Federica Vannozzi.

Una volta esplicitata in seduta l’emozione provata durante il sogno, chiedo al paziente se negli ultimi giorni abbia provato la stessa emozione in fase di veglia per creare un ponte importante con la realtà. Se il paziente trova difficoltà, chiedo se la stessa emozione sia stata vissuta da piccolo o comunque in un tempo più remoto e in che circostanza.
Il mio paziente evitante, pochi giorni prima di affrontare un primo colloquio con lo psichiatra, sogna la sua prima seduta con lui “Ero seduto davanti al dottore, ad un tratto prende la mia mano come per rassicurarmi e improvvisamente comincia a stringerla fortissimo e a tirarla verso di lui. Il viso era diventato spaventoso”. Immediatamente dopo il racconto, affrontiamo il sogno con un ABC partendo dall’emozione chiaramente di paura. Ricollega immediatamente il sogno a sua madre soprattutto per la caratteristica spaventante dell’imprevedibilità del comportamento della donna (elemento in comune con il sogno). Trattandosi di un paziente evitante, è stato facile collegare il sogno anche alla sua enorme paura di affrontare una qualsiasi relazione (dunque non solo terapeutica) vissuta come fagocitante e pericolosa.
Altro esempio: un mio paziente aveva difficoltà ad immaginare cosa sarebbe successo se un giorno avesse perso il controllo in casa con i suoi familiari. Dopo un paio di sedute dedicate in parte a questo argomento, mi racconta il suo sogno “Sono in salotto, sollevo un posacenere, lo tiro e distruggo la vetrinetta con i soprammobili in cristallo di mia madre. Lei entra, prende un pezzo di vetro affilato e cerca di tagliarmi il braccio mentre il suo volto diventava mostruoso”. E’ evidente come il paziente abbia trovato la risposta alla mia domanda tramite questo sogno. Io stessa posso raccontare un sogno ricorrente negli anni: prima di ogni esame universitario sognavo di perdere i denti. Segue l’ABC: Emozione provata: vergogna, imbarazzo; Pensiero: “se mi vedono in questa condizione sprofonderò sotto terra. Non posso più sorridere”. Il passo seguente è stato quello di collegare l’emozione all’evento dell’esame insieme ad un B: “Ho paura di fare una figuraccia davanti al professore se non sapessi rispondere alle sue domande”.
Esistono inoltre dei sogni che rappresentano l’emozione sottoforma di una figura, di un’immagine, quasi fosse una “materializzazione” in toto delle emozioni. Riporto come esempio un sogno sempre fatto da me: “Sono nel buio, non c’è soffitto, non c’è pavimento, non c’è spazio. Davanti a me in penombra, c’è una donna con i capelli rossi ricci e arruffati fino alle spalle. Indossa un abito da clown giallo e rosso. E’ davanti a me immobile ad attendere un mio movimento perché non appena muovo un dito, mi graffia tutto il corpo per poi tornare immobile al aspettare senza mai svelare il viso”. Credo che questa figura inquietante racchiuda in sé tutte le caratteristiche dell’ansia: l’attesa, il controllo, l’ambiguità, l’imprevedibilità, il pericolo sempre pronto ad attaccare, la paura che immobilizza. Forse, analizzare il sogno concentrandosi sul contenuto emotivo, può essere utile soprattutto in pazienti alessitimici.