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Gioco d’Azzardo in Italia: tra contributo al PIL & Epidemia Sociale

Gioco d’Azzardo in Italia - Identikit del giocatore d’azzardo patologico: maschio, vive nel centro-sud, diplomato, utilizzatore di alcol e di tabacco.

Di Andrea Ferrari

Pubblicato il 22 Mag. 2013

di Andrea Ferrari, psicologo tirocinante post-lauream, Modena

 

Gioco d’Azzardo in Italia: tra contributo al PIL & Epidemia Sociale. - Immagine: © kraevski - Fotolia.comGioco d’Azzardo in Italia – Identikit del giocatore d’azzardo patologico: maschio, vive nel centro-sud, diplomato, utilizzatore di alcol e di tabacco.

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Il gioco d’azzardo, come fenomeno economico, ha conosciuto una crescita significativa a livello mondiale. Nel nostro Paese, questa crescita è stata in particolar modo marcata: secondo le stime ufficiali, si ritiene che l’industria del gioco contribuisca per il 4% al Prodotto Interno Lordo (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, 2011). Soltanto riferendosi al biennio 2008-2010, si è rilevato un incremento del 30% nei consumi.

Nonostante i problemi di dipendenza da gioco d’azzardo siano conosciuti e trattati da decenni (nel 1980 la prima inclusione nel DSM-III; APA, 1980), nel nostro Paese solo negli ultimi anni sono saliti alla ribalta delle cronache e si è assistito ad un frettoloso, e tuttora incompleto, adeguamento da parte dei Servizi per le Dipendenze (SerD).

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Tutt’oggi, non sono state intraprese ricerche epidemiologiche su larga scala. Questa lacuna è stata in parte colmata dall’articolo di Bastiani e colleghi, (2013), che hanno rielaborato dati ottenuti dalla ricerca IPSAD-Italia 2007-08 (Italian Population Survey on Alcohol and Other Drugs) curata dal CNR. La ricerca consisteva in una serie di questionari (in forma anonima) inviati per posta ai soggetti appartenenti al campione, allo scopo di ottenere informazioni relative a dati socio-demografici, all‘utilizzo di droghe legali o illegali, e infine sui comportamenti di gioco d’azzardo.

Gioco d'Azzardo Patologico, la dipendenza invisibile. - Immagine: © Robbic - Fotolia.com
Articolo consigliato: Gioco d’Azzardo Patologico, la dipendenza invisibile.

In base ai risultati proviamo a delineare un identikit del giocatore d’azzardo patologico: è prevalentemente maschio (86.4%), vive nelle regioni centro-meridionali, ha un diploma di scuola media superiore, spesso fa abbondante uso di alcol (56.4% a rischio di alcolismo) e di tabacco (34.6% forti fumatori).

I ricercatori hanno stimato una prevalenza di problematiche da gioco d’azzardo nel 2.3% della popolazione giovane (15-24 anni) e del 2.2% della popolazione adulta (25-64 anni). Se consideriamo anche coloro che presentano problemi lievi (6.9% nei giovani vs 5.8% negli adulti) concludiamo che quasi un italiano su 10 ha qualche problema con il gioco.

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Nazione % Gioco problematico (adulti) % Gioco Patologico (adulti)
Canada (Huang & Boyer, 2007)

2.65%

1.92%

Germania (Sassen et al., 2011)

1.1%

0.3%

Italia (Bastiani et al., 2013)

5.8%

2.2%

Norvegia (Lund & Nordlund, 2003)

1.4%

 
Svizzera (Brodbeck, Duerrenberger & Znoj, 2009)

0.5%

0.2%

UK (Gambling Commission, 2010)

1.8%

0.7%

USA (Kessler et al., 2008)

2.3%

0.6%

Nonostante alcuni limiti dello studio, tra cui il basso tasso di risposta dei partecipanti e la mancanza di dati storici, in Italia le problematiche di gioco d’azzardo sembrano essere superiori rispetto ad altri paesi occidentali (vedi Tabella). Pur non potendo formulare una connessione causale, gli Autori puntano il dito sul sensibile sviluppo dell’industria del gioco, conseguentemente ad un decennio di cambiamenti nelle policy legislative: si è passati da un approccio strettamente contenitivo ad un approccio iper-liberalizzatorio.

 In particolare, in seguito al d.l. 39/2009 (il cosiddetto Decreto Abruzzo) si è allargata ulteriormente l’offerta di giochi, giustificandola come misura di solidarietà per le famiglie terremotate. Questo, secondo gli Autori, potrebbe avere avuto l’effetto di rinforzare l’idea che il gioco d’azzardo presenta aspetti di utilità sociale, favorendo sempre più lo sviluppo di una “cultura” del gioco d’azzardo.

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È risaputo che, tranne forse gli animali delle favole di La Fontaine, nessuno è mai stato bravo come gl’italiani nell’arte d’inventare nobili pretesti per eludere i propri doveri e fare i propri comodi (Fruttero & Lucentini, 1985).

Ma alla luce di questi dati, è necessario cominciare a mettere in discussione le policy sul gioco, nella speranza che non si arrivi ad una vera propria epidemia di gioco d’azzardo.

 

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GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO – DIPENDENZE – CRONACA & ATTUALITA’ – PSICOLOGIA SOCIALE 

 

 

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Andrea Ferrari
Andrea Ferrari

Psicologo Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale

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