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La paura dell’abbandono

La paura dell'abbandono è uno dei timori che spesso affligge gran parte dei nostri pazienti, il timore di rimanere soli, senza nessuno che possa prendersi cura dell'altro

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 06 Lug. 2012

Aggiornato il 26 Mar. 2015 17:17

La paura dell'abbandono. - Immagine: © deviantART Fotolia.com La paura dell’ abbandono è uno dei timori che spesso affligge gran parte dei nostri pazienti. Rappresenta una delle paure più grandi di cui soffrono molte persone e che crea diversi disagi nel momento in cui condiziona la vita affettiva e relazionale della persona.

 

In cosa consiste la paura dell’ abbandono?

Fondamentalmente, nel timore di rimanere soli, senza nessuno che possa prendersi cura dell’altro, Nell’affrontare in solitudine tutte le diverse prove alle quali la vita ci espone. Si manifesta con la costante e incessante paura di poter perdere la persona con cui si condivide la quotidianità, la persona amata e di conseguenza di rimanere privi di qualsiasi legame affettivo.

Queste persone vivono con la costante convinzione che la persona più cara possa lasciarli in qualsiasi momento. Sono talmente ossessionati da questa convinzione che si svegliano in piena notte in preda ad incubi in cui sognano di essere soli, vulnerabili e indifesi, esposti a qualunque rischio, visto che non c’è nessuno pronto a prendersi cura di loro. Il pensiero più profondo è rappresentato dall’estrema convinzione che passeranno la loro vita in totale solitudine. Questa convinzione si traduce e si manifesta nelle relazioni affettive, esasperando le manifestazioni emotive più semplici, mettendo in atto una serie di comportamenti che anziché portare all’avvicinamento della persona amata, inevitabilmente la allontanano. E’ come se si fossero incastrati in una trappola dalla quale non esiste via d’uscita.

 

Da cosa origina la paura dell’abbandono?

E’ necessario considerare i classici due fattori che da sempre determinano patologia: la biologia e l’ambiente relazionale in cui si sviluppa l’individuo. Nel caso in cui l’infanzia fosse stata caratterizzata da relazioni affettive sicure, in particolare con la propria madre, anche chi avesse una predisposizione biologica potrebbe non sviluppare la trappola dell’ abbandono.In caso contrario quando si cresce in ambienti instabili emotivamente e costellati da perdite o abbandoni, persino chi non mostra una predisposizione potrebbe sviluppare  questa paura.

Da cosa deriva la paura dell’abbandono? Da diversi fattori inerenti a perdite reali, come lutti, traslochi, divorzi, o presunti come immaginare l’interesse del proprio partner per un’altra persona, interpretare i comportamenti normali come abbandonici, etc. Qualsiasi situazione in cui si percepisce una reale o presunta interruzione del contatto emotivo potrebbe attivare la paura dell’ abbandono.

 

E’ possibile guarire dalla paura dell’abbandono?

Sicuramente è possibile familiarizzare e rendersi consapevole dell’esistenza di questa vulnerabilità. Considerando questo nucleo la parte di se stessi da salvaguardare e proteggere. Esistono diversi step che portano a prendere dimestichezza con questa paura:

– Fare un salto nel passato: E’ importante indagare quali sono le circostanze infantili che possano aver portato alla nascita della paura dell’ abbandono. Ricordare l’origine del proprio vissuto abbandonico, perdite, lutti, separazioni reali o emotive, aiuta a capire in che modo spiegare le odierne paure.

– Osservate gli attuali sentimenti di abbandono: diventare consapevoli dei sentimenti di abbandono attuali è importante, perché porta a riconoscere in quali situazioni si attiva questa paura per poi imparare a gestirla. Non si deve fugare l’emozione che deriva da questa situazione di paura, ma sforzarsi di conviverci, trascorrendo del  tempo nel modo che fa più paura, in maniera graduale e non immediata: stando soli con se stessi.

Spesso chi vive la paura dell’abbandono rifuggia la solitudine, per questo è prezioso imparare a sopportarla. Solo in un secondo momento si riuscirà anche ad apprezzarla.

– Cercare di evitare partner instabili o poco desiderosi di impegnarsi in una relazione, anche se suscitano attrazione. Solamente quando si ha una relazione equilibrata ci si può conoscere e imparare a mantenere la propria identità all’interno della relazioni. Se ci si concede interamente al proprio partner si rischia di perdere se stessi. Se si dà tutto all’altro, la sola idea di poterlo perdere appare una reale catastrofe. E’ importante imparare a non rinunciare alla propria identità all’interno di una relazione affettiva. Quindi, contrariamente a quello che si può pensare, essere in relazione con qualcuno non significa essere dediti all’altro in maniera totale, ma essere inclini a se stessi.

– Lasciate al vostro partner il proprio spazio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla gelosia, parente stretta della paura dell’abbandono, ma valutare le alternative alla gelosia vivendola come una manifestazione della paura stessa. Se esiste una buona relazione con un partner stabile e interessato alla vostra persona, non è necessario agire in modo esagerato ai piccoli problemi sul fronte affettivo, ma bisogna lasciarli scorrere senza controllarli. Esaminare le proprio risorse e creare delle alternative aiuta la coppia. Ma la cosa fondamentale da fare è imparare a stare bene da soli, con se stessi.

 

Convivere con la paura dell’abbandono

Lo scopo ultimo di tutto questo percorso è diventare consapevoli del proprio disagio facendo emergere emozioni, sentimenti, pensieri e riflessioni rielaborandoli in modo funzionale e visualizzando sempre una alternativa alla situazione temuta. Solo così facendo è possibile iniziare a costruire una parte di sé nascosta, definita dall’altro. Quando si è soli e si impara a convivere con questa paura, senza utilizzare comportamenti che possano evitare di affrontare la paura stessa, si diventa consapevoli di chi si è e di cosa si vuole dalla vita.

 

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