in generale, in alternativa all’ingiustamente condannato.

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Un individuo ingiustamente condannato dovrebbe essere considerato come qualsiasi altro cittadino non condannato“, affermano Clow e Leach. “I nostri risultati, tuttavia, suggeriscono che questo non si verifica, purtroppo le persone ingiustamente condannate non sono percepite come gli altri cittadini.”

Prendere atto di questi risultati è solo un primo timido passo verso una maggiore comprensione di questo problema. E ‘pericoloso generalizzare con fiducia da un campione di studenti, e non abbiamo imparato molto sul perché i partecipanti hanno stigmatizzato così duramente  il gruppo degli ingiustamente condannati. E’ possibile che gli studenti hanno tenuto una convinzione generale che le persone ingiustamente condannate sono probabilmente colpevoli di altri reati. O forse hanno creduto che le persone ingiustamente condannate sono moralmente contaminati da loro del tempo in prigione.

E’ interessante ricordare il caso Kirk Bloodsworth avvenuto nel 1993. Dopo quasi nove anni di carcere,  Bloodsworth è stato liberato grazie al test del DNA che ha dimostrato la sua innocenza a fronte delle accuse di aver stuprato e ucciso una bambina di nove anni.  Eppure, nonostante il suo rilascio, Bloodsworth continuava ad essere diffamato, trovando scarabocchi denigratorie (“assassino di bambini“) sul suo camion.

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 STIGMA – PSICOLOGIA SOCIALE

 

 

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Francesca Fregno
Francesca Fregno

Dottoressa magistrale in Psicologia Clinica - Tirocinante presso Studi Cognitivi

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